Il Dott. Lorenzo Nigro, docente all’Università La Sapienza di Roma, ha recentemente pubblicato i suoi studi e la sua nuova interpretazione del fenicio Kothon di Mozia, nella Sicilia occidentale, considerato fin dal suo rinvenimento nel 1906 come un porto artificiale. Secondo Nigro si tratterebbe invece di un grande bacino artificiale realizzato in onore di Baal e in uso tra l’VIII e il V secolo a.C.

Il termine kothon indica un contenitore per bere in argilla o metallo dalla bocca tonda, ma è stato utilizzato anche per indicare il gigantesco porto artificiale a forma di anello di Cartagine. Joseph Whitaker, che trovò e identificò il bacino siciliano, ha pensato di avervi trovato una somiglianza e ha così deciso di chiamarlo Kothon di Mozia.

Dopo le prime ricerche del 2014, Nigro si rese conto che il bacino svolgeva probabilmente un ruolo astronomico e religioso, dal momento che si trovava al centro di un complesso religioso con tre templi, circondato da una cinta muraria circolare databile al periodo che va dal 550 al 397/396 a.C. In questo modo, quindi, non si tratterebbe di un porto artificiale, ma di una vasca utilizzata per l’osservazione dei fenomeni celesti, considerando anche che templi, nicchie architettoniche, stele e altri elementi all’interno del complesso erano orientati verso stelle nascenti e tramontanti e costellazioni di significato pratico e simbolico.

Veduta aerea dell’area sacra del ‘Kothon’ nell’isola di Mozia, con le principali strutture indagate dall’Università ‘La Sapienza’ di Roma, ph. Università La Sapienza di Roma

Tra il 2002 e il 2021 sono stati effettuati una serie di scavi che hanno portato al rinvenimento del Tempio di Baal (in uso tra l’800 e il 397/396 a.C.) e il muro del temenos, per questo motivo il team di Nigro ha deciso di riprendere gli studi anche sul bacino, scoprendo così che era alimentato da tre sorgenti sotterranee di acqua dolce. Inoltre, ulteriori indagini hanno messo in luce un secondo tempio, dedicato alla dea siro-fenicia Astarte e un terzo edificio sul lato occidentale denominato “Santuario delle Acque Sante”.

La parete sud del Kothon, ph. Università La Sapienza di Roma

Nigro ritiene che alcune stele siano state posizionate all’interno del temenos per contrassegnare il sorgere, lo zenit o il tramonto delle stelle sull’orizzonte, grazie a una ricostruzione archeoastronomica del cielo notturno intorno al 550 a.C. Pensa anche che al centro del bacino ci fosse una statua dedicata al dio Baal, di cui sono stati rinvenuti nell’angolo sud-est della vasca un piede scolpito su un blocco di pietra e un’inscrizione greca dedicatoria. Baal era considerato il re degli dei, dio delle stagioni e della tempesta, della fertilità e degli agenti atmosferici.

Tali evidenze, quindi, portano a considerare Mozia come un sito abbastanza diverso dalla nascente potenza fenicia occidentale di Cartagine. Rimase un fiorente porto franco e sviluppò un atteggiamento di apertura e interesse soprattutto verso la Grecia e le città greche della Sicilia. La delusione di Cartagine per questo atteggiamento, tuttavia, fu causa di un ritardo negli aiuti per Mozia, quando il tiranno Siracusa Dionisio pose la città sotto assedio e poi la distrusse nel 397–396 a.C.

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Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

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