A cura di Cristina Trimarchi

Il meridione d’Italia è colmo di luoghi suggestivi e tra di essi spicca indubbiamente l’incantevole Castel del Monte nel comune di Andria, inconfondibile roccaforte della meravigliosa Puglia. Eretto nel Duecento per volontà di Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, è posto in cima ad una collina sull’altopiano delle Murge occidentali. Benché vi siano pareri discordanti a riguardo, la datazione della sua edificazione viene fatta risalire al 29 gennaio 1240, giorno dell’incarico al giustiziere di Capitanata Riccardo da Montefuscolo.

 

Castel del Monte. Immagine su licenza Wikimedia Commons

Taluni sostengono che in realtà sia stato l’imperatore in persona ad idearlo, ispirato dalla Cupola della Roccia che vide nel corso della sesta crociata a Gerusalemme, ma che la sua morte sopraggiunse prima che si concludesse la costruzione.
Il luogo prescelto era l’area della chiesa di Sancta Maria de Monte, non più esistente, sopra i resti di un’antecedente fortezza dapprima longobarda e in seguito normanna. Sorto con il nome di “Castello di Santa Maria del Monte”, mantenne questa denominazione sino all’epoca della regina di Napoli Giovanna I, per poi essere definito meramente “Castel del Monte” nel decreto del re Ferdinando d’Aragona (1463). Adoperato per feste di palazzo, ospitò i festeggiamenti nunziali di Violante e Riccardo Sanseverino, rispettivamente figlia di Federico e conte di Caserta. Un’altra insolita funzione della struttura fu quella carceraria, durante la giurisdizione di Carlo I.

 

Immagine tratta da Bisceglie24

Nel Cinquecento durante una spedizione francese nel Regno di Napoli venne bombardato (1528) e poi veduto (1552) per centomila ducati a Fabrizio Carafa, conte di Ruvo. Adibito a sede di villeggiatura, la famiglia Carafa vi inserì castellani, mulino e forno per una panetteria. Il Seicento fu invece un secolo di trascuratezza del sito: privato tra l’altro degli arredamenti marmorei attualmente rilevabili soltanto dietro ai capitelli, fu prigione e luogo di ricovero per pastori e briganti. Finalmente nel 1876 fu comperato alla cifra di venticinquemila sterline dal neonato Stato Italiano, il quale attuò operazioni di restauro nel corso degli anni seguenti. Un successivo restauro del 1928 eliminò il materiale di risulta esterno e gli elementi precari, ricreandoli per migliorarne l’aspetto. Tuttavia il degrado inarrestabile richiese ulteriori interventi nel 1975 e nel 1981.
Struttura a pianta ottagonale ove ogni spigolo ha innestata una torretta della medesima forma, ha il diametro di 56 metri e torri di 24 metri d’altezza. Figura intermedia tra il quadrato (simbolo della terra) ed il cerchio (simbolo del cielo infinito), indicherebbe il passaggio tra i due. È probabile che l’insolita forma mirasse anche a richiamare l’immagine di una corona, quindi ad enfatizzare il potere imperiale. L’area interna presenta stanze a forma di trapezio separate da muri che uniscono gli spigoli dell’ottagono interno con quelli dell’esterno corrispondenti alle torri; la copertura delle stanze avviene con la suddivisione dello spazio trapezoidale in un quadrato centrale coperto da una volta a crociera e in due triangoli laterali coperti da spicchi di volta a botte. Le volte a botte sebbene adiacenti sono indipendenti e nelle volte a crociera i costoloni dalla mera funzione decorativa presentano nella loro intersezione una chiave di volta differente per ciascuna stanza: decorazioni caratterizzate da creature mitologiche e da motivi vegetali tipici della tarda scultura sveva, unici segni permasti della ricca decorazione che un tempo adornava il castello. Le pareti sono costituite da due tipologie di finestre: monofore al primo piano (assenti nelle facciate con i portali) e bifore al secondo piano.

