© Parco Archeologico di Ostia Antica, modificato da Chiara Lombardi per MediterraneoAntico

Nella seconda campagna di scavi del progetto Ostia Post Scriptum, progetto di ricerca del Parco Archeologico di Ostia antica e dell’Università di Catania, giunta ormai al termine, gli archeologi hanno portato alla luce un ambiente absidato all’interno di una domus romana tardoantica.

Il vano absidato visto dall’esterno. © Parco Archeologico di Ostia Antica

La domus, datata tra il III e il V sec. d.C., è stata scoperta a settembre dello scorso anno e si colloca nella zona definita “Area A”, alle spalle della Domus di Apuleio e dell’area dei Quattro Tempietti.

La domus romana tardoantica prima della campagna di scavi 2023. © Parco Archeologico di Ostia Antica

Gli scavi di quest’anno hanno continuato ad indagare la domus tardoantica in due saggi di approfondimento, uno esterno e uno interno, mettendo in evidenza un vano absidato intonacato, al cui interno si trovano una scala ben conservata e una nicchia.

Lo scavo della scala da parte degli archeologi. © Parco Archeologico di Ostia Antica

Ai lati della nicchia vi sono due colonnine, mentre la parete di fondo è abbellita con conchiglie e intonaco azzurro. Per motivi strutturali, purtroppo, gli archeologi del progetto Ostia Post Scriptum non possono continuare ad indagare l’ambiente. Non si può, dunque, definire con certezza lo scopo di questa nicchia.

La nicchia con colonne e decorazioni con conchiglie e intonaco azzurro. © Parco Archeologico di Ostia Antica

Le ipotesi vertono tra un larario, luogo sacro deputato al culto domestico nelle abitazioni romane, e un ninfeo, “luogo d’acqua”, presente in aree pubbliche e private, solitamente con decorazioni musive, conchiglie e ciottoli che richiamavano il mare e le fonti d’acqua, dove si sostava e ci si intratteneva.

Oltre al vano absidato, è stato portato alla luce un piccolo ambiente con forno semicircolare.

Fonte: Parco Archeologico di Ostia Antica

Larario della Casa dei Vettii (Pompei VI, 15-1), ph. Chiara Lombardi
Ninfeo delle Terme Suburbane (Pompei VII, 16), ph. Chiara Lombardi
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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