Percorrendo per 18 Km la strada provinciale 95 che da Cerignola porta a Candela si raggiunge Borgo Libertà.
In origine questo territorio era di pertinenza dell’area comunale di Ascoli Satriano, passato durante il Ventennio alle competenze di Cerignola.
È un luogo che prima non esisteva, nato all’indomani della Grande Guerra, all’interno di quella miriade di riforme con cui il nostro Paese affrontò l’enorme sforzo della ricostruzione post-bellica, posizionato all’incrocio tra due strade che un tempo venivano percorse ai ritmi lenti della transumanza.
Quello che invece esiste in quell’agro cerignolese almeno fin dal XIII secolo è il complesso di Torre Alemanna, con i suoi 4500 mq e la torre che lo caratterizza, che svetta intorno ai 24 metri di altezza.
Artefici di quest’opera i Cavalieri Teutonici che ricevettero in dono – o secondo altre fonti acquistarono – quelle terre da Federico II di Svevia.
L’Ordo Fratrum Domus Hospitalis Sanctae Mariae Teutonicorum in Jerusalem nacque in Terrasanta nel 1191 durante la Terza Crociata, nota anche come la Crociata dei Re, con il preciso compito di aiutare i pellegrini durante il loro lungo e pericoloso viaggio verso i luoghi di Gesù. Ed anche Torre Alemanna divenne per lo più un centro di assistenza per i devoti pellegrini che volevano recarsi in Terra Santa, oltre a provvedere al mantenimento di diversi baliati pugliesi.
Nel corso dei secoli, pur mantenendo costante l’aspetto generale della sua inconfondibile mole, Torre Alemanna ha subito numerosi interventi di modifica, taluni dettati dalle mutate condizioni d’uso, altri da esigenze strutturali divenute necessarie a seguito degli eventi sismici frequenti in questa zona della Penisola.
Un’intrigante “stratigrafia delle pietre” è ancora visibile e mostra una serie di finestre murate, archi di scarico chiusi, fori per travature da solaio e altri elementi architettonici con ampio riuso di materiali già in loco in precedenza; tutto ciò indica chiaramente una serie di cambiamenti importanti e strutturali, con modifiche profonde che non hanno tenuto conto neppure di ciò che si andava distruggendo od occultando.
Con la morte del Gran Maestro Stefano Grube, avvenuta nel 1483, l’intera area venne concessa ad una serie di abati commendatari nominati direttamente dal Pontefice, che la amministravano attraverso dei procuratori. Ciascuno di questi cardinali operò delle modifiche o delle aggiunte, come ad esempio il cardinale Nicola Cattani da Sermoneta che costruì il Palazzo dell’Abate e la chiesa di Santa Maria dei Teutonici, oggi Chiesa del Sacro Cuore.
O come il cardinale Pasquale Acquaviva d’Aragona, l’ultimo degli abati commendatari, che nel 1750 dovette intraprendere importanti opere di consolidamento a seguito del devastante sisma del marzo del 1731, a causa del quale molti edifici andarono completamente distrutti e più di 2000 persone persero la vita.
Pochi anni dopo il feudo di Torre Alemanna diventa di proprietà demaniale, per essere successivamente venduto a dei privati (1865) e tornare ancora di proprietà dello Stato.
L’imponente struttura arrivò in buono stato di conservazione fino alla prima metà del Novecento quando, come già detto, diventò oggetto delle riforme dell’ultimo dopoguerra.
L’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania, che poi si trasformò nell’Ente Regionale di Sviluppo della Puglia, creò un nuovo borgo senza tenere conto dell’estensione dell’area archeologica, demolendo in alcuni casi strutture antiche ed insistendo con nuove abitazioni nel perimetro della masseria.
Tra spazi stravolti per ospitare cinema e circolo ricreativo e parti di antichi fabbricati abbattute per far posto a nuove case e nuove strade, anche il corpo centrale della struttura – ovvero la torre – subì un violento cambiamento di destinazione d’uso. Inserita al suo interno una struttura metallica, vi furono collocati 16 serbatoi d’acqua da un 1 mc ciascuno. Le pesanti e invadenti strutture metalliche contribuirono al formarsi di lesioni nelle facciate, mentre le infiltrazioni d’acqua dovute ai serbatoi portarono ad un progressivo degrado degli affreschi che adornavano il coro sottostante.
Finalmente nella seconda metà degli anni Settanta iniziano le prime denunce da parte delle associazioni culturali, che pubblicarono articoli di protesta su varie testate giornalistiche e nel 1983 Torre Alemanna diventa un bene archeologico posto sotto la tutela dello Stato.
Da questo momento parte un lunghissimo iter tecnico amministrativo che poterà l’intera area ad un totale recupero conservativo – integrato da opportune indagini e scavi archeologici – che durerà decenni, riportando lentamente questo luogo ad essere il centro propulsore di quell’ampia area agricola, riconsegnato a un territorio avido di attività culturali e sociali.
