Nuove scoperte per Londinium: un mosaico di epoca romana

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Nel cuore di Londra, a pochi metri dalla Tate Gallery, dal London Bridge, e dal Borough Market è stato rinvenuto dagli archeologi del MOLA (Museum of London Archaeology) un mosaico di epoca romana. La scoperta, avvenuta un mese fa, è di straordinaria importanza essendo questo il più grande mosaico rinvenuto a Londra da circa un secolo e mezzo. Gli scavi ivi condotti, nel contesto della riorganizzazione dell’area con destinazione giovanile, hanno portato alla luce un mosaico che va datato tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C. ma vi sono tracce musive precedenti, a riprova che l’ambiente di ritrovamento ha subito altri rimaneggiamenti.

Crediti: Museum of London Archaeology

Il mosaico si compone di due pannelli finemente decorati con grandi fiori colorati e fasce di fili intrecciati, fiori di loto, elementi geometrici e il cosiddetto nodo di Salomone. La tipologia del mosaico, così rara nei territori dell’antica Britannia, ha fatto ipotizzare che l’ambiente in cui il mosaico è stato rinvenuto fosse un triclinium, ovvero una sala destinata al consumo dei pasti e allo svolgimento del convivio tipica delle dimore signorili romane. Gli archeologi presumono che la camera dovesse far parte di una mansio, ovvero una stazione di posta gestita dal governo centrale dell’impero e localizzata lungo la strada romana.

Crediti: Museum of London Archaeology

Lo scopo della mansio era quella di ospitare dignitari, ufficiali o emissari imperiali. I romani iniziarono la conquista sistematica della Britanni a partire dal regno dall’imperatore Claudio nel 43 d.C., sebbene già Giulio Cesare aveva tentato una prima conquista nel 54 a.C. Londinium, fondata nel 43 d.C. o più probabilmente nel 47 d.C. come testimonia il rinvenimento di una strada romana , divenne un importante centro commerciale romano.

Non è improbabile che questa scoperta sia solo la prima di tante che si presagiscono: si ipotizza, infatti, un grande complesso abitativo realizzato intorno ad un cortile centrale.

Crediti: Museum of London Archaeology
Crediti: Museum of London Archaeology
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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