Giovedì 9 febbraio alle ore 16, presso il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo dell’Università La Sapienza di Roma, è stata inaugurata la mostra “La mummia di Ramses. Il faraone immortale” che rimarrà aperta al pubblico fino al 14 giugno 2023. Organizzata dall’Università di Roma e dal Centro SAPeri&Co, la mostra espone la replica al vero della mummia del grande faraone Ramses II.
Tra i più noti e celebrati re dell’Egitto, Ramses II è anche uno dei faraoni dei quali conosciamo il vero volto, perché ne è stato ritrovato il corpo mummificato.
La mostra è incentrata sulla riproduzione tridimensionale in scala 1:1 della mummia del faraone Ramses II realizzata con una tecnica sperimentale avveniristica che ha comportato la ricostruzione della pelle del faraone con materiale organico. Sarà possibile approfondire le tecniche utilizzate per la fabbricazione della copia nell’esposizione presente all’interno del Centro SAPeri&Co. La replica, perfettamente corrispondente all’originale (la vera mummia è oggi al Grand Egyptian Museum del Cairo, Egitto), sarà esposta al Museo del Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo e permetterà ai visitatori di conoscere, attraverso un percorso arricchito da contenuti multimediali e multisensoriali (inclusi i profumi dell’imbalsamazione) e di ricostruzioni 3D, le principali imprese di uno dei più importanti sovrani dell’antico Egitto.
Il percorso, ospitato nella sezione egizia del Museo, conduce il visitatore all’interno della camera funeraria del faraone dove, oltre alla mummia, è possibile toccare e sentire i profumi delle sostanze usate per la mummificazione ed esplorare la tomba monumentale scavata nella pietra riprodotta in un plastico.
Una sezione a parte è interamente dedicata alla Battaglia di Qadesh (1274 a.C.), quando le armate del faraone cercarono di riconquistare gli stati settentrionali di Qadesh e Amurru finiti sotto il controllo dell’Impero ittita. La battaglia tra Ramses II e il re ittita Muwatalli II (1310-1272 a.C.), nella quale il faraone rischiò persino di essere ucciso, si concluse con uno stallo, sebbene entrambi i sovrani si fossero attribuiti la vittoria. Le vicende complesse dello scontro epocale sono illustrate da plastici e dal racconto dei protagonisti che rende possibile immergersi in un passato solo apparentemente lontano.
- È la prima volta che una mummia viene riprodotta con materiali organici – biocompatibili;
- Nella mostra è possibile ascoltare la voce del faraone narrare le principali imprese della sua lunga vita;
- La mummia è stata sottoposta – come l’originale nel 1976 a Parigi – ad una immersione nei raggi gamma per
inibirne la decomposizione presso il Centro di Ricerca ENEA Casaccia nell’ambito del Progetto PERGAMO finanziato da DTC Lazio (Dott.ssa Alessia Cemmi, Prof. Teresa Rinaldi).
Organizzazione: Museo VOEM – Centro “SAPeri&Co” Sapienza Università di Roma
Progetto “SAPeri&Antichità”
Prof. Sabrina Lucibello – sabrina.lucibello@uniroma1.it
Prof. Lorenzo Nigro – lorenzo.nigro@uniroma1.it cell. 3200146232; Stampa: sharon.sabatini@uniroma1.it
Allestimento: Daria Montanari, Sharon Sabatini, Luciano Fattore, Lorena Trebbi, Francesco M. Benedettucci.
