Mi è capitato tra le mani un libro dalla copertina variopinta e disseminata di colorati segni geroglifici.
L’autrice è un’egittologa e l’idea di trovarmi di fronte l’ennesimo libro che pretende di insegnare in poche pagine una delle scritture antiche più complesse, mi aveva quasi dissuaso dal farne una recensione.
Poi sfogliandolo ho notato che l’autrice dedica il libro alla sua gatta e questo mi è piaciuto molto e appena oltre un avviso: “Per leggere i geroglifici servono anni di studio e di duro lavoro sui testi”, e un consiglio: “…se vi dovesse capitare di incontrare un antico egizio…non cercate di parlargli nella sua lingua. Non capirebbe nulla…scrivetegli!”. Inizio a leggere.
Le circa duecento pagine suddivise in nove capitoli scorrono piacevolmente in un viaggio che va a toccare gli innumerevoli aspetti dell’antica civiltà egizia, avendo come “navigatore” proprio la scrittura geroglifica.
Un viaggio affascinante che non vuole spiegare come funzionano i geroglifici, ma piuttosto raccontare la loro storia e la loro azione negli ambiti religiosi, nella vita quotidiana, nel modo con cui il popolo egizio si approcciava ai sentimenti, alla vita, alla morte. Non mancano tuttavia pillole di grammatica ben distribuite lungo il testo, necessarie a chiarire alcuni passaggi e per fornire al lettore la possibilità e il piacere di leggere alcune tra le parole più comuni, i nomi dei sovrani e alcune brevi frasi tra le più utilizzate sui monumenti egizi che ci sono pervenuti.
“Il segno immortale” è dunque un testo che consente non solo di scoprire la storia di una scrittura famosissima quanto complessa invogliando il lettore ad approfondimenti specifici, ma anche un corpus di informazioni storiche, religiose e di costume in grado di tratteggiare un’esaustiva panoramica sulla civiltà egizia.
Consigliato vivamente a chi è curioso e a chi cerca fonti attendibili su una materia che vanta fin troppi tentativi di depistaggio culturale, nella speranza che le molte informazioni contenute tra le pagine di questo testo “istruiscano” il lettore come accadde circa 4000 anni fa a Pepi, ascoltando gli insegnamenti di suo padre Khety: “Farò che tu ami i libri più che tua madre; ti metterò davanti agli occhi la loro bellezza”.
L’autrice è Barbara Faenza, laureata in egittologia, che ha svolto attività di ricerca presso l’Università degli studi di Bologna, perfezionandosi poi in Didattica museale.
La casa editrice è Ponte alle Grazie
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