(Il video qua sotto riguarda l’iniziativa “Ritorno alla Torre” organizzata dall’Associazione Frequenze ed altri parter che trovate più avanti nel poster Il video è stato preso dalla pagina Facebook di Torre Alemanna).
Una prospettiva diversa della Rievocazione Storica a Torre Alemanna, che vista dall'alto è ancor più suggestiva.#ritornoallatorre #torrealemanna #weareinpuglia Rino Pezzano Imperiales Friderici II Frequenze Sartoria Shangrillà. Impuratus Ass.Storico-Culturale Bitonto Assessorato alla Cultura, Teatro e Pubblica Istruzione Debora Di Nauta Teatro della PolvereRegione PugliaPiiiL Cultura PugliaFranco MettaMusica è
Geplaatst door Torre Alemanna op Donderdag 19 september 2019
Nasce così il Museo di Torre Alemanna che raccoglie al suo interno tre complessi che si affacciano sul medesimo piazzale aperto, che già un tempo aveva tale funzione nella gestione della masseria.
Il più importante è probabilmente il Nucleo Centrale formato dalla Torre e dalla chiesa del Duecento su cui essa fu costruita, il Palazzo dell’Abate – che ospita la collezione di ceramiche ritrovate in situ – e una serie di ambienti che un tempo erano adibiti ad abitazioni e stalle, oggi riconvertiti in spazi espositivi e polifunzionali come aule didattiche e sala conferenze.
Il Corpo Sud che corre longitudinalmente e presenta una serie di ambienti ad accesso indipendente, un tempo occupato dalla taverna e dalla panetteria e che oggi ospita gli uffici e locali tecnici.
La Chiesa del Sacro Cuore realizzata nel Cinquecento da Nicola Cattani e oggi inserita nella diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, che svolge ancora le sue funzioni liturgiche a servizio di un’ampia zona, che va ben oltre la borgata.
Non mi preme in questa sede raccontare cosa è possibile vedere all’interno del Museo di Torre Alemanna, che vi invito caldamente ad inserire nel vostro itinerario di viaggio pugliese (e qualche foto comunque ne dà conto anche in questo scritto), ma piuttosto concludere questo articolo raccontando di buone pratiche e di gestione intelligente di un bene pubblico.
Il termine dei lavori di recupero di Torre Alemanna ha ridato vita ad un nuovo elemento del patrimonio comune divenuto museo.
Tuttavia, il museo non può essere inteso come fine a stesso, statico testimone di un passato più o meno recente con l’unico scopo di raccontare sé stesso a dei passivi visitatori. Il “bene comune” diventa autoreferenziale e perde la sua funzione di portatore di cultura, di catalizzatore di eventi e per questo non va più inteso come un’isola in mezzo ad un territorio indistinto da cui esso prescinde.
Patrimonio, territorio, paesaggio e coloro che quel territorio lo abitano non possono essere realtà scisse tra loro, ma semmai considerate come un unico attore in grado di mettere in scena lo spettacolo della storia passata, di quella presente ed alzare gli occhi per guardare in avanti, verso il futuro. E allora il monumento, il patrimonio comune, pur con ambienti che possono aver cambiato la loro destinazione d’uso, diventa complemento d’arredo del tessuto sociale, al servizio di tutti e da tutti servito, con passato presente e futuro che si incrociano proprio in quel punto, come quei tratturi antichi portatori di ricchezze e di genti che avevano da insegnare e da imparare allo stesso tempo.
È questo che ho visto visitando più volte Torre Alemanna grazie ai press tour organizzati dall’associazione Frequenze. Ed è quello che ho continuato a vedere seguendo le attività che hanno coinvolto il museo, il territorio e le persone. In particolar modo i bambini che hanno potuto passare in più occasioni un’intera notte nella torre svolgendo delle attività mirate, addormentandosi col respiro delle vecchie pietre e magari svegliandosi per uno scricchiolio sinistro!
I bambini di oggi saranno gli amministratori di domani e farli vivere a stretto contatto con il patrimonio che gli appartiene, rappresenta certamente un ottimo antidoto contro la devastante superficialità che talvolta si incontra attraversando il nostro Bel Paese.
In ultima sintesi le dinamiche dello sviluppo passano attraverso il coinvolgimento di tutti gli elementi in campo, con una visione allargata di ciò che è “patrimonio” oltre il patrimonio stesso; e questo è importante soprattutto in quelle aree interessate dal lavoro stagionale e dal grande transito di merci, ma con una stanzialità ridotta, per riuscire a ritrovare quella “coscienza di luogo” che crea identità e può rappresentare un’attrattiva anche per luoghi lontani.
Com’è sempre stato, come dovrebbe essere e come ci auguriamo che presto sarà.