Prenotazione visite: 06-4991-0228; https://www.facebook.com/MVOEM/; mvoem@unroma1.it
Polo Museale Sapienza
Prof. Fabio Attorre
Pro-Rettore alla Terza Missione: Prof. Giuseppe Ciccarone
Pro-Rettrice al Public Engagement: Prof. Daniela De Leo
L’avventurosa storia della mummia di Ramses II
Le vicende della mummia di Ramses, dal momento della sua morte, imbalsamazione e sepoltura, sono state ricostruite dopo che questa fu ritrovata non nella tomba del sovrano, la monumentale tomba KV7 (un plastico della tomba è esposto nella mostra), bensì nel nascondiglio reale a Deir el-Bahari, dove era stata traslata dalla tomba di suo padre Seti I (KV17), per essere nascosta assieme ad altre salme reali durante la XX Dinastia. La mummia di Ramses, oltretutto, era stata inserita nel sarcofago di suo nonno Ramses I (1292-1290 a.C.). (Vedi scheda di approfondimento di seguito)
La mummia fu scoperta assieme ad un’altra cinquantina di mummie nel luglio 1881, da Emil Brugsch e Ahmad Kamal Effendi, pochi mesi dopo l’insediamento di Gaston Masperò nel posto di Direttore del Service de conservation des antiquités de l’Égypte, che era stato fondato e diretto da Auguste Mariette. Fu proprio Maspero, sbendando la mummia nel 1886 durante il riallestimento del Museo Bulaq, a ritrovare il documento che narrava degli spostamenti subiti e consentire l’identificazione con Ramses II. Esposta nella Sala delle Mummie del nuovo Museo di piazza Tahrir nel 1902, la mummia iniziò a deteriorarsi e fu, pertanto, tolta dall’esposizione rimanendo celata fino al 1936, quando il nuovo Direttore delle Antichità, Étienne Drioton, trovando il sarcofago con il corpo di Ramesse nella casa del suo predecessore, lo riportò nel museo, dove fu conservato in una sala chiusa al pubblico per altri quarant’anni. Nel 1975, la mummia di Ramses fu nuovamente resa accessibile ai visitatori. Tuttavia, nel volgere di pochi mesi lo stato di conservazione della mummia degenerò nuovamente e fu così che grazie all’interessamento dell’egittologa Christiane Desroches Noblecourt, fu portata a Parigi per essere restaurata. Il viaggio del corpo di Ramses imbalsamato e bendato il 26 settembre del 1976 rimase storico: alla salma faraonica furono tributati gli onori di un capo di stato e fu sottoposta ad analisi e ad un intervento di sterilizzazione tramite raggi gamma. Tornato in patria Ramses poté finalmente alloggiare in pace nel Museo del Cairo.
La mostra nel museo universitario della Sapienza permetterà a tanti giovani studenti delle scuole romane di vedere uno dei più grandi sovrani del passato.
La progettazione della copia della mummia e il percorso espositivo della mostra
La mostra sul faraone Ramses II è stata organizzata nell’ambito del progetto “SAPeri&Antichità” promosso dal Centro SAPeri&Co della Sapienza Università di Roma, e vede la sua sede espositiva principale presso il Museo del Vicino Oriente,Egitto e Mediterraneo ubicato all’interno della sala Piacentiniana nell’edificio del Rettorato della Sapienza Università di Roma, nonché presso la sede di SAPeri&Co, nella palazzina ex-Tumminelli.
Obiettivo principale del progetto è quello di riprodurre i reperti archeologici dal punto di vista materico, oltre che morfologico, grazie alla combinazione di tecniche di fabbricazione digitale e biofabbricazione, che consentono di restituire un feedback aptico realistico grazie all’utilizzo di materiali dalle diverse caratteristiche sensoriali.
Per la prototipazione della copia della mummia di Ramses II è stata usata una combinazione di tecnologie di manifattura additiva, quali la stampa 3D, e sottrattiva, quali la fresatura CNC. Il prototipo è stato modellato digitalmente da zero utilizzando la più recente foto della mummia come riferimento, intervenendo sulla morfologia degli elementi corporei e sul loro posizionamento. In seguito, il modello 3D ottenuto è stato sezionato in diverse parti, individuando la tecnologia più adeguata alla realizzazione di ogni elemento a seconda della complessità delle relative geometrie. Per gli elementi caratterizzati da un maggior livello di dettaglio, come il volto e le estremità degli arti, è stata utilizzata la stampa 3D FDM, mentre gli elementi con un minor grado di definizione sono stati realizzati tramite fresatura di pannelli in polistirolo.