Suggestiva immagine di Castel del Monte dall’alto. Immagine Tratta Da Www.gocasteldelmonte.it

Per quanto concerne le torri, talune ospitavano soldati e falconieri, altre contenevano delle cisterne.
In alcune di esse le scale a chiocciola congiungono il piano inferiore con quello superiore, seguendo i gradini lapidei in senso antiorario illuminati da feritoie. Giunti al piano superiore si incontra un ambiente più elegante con costoloni maggiormente slanciati e bifore che illuminano le stanze, ad eccezione di una trifora rivolta in direzione di Andria. Si tratta di finestre molto curate, affiancate da gradini e sedili, divise da raffinate colonne ideate dall’architetto Vanvitelli.
L’ingresso principale si volge ad oriente, presenta due colonne scalanate ed un frontone cuspidale posto sopra un falso architrave; vi si accede mediante due rampe di scale poste ai lati dell’ingresso, riedificate nel 1928. L’ingresso secondario, posto nella parete opposta, è formato invece da un mero portale con arco a sesto acuto. Dall’interno, nel cortile, le mura appaiono compatte ed alleggerite soltanto da tre ingressi inferiori, altrettante porte finestre superiori ed archi ciechi. Assume così l’aspetto di un pozzo, simbolo di conoscenza secondo le credenze medievali. Si narra ci sia stata anche una fontana marmorea ottagonale al centro del cortile, benché si tratti di testimonianze vaghe.

Immagine su licenzia Wikimedia Commons

Il numero otto si ripete in diversi elementi del castello, quali la forma della costruzione esterna ed interna, le torri, l’originaria vasca interna, i fiori quadrifogli posti a sinistra ed in basso al portale d’accesso, le foglie sui capitelli delle colonne interne e sulle chiavi di volta. Elementi architettonici e scultorei mostrano influssi edilizi francesi e cistercensi. I principali materiali di cui l’edificio è costituito sono: il marmo bianco o con lievi striature, un tempo presente nell’arredo e nelle decorazioni, ora permane soltanto in qualche decorazione; la pietra calcarea, dal colore bianco o rosato (in relazione al momento della giornata in cui lo si considera), costituisce la struttura architettonica e talune decorazioni; la breccia corallina, che ravvivava col suo colore l’edificio, ancor più in passato poiché che ne rivestiva tutti gli ambienti.
Per quanto riguarda la funzione assunta dalla sua particolare struttura, sintesi di nozioni
matematiche ed astronomiche, si suppone che fungesse da tempio del sapere per studiare le scienze
e che le sue stanze fossero state ideate per essere fruite seguendo un itinerario obbligato secondo criteri astronomici. L’edificio è colmo di simboli astrologici e la sua collocazione fa sì che durante il solstizio e l’equinozio le ombre seguano una direzione ben precisa lungo le pareti. Inoltre due volte l’anno, esattamente l’8 aprile e l’8 ottobre, un raggio solare attraversa la finestra volta al cortile illuminando un muro ove un tempo vi era un bassorilievo. Divergenti ipotesi la vedono invece sede di un centro benessere finalizzato al cura del corpo, in quanto vi sono numerosi sistemi di raccolta, conservazione e canalizzazione delle acque, nonché le stanze da bagno più vetuste della storia.

Un’ulteriore curiosità è rappresentata dall’uso del castello per l’ambientazione del gioco
virtuale “Forge of Empires” e della pellicola “Tale of Tales”.
Tra i monumenti più visitati d’Italia, venne dichiarato membro dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 1996 in qualità di prototipo di architettura medievale, in virtù delle sue forme rigorosamente matematiche ed astronomiche, nonché in relazione all’armoniosa congiunzione di elementi culturali nordeuropei, islamici ed appartenenti all’antichità classica. Inoltre fu oggetto di una puntata del noto documentario di Alberto Angela “Ulisse”, confermando il successo di pubblico e l’attenzione verso questo sito estremamente affascinante.

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Cristina Trimarchi

Laurea magistrale in Teorie e tecnologie della comunicazione e laurea triennale in Scienze della comunicazione, ambedue con votazione 110/110 e lode presso l’Università degli studi di Messina. Attualmente frequenta il master in Comunicazione estetica e museale presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. È altresì iscritta ai corsi di pittura e scultura presso l’Accademia di belle arti di Reggio Calabria. Ha seguito il MOOC “Modern Art & Ideas” promosso dal Museum of Modern Art di New York. Ha frequentato l’Horcynus Summer School 2016 in “Conservazione e restauro delle opere d’arte contemporanee” organizzato dalla Scuola Euro-Mediterranea di Economia etica, di bellezza e di pace in collaborazione con l’Università degli studi di Messina e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.Attestato di merito da parte dell’Università degli studi di Messina giorno 25/07/2007. Ha altresì frequentato il corso di ceramica “La ceramica nella preistoria. Il suo ruolo nell’antichità e la produzione dei giorni nostri” presso l’istituto magistrale statale Emilio Ainis. Da sempre affascinata dalle tematiche artistiche, ha deciso di studiarle dal punto di vista teorico e pratico.

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