Delfi, sito alle pendici del monte Parnaso, nella Focide, ospitava uno dei più grandi e importanti santuari panellenici, ovvero quello dedicato al dio Apollo. Famosissimo per il suo oracolo e la sua profetessa, la Pizia, era il vero e proprio omfalòs della Grecia antica – ovvero il centro del mondo antico. Il santuario è stato utilizzato almeno fino alla proibizione dei culti pagani, nel IV secolo d.C., tuttavia, a differenza di quanto si pensasse, non va incontro ad un inesorabile declino, ma al contrario si sviluppa notevolmente come centro cristiano.

Tale situazione ha incontrato lo stupore degli archeologi: “Pensavamo di conoscere la città abbastanza bene dall’inizio dell’era bizantina, ma ciò che i nostri ultimi scavi hanno dimostrato è che in realtà era molto, molto più grande di quanto avessimo stimato fino a quel momento”, spiega a Figaro l’archeologo e docente a Parigi VIII Nicolas Kyriakidis, direttore dello scavo delle fortificazioni di Delfi. Infatti, a partire dal 2017, sono stati scoperti due quartieri di questa fiorente città ad ovest dei suoi limiti fino ad allora considerati e la cosa ancora più sorprendente è che questi resti si trovavano appena cinque centimetri sopra la superficie.

“Eravamo andati a studiare un piccolo forte del periodo classico del IV secolo a.C., nella periferia tecnica di Delfi, che solo poco sapevamo era stata rioccupata in modo molto limitato in epoca tardoantica. Ma quello che abbiamo scoperto è che non era un piccolo forte, ma una fortezza. E altro ancora.” ricorda Nicolas Kyriakidis. Attorno a questi resti hanno trovato necropoli e numerosi settori residenziali, con linee fortificate che si estendono per più di 500m, con tre torri e due porte. Le fortificazioni e i quartieri residenziali sono stati datati alla fine dell’occupazione cristiana di Delfi, ovvero al VII secolo d.C.

Una torre e un tratto di bastione scoperti sopra lo stadio di Delfi, ph. Ministero della Cultura greco-Scuola francese di Atene-Missione fortificazioni di Delfi, K. Roberto

Questo sviluppo urbano sarebbe la prova tangibile di una tarda prosperità di Delfi, inoltre alcune case scavate possono essere attribuite ad un’élite locale, come testimoniano anche i frammenti di un polycandelon, studiati dall’archeologo Platon Pétridis, professore all’Università di Atene. Si tratta infatti di un lampadario di vetro non molto comune, che denota anzi una certa ricchezza.

Quest’anno si è conclusa una prima fase di scavi programmati nell’arco di cinque anni, che ha aperto la strada a nuove pubblicazioni e ha fatto luce su alcune questioni, come lo sviluppo urbano della sito durante l’epoca romana. Fino ad ora è emerso che la città sopravvisse alla fine del paganesimo e l’egida dell’Impero Romano d’Oriente favorì la prosperità del sito che venne abbandonato solo attorno al 610/620 d.C.

Luglio 2021, gli archeologi prima dell’inizio di una giornata di scavo, ph. Ministero della Cultura greco-Scuola francese di Atene-Missione fortificazioni di Delfi-K. Roberto
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