Il Complesso dei Riti Magici è da tempo avvolto dal mistero, dal momento che tanti sono gli interrogativi che gli archeologi si sono posti, ma poche le risposte e le conferme. Comunque, le interpretazioni ruotano tutte attorno alla sfera del magico: forse la casa di una sibilla, oppure una casa-tempio dedicata al culto di un dio legato a pratiche di magia, o ancora la sede di chi si occupava di pratiche occulte.

Nella più recente campagna di scavo, conclusasi proprio nel 2022, portata avanti dalla Dott.ssa Anna Anguissola del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, dal Dott. Riccardo Olivito della Research Unit LYNX della IMT School e dal Dott. Alberto Martin Esquivel dell’Università di Salamanca, sono emersi nuovi reperti che aprono una serie di nuove questioni. Si tratta infatti di monete tagliate o bucate volontariamente, probabilmente legate allo svolgimento di un rituale magico, e piccoli vasi sepolti nel terreno durante una cerimonia sacrificale, come testimoniano i resti di frustoli di carbone e di cibo, probabilmente un pasto rituale.

Una delle monete bucate rivenute durante lo scavo, ph. Stilearte.

Nelle precedenti campagne di scavo erano stati rinvenuti interessanti oggetti magici, come le famosissime “mani magiche” di bronzo dedicate al dio Sabazio, una divinità di origine frigia o tracica, importata dai Greci e arrivata fino a Pompei. Riconosciuto come dio della vegetazione, i Greci lo consideravano come Zeus o Dioniso, mentre le rappresentazioni che arrivano dal mondo romano lo mostrano a cavallo, con in mano il bastone del potere. Accanto a queste mani in bronzo furono rinvenuti due vasi in terracotta raffiguranti lucertole, serpenti, testuggini, grappoli d’uva e pane che alludevano alle divinità agrarie e alle forze della natura.

Una mano magica in bronzo raffigurante il dio Sabazio, ph. Stilearte.

Certamente un culto legato alla terra, alla natura, con elementi misterici e magici, per questo motivo condannato. Questa situazione porterebbe quindi ad ipotizzare che gli adepti dovessero riunirsi in luoghi segreti, proprio per non essere scoperti. In effetti, il Complesso dei Riti Magici presenta una struttura molto particolare, che difficilmente può essere considerata una semplice domus: vi sono tre aree aperte sulle quali si aprono diverse piccole stanze, in una delle quali, vicino all’ingresso, vi è una sala destinata agli incontri e ai banchetti propiziatori; inoltre, nel cortile vi era un’ara alle cui spalle si apriva l’esedra destinata a riti magici.

I più recenti studi dimostrano che il Complesso ha avuto un utilizzo legato all’ambito della magia a partire dal 62 d.C., fino alla sua distruzione nel 79 d.C., e che si costruisce su un’area occupata da domus più piccole tra il III e il II sec a.C., poi accorpate in modo da formare un’abitazione più grande.

Gli archeologi della missione di scavo, ph. Stilearte.
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Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

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