Ancora una volta, il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci restituisce alla comunità un pezzo della sua storia etrusca.
Nella Necropoli dell’Osteria è stata portata alla luce una tomba a camera intatta femminile di VII sec. a.C. Ad aprile era stata rinvenuta un’altra tomba femminile inviolata risalente al VI sec. a.C. (qui il nostro articolo).
Il ritrovamento è particolarmente importante proprio perché la sepoltura è integra. In questo modo è possibile continuare ad approfondire sia i dati archeologici relativi ai costumi funerari etruschi, sia quelli antropologici che restituiscono patrimonio genetico, usanze alimentari, malattie, e abitudini della società antica. Gli scavi sono condotti dalla Fondazione Vulci, il cui direttore scientifico è Carlo Casi, e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, nella figura del Funzionario Responsabile Simona Carosi.
Tra i manufatti del corredo, sono presenti oggetti di tipo personale, come fermatrecce in bronzo, un anello in argento, un pendaglio e diverse fibule. I pezzi ceramici sono invece composti da balsamari probabilmente in ceramica etrusco corinzia, vasellame in bucchero, atto alla mescita e al consumo del vino, contenitori ad impasto per uso alimentare, e una piccola olla cineraria con coperchio in bronzo. Sono presenti ossa umane e animali. Le prime fanno pensare che la sepoltura fosse condivisa sia da un corpo inumato che da uno incinerato.
I fotogrammi, elaborati da Chiara Lombardi per MediterraneoAntico, provengono dalle telecamere del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci presenti al momento dell’apertura della sepoltura.