Luglio da incorniciare per il Museo Archeologico di Napoli

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Oltre al ritorno di Zeus in trono, il museo ha festeggiato i nuovi ambienti del Dipartimento di Restauro e il recupero del giardino della Vanella, vero collegamento spontaneo con la città

Si è appena chiuso un luglio da incorniciare per il Museo Archeologico di Napoli (MANN) che, oltre al ritorno a casa della statua c.d. di Zeus in trono (restituita spontaneamente al nostro Paese dal Getty Museum di Los Angeles), ha visto anche l’inaugurazione di 4 nuovi attrezzati Laboratori di Restauro che vanno ad arricchire il già importante dipartimento specialistico, collocati nel cosiddetto Braccio Nuovo – di cui si sono conclusi i lavori strutturali e il primo lotto funzionale – e la realizzazione del primo stralcio del progetto di recupero del Giardino della Vanella.

Soddisfazione esprime il direttore del MANN, Paolo Giulierini: «Il ritorno della statua di Zeus è una conferma del successo dell’azione dell’Italia, fortemente impegnata con tutte le sue Istituzioni nel recupero e nella conservazione del nostro patrimonio; il fatto che congiuntamente al Museo Archeologico di Napoli s’inauguri un ampliamento così importante del Dipartimento del restauro e un edifico che presto sarà funzionale a rendere l’accoglienza e i servizi museali ai più alti standard europei, conferma che le priorità per noi sono la ricerca, la conservazione e la fruizione delle opere, come testimonianza di civiltà e di rispetto, per i napoletani che già amano questo museo e per i tanti visitatori di tutto il mondo».

Del ritorno di Zeus in trono si è già detto e scritto tanto, soprattutto per la collaborazione che il Getty Museum di Los Angeles da tempo ha avviato con l’Italia, in modo particolare sul delicato tema dei reperti archeologici trafugati. Sono state infatti le informazioni raccolte con le indagini, fornite al Getty Museum dalle autorità italiane e corroborate dalla recente scoperta di un frammento della statua (alta 74 cm. e risalente al 100 a.C.), a motivare la decisione di restituzione da parte del museo americano che, da tempo con grande sensibilità, sta collaborando con l’Italia per far chiarezza sulle provenienze di alcune opere entrate nelle sue collezioni. D’altra parte il Getty Museum di Los Angeles ha di recente rinnovato proprio con il direttore del MANN Paolo Giulierini anche una importante collaborazione per l’esposizione temporanea di opere del museo napoletano presso l’Istituzione californiana, connessa al restauro delle stesse. Il caso più recente è quello del celeberrimo Cratere di Altamura o dell’Inferno che verrà restaurato ed esposto presso la Getty Villa di Malibù.

Quella con il Getty, d’altra parte, è una delle tante sinergie che pongono il Dipartimento di Restauro del MANN (19 operatori tra restauratori, assistenti ed operatori tecnici sotto la responsabilità’ di Luigia Melillo e 5 sezioni di intervento con specialità peculiari) a fianco di prestigiose Istituzioni di livello internazionale e tra i più importanti centri di restauro del Sud Italia, tanto che il Laboratorio del MANN interviene anche su cantieri di scavo e ad esso confluiscono, su richiesta di Soprintendenze territoriali, materiali archeologici che necessitano di lavorazioni specializzate quali vetri, metalli, avori, ecc.

A luglio sono arrivate buone notizie anche per il Dipartimento di Restauro: alle strutture già esistenti e alle dotazioni tecniche si aggiungono ora nel c.d. Braccio Nuovo del MANN – nell’area della Vanella adiacente il fronte settentrionale del Museo – 4 nuovi attrezzati gabinetti, che consentiranno una migliore gestione delle attività di restauro, maggiori spazi per la formazione e la diagnostica, facilitando anche la movimentazione di materiali lapidei pesanti. I 4 laboratori occupano complessivamente 689 mq. di quella struttura aggiuntiva, il Braccio Nuovo, realizzata nei primi anni ‘30 del Novecento dall’allora direttore Amedeo Maiuri per ampliare gli spazi museali. Una struttura divenuta inagibile e abbandonata dopo alcuni decenni, a causa dei danni provocati dalla guerra e dalle infiltrazioni. Finalmente, con questa inaugurazione, si sancisce anche la conclusione dei lavori strutturali che hanno interessato questo edificio a partire dal 2006, lavori che hanno avuto nuovo impulso con la direzione di Paolo Giulierini.

