Seppur a ridosso del Natale, Pompei non smette di lavorare e restituisce alla fruizione altri splendidi gioielli. Alla presenza del Premier Gentiloni e del Ministro Franceschini, viene riaperta dopo 12 anni la Casa dei Vettii.
L’operazione si inserisce nel piano di messa in sicurezza della Regio VI, un’area estesa per 80.000 mq e composta da 17 Insulae che si sviluppa nel settore nord-occidentale della città antica.
Tra i lavori effettuati nell’area, la riqualificazione di una porzione di terreno che ha affrontato un deterioramento plurisecolare, in una zona sostanzialmente chiusa al pubblico da anni ma seriamente interessata da eventi catastrofici, sia di origine naturale come i terremoti, sia di carattere antropico. Non dimentichiamo i seri danni che Pompei subì a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Gli interventi messi in atto, tutti programmati nel Grande Progetto Pompei, hanno permesso così la riapertura non solo della splendida domus dei Vettii, ma anche della Casa dell’Adone ferito, così chiamata per la megalografia con Adone morente soccorso da Afrodite e circondato da Amorini. Al progetto di restauro ha partecipato anche Alberto Angela che ha donato i proventi della vendita del suo libro “I tre giorni di Pompei” e il cui contributo è stato fondamentale anche per il recupero di un’altra pregevole pittura della casa: la “toletta dell’Ermafrodito”.
Alla fruizione ritornano ancora la Casa dell’Ancora, così chiamata perché proprio un’ancora compare su uno dei mosaici del vestibolo e la casa detta del Labirinto, dal soggetto del mosaico di uno degli ambienti che si apre sul peristilio.
Ma sicuramente l’apertura più attesa è quella della Casa dei Vettii, come accennato prima, chiusa da 12 anni e gioiello di Pompei per opulenza e grandiosità. La domus era di proprietà di Aulus Vettius Restitutus e Conviva, ex schiavi (liberti), arricchitisi grazie al commercio. Avevano posto la loro casa sotto la protezione del dio Priapo, il dio dal grande fallo eretto, simbolo di prosperità e abbondanza, raffigurato a destra della porta d’ingresso ed effigiato ulteriormente in marmo in una statua posta in giardino, poi spostata forse per lavori di ristrutturazione e accantonata in uno degli ambienti della casa.
Per mostrare ulteriormente la ricchezza ottenuta, i fratelli avevano posto ai lati dell’atrio due casseforti bronzee, una delle quali, dopo attenti lavori di restauro, torna nella sua collocazione originaria visibile a tutti sia in antichità che oggi, e rispettando sostanzialmente il messaggio che volevano passasse: la loro ricchezza.
In questo periodo difficile e di incertezza, sarà forse la bellezza della storia di una città splendida come Pompei a riscaldare un po’ i nostri cuori?