Gli elementi stampati in 3D sono stati modellati a mano con uno strato di argilla per riprodurre i dettagli anatomici, ed infine rivestiti con uno strato di nanocellulosa batterica, materiale biofabbricato risultante dal processo di fermentazione di una coltura simbiotica di batteri e lieviti. Le caratteristiche della nanocellulosa la rendono infatti particolarmente adatta a riprodurre da un punto di vista tattile, visivo e olfattivo le qualità della pelle mummificata. Sarà possibile approfondire le tecniche utilizzate nell’esposizione presente all’interno del Centro SAPeri&Co.
La narrazione all’interno del Museo del Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo, arricchita da contenuti multimediali, ricostruzioni 3D e riproduzioni audio- video, si propone il duplice obiettivo di fornire un’esperienza tattile e tridimensionale, frutto dell’applicazione di tecnologie ricostruttive alla divulgazione culturale, e di ripercorrere le imprese di uno dei più importanti sovrani dell’antico Egitto.
Il percorso ideato nella sezione egiziana del Museo conduce il visitatore all’interno della camera funeraria del faraone dove, oltre alla mummia, è possibile toccare e sentire i profumi delle sostanze usate per la mummificazione ed esplorare la tomba monumentale scavata nella pietra grazie a un plastico ricostruttivo. Un focus è dedicato alla regina Tuya, madre di Ramses II, di cui il museo possiede un calco in gesso di un busto originale conservato ai Musei Vaticani.
Una sezione è interamente dedicata alla Battaglia di Qadesh (1274 a.C.), quando le armate del faraone cercarono di riconquistare gli stati settentrionali di Qadesh e Amurru finiti sotto il controllo degli Ittiti. La battaglia non fu decisiva e sia Ramses II che il re ittita Muwatalli II (1310-1272 a.C.) la presentarono come una vittoria. Dopo alcuni anni, le aree di influenza tra i due imperi, egiziano ed ittita, furono stabilite dal trattato di pace (1259 a.C.) siglato dallo stesso Ramses e da Hattusili III (1265-1237 a.C.; il fratello di Muwatalli divenuto re). Principesse ittite furono inviate alla corte egizia e viceversa. Le vicende complesse dello scontro epocale sono illustrate da plastici ricostruttivi e dal racconto dei protagonisti, che rendono possibile immergersi in un tempo in cui i confini tra vita, guerra, morte e pace si confondono.
Breve biografia di Ramses II, il faraone dei faraoni
Ramses II, terzo faraone della XIX dinastia, regnò dal 1279 a.C. al 1213/1212 a.C. Fu promotore di mirabili opere architettoniche, tra cui il vasto complesso funerario di Tebe noto come Ramesseum, i templi di Abu Simbel, la sala di Karnak, il complesso di Abido e centinaia di altri edifici, monumenti e templi, che riflettono la sua concezione dell’Egitto come grande nazione e di sé stesso come “re dei re”. Di conseguenza fu tenuto a lungo nella massima considerazione dagli Egizi, i quali lo soprannominarono Ramses il Grande, e il suo regno, durato 67 anni, è considerato come la massima espressione della potenza e della gloria dell’Egitto. Fondò una nuova capitale, Pi–Ramses (“Dimora di Ramses”), nel delta del Nilo. Combatté a nord contro gli Ittiti e a sud contro i Nubiani, assicurando il predominio dell’Egitto sulla Nubia e i suoi giacimenti auriferi. Morì all’età, sorprendente per la sua epoca, di novant’anni e fu sepolto in una grande tomba ipogea della Valle dei Re, la KV7.
Tutte le immagini gentilmente concesse da Museo VOEM / Prof. Lorenzo Nigro