Gli interventi partono nel 1998 grazie alla concessione di una larga fascia di terreno alle spalle del Museo e ai finanziamenti giunti con il POR Campania 2000/2006 Attrattore Culturale Napoli e con il POR FESR 2007/2013 da parte della Regione Campania per complessivi 9.000.000 di euro, ai quali si sono aggiunti fondi di bilancio della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei e poi del MANN, divenuto Istituto autonomo con la riforma del Mibact voluta dal Ministro Franceschini (per complessivi 5.000.000 di euro). L’edificio, per il quale sono state usate innovative tecnologie per l’isolamento termico e l’impermeabilizzazione, dotato di ben 9 categorie di impianti tecnologici (comprese le attività specialistiche del restauro), concluso questo primo lotto funzionale su progetto di RTP studio DAZ architetti associati e dell’architetto Giuseppe Capuozzo gode anche di una ampia terrazza sulla copertura, che da settembre sarà utilizzabile per eventi, e comprende oltre ai gabinetti di restauro, gli ambienti dell’auditorium da 285 posti a sedere (nel corpo centrale) e quelli destinati ai servizi al pubblico (biblioteca, esposizioni, ecc.) e a un grande e prestigioso ristorante. Nuovi finanziamenti ottenuti con il Programma Operativo Nazionale (PON) Sviluppo e Cultura 2014/2020 permetteranno il perfezionamento di questi servizi, su progetto dello studio GNOSIS Architettura Coop, i cui lavori potranno partire nei primi mesi del 2018 per concludersi, secondo il Piano Strategico presentato dal direttore, nel 2019.

Ma è soprattutto il recupero del giardino della Vanella a consentire di ridare un senso di unitarietà e di reale connessione tra il Museo, il Braccio Nuovo e la città.  Dopo il recupero degli altri due giardini interni del MANN, infatti, anche questo cortile verrà ripristinato a verde ridisegnandone l’aspetto e le funzionalità in base al progetto dell’architetto Silvia Neri. In questa fase solo una sezione del giardino – quella prospiciente i gabinetti di restauro – è stata inaugurata, mentre le restanti aree saranno ancora occupate dal cantiere, per gli allestimenti del Braccio Nuovo, e dalla teca Telecom destinata ad essere spostata. Pannelli esplicativi nel frattempo daranno al pubblico notizie sull’area, la sua storia e sui lavori in corso.

Considerate le poche emergenze che rimangono della funzione del primo Novecento (un colonnato di mattoni su cui poggiava una pergola ornata da rampicanti, una fontana, ora coperta dalla teca espositiva in vetro, e l’Ipogeo di Caivano, tomba con decorazioni pittoriche di età romana) il progetto è stato meno vincolato da riferimenti storico temporali. Si è dunque scelto, rifacendosi al sistema urbanistico greco di fondazione della città alla quale il museo si vuole aprire, di riprendere lo schema ortogonale ippodameo e di dividere lo spazio con un “decumano centrale” che collega i due estremi est/ovest, con al centro la fontana a connotare l’accesso principale al Braccio Nuovo, e viali secondari che portano alle entrate dei vari ambienti dell’edificio. Aree a verde, arbusti e fiori, sedute ed elementi marmorei, una parte centrale pavimentata per maggior funzionalità e il ripristino della pergola con rampicanti saranno alcuni degli elementi che connoteranno il giardino della Vanella, che strettamente legato all’area verde retrostante dell’Istituto Colosimo, costituirà un nuovo collegamento spontaneo con la città. Nel 2019 con l’apertura del ristorante, dell’auditorium e degli altri servizi anche il giardino della Vanella sarà completato.

Infine, questo mese estivo così importante per l’ente partenopeo ha visto anche la presenza del Museo Archeologico di Napoli, lo scorso 15 luglio, al Giffoni Film Festival, nell’ambito della presentazione di “Mad in corto” con i tre spot cartoon di Mad entertainemnt (regia di Giorgio Siravo, musiche di Antonio Fresa) per il progetto Obvia, out Of Boundaries viral art dissemination, coordinato da Daniela Savy dell’Università di Napoli “Federico II” che diffonde l’immagine del MANN attraverso linguaggi innovativi. Il progetto ha diffuso l’immagine del museo e delle opere custodite al suo interno attraverso varie forme d’arte collocate in punti strategici della circolazione locale e nazionale (ad esempio i video in metró, all’aeroporto di Capodichino, nell’alta velocità Trenitalia, oltre che nei cinema e sul web), raggiungendo 124 milioni di persone.

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