Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale presenta i sequestri alla stampa

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Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), nell’ambito delle attività investigative che sviluppa sullo scenario internazionale, da anni opera in perfetta sinergia con l’Agenzia federale statunitense Homeland Security Investigation – Immigration and Customs Enforcement (HSI‐ICE). La cooperazione nel settore dei beni culturali è resa ancora più efficace grazie alle numerose indagini, sempre condotte con una convergente visione operativa, che hanno permesso di sviluppare, negli special agent dell’HSI‐ICE, una notevole
sensibilità in relazione ai movimenti sospetti di beni culturali e agli intermediari coinvolti in trasporti di beni archeologici verso gli USA.

Lo screening investigativo, in ultimo, ha permesso di far emergere alcuni trasferimenti “anomali” tra gli Stati Uniti e l’Italia: a differenza delle importazioni di beni d’arte italiani a cui si è già abituati, in questo caso gli agenti speciali dell’HSi‐ICE hanno segnalato un’operazione opposta, acquisti da parte di un cittadino italiano. Gli approfondimenti investigativi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di contestualizzare la compravendita di beni culturali senza autorizzazioni da parte degli Uffici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Una volta ricostruita la rete degli scambi illeciti tra le due sponde dell’oceano, sono scattate le perquisizioni in Italia e negli USA. A Roma, in particolare, è stato perquisito un imprenditore capitolino che aveva allestito un vero e proprio museo privato con espositori e vetrine in cui custodiva decine di reperti archeologici italiani, tra cui moltissime monete di epoca romana e medievale; centinaia di reperti di origine americana e, in particolare, 400 fossili del periodo cretacico (circa 100 milioni di anni fa); 200 reperti assiro babilonesi ed indù; decine di armi bianche, di diverso genere ed epoca; numerose armi da fuoco tra cui 3 pistole a pietra focaia, 8 fucili, 1 mitragliatrice MG completa di treppiede, bossoli, palle di cannone, spolette ed equipaggiamenti militari vari, risalenti alla I e alla II guerra mondiale. Tra i beni di origine italiana emergono, per interesse archeologico, alcune anfore e kylix provenienti dall’area apula e magno greca; mentre, tra quelli di origine sudamericana, spiccano un piatto rituale con figura sacerdotale e grifi della cultura “maya” (Messico); un vaso di origine peruviana con due medaglioni della cultura “chimù”; un vaso con decorazione mitologica della cultura “moche”; una statua femminile proveniente dall’Ecuador della cultura
“jama coaque”.

Contestualmente alle attività nella Capitale, in perfetta osmosi operativa con il TPC, gli investigatori dell’HSI‐ICE procedevano alla perquisizione e all’arresto di altri soggetti in territorio statu nitense, nonché al sequestro di numerosi reperti. Tra questi, quelli di origine
italiana potranno, al termine delle fasi processuali, rientrare definitivamente nella disponibilità del patrimonio culturale nazionale. Così come gli straordinari reperti di natura archeologica appartenenti alle culture americane, al termine delle investigazioni condotte in Italia, saranno restituiti ai Paesi di provenienza.

Nel prosieguo delle indagini sul territorio nazionale, inoltre, sono stati denunciati due cittadini italiani e sequestrati due quadri che erano stati rubati a un privato collezionista.

La proiezione investigativa internazionale del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e, in particolare, la costante azione di monitoraggio del mercato estero e delle transazioni dell’e‐commerce, ha permesso di individuare un’eccezionale scultura, in marmo bianco di Carrara, raffigurante “San Giovanni Battista”, di 100 cm. di altezza e risalente al XVI sec., realizzata da Girolamo Santacroce e trafugata, nel 1977, dalla Chiesa
“San Giovanni” di Carbonara di Napoli.

La statua, dopo il furto, era stata esportata illecitamente per finire, al termine di vari passaggi di proprietà, nelle mani di un importante antiquario belga. Considerando la posizione rivestita in Patria, gli investigatori del TPC contattavano l’antiquario e, dopo avergli dimostrato la certa provenienza furtiva dell’opera, lo convincevano a prestare il suo consenso
alla restituzione del bene. La proficua collaborazione con l’antiquario e con le Autorità belghe, consentiva di rimpatriare il “San Giovanni Battista” ‐opera molto nota e presente in numerose pubblicazioni‐ che, una volta dissequestrata, sarà restituita alla Curia partenopea.
Nel corso delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma e intraprese a seguito di alcuni furti di beni d’arte, perpetrati tra il 2016 e gli inizi del 2017, in abitazioni private della Capitale, il TPC in collaborazione con il Comando Unità Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare Carabinieri – Servizio CITES – Sezione Investigativa, nel corso di una perquisizione avvenuta lo scorso febbraio, sequestrava numerose zanne e sculture in avorio illegalmente detenute. I beni, unitamente ad oltre un migliaio di oggetti in argento e Sheffield e ad alcuni dipinti, erano stati abilmente occultati all’interno di una stanza segreta ricavata nell’intercapedine di un muro esterno dell’abitazione perquisita.

Gli avori in sequestro, costituiti da zanne lisce, grezze, lavorate, statue e sculture aventi varie raffigurazioni (figure tribali, figure sacre, personaggi, animali, pezzi di scacchi, elementi di frutta e verdura), parti di zanna,frammenti vari, sono tutti derivanti da specie protetta e ritenuti di provenienza illecita.
Tra il materiale sequestrato, vi sono anche 4 zanne lisce di Ippopotamo (Hippopotamus Anphibius), il cui possesso costituisce autonoma violazione di legge.
Nel corso delle attività, i Carabinieri si sono travati di fronte a un vero e proprio laboratorio per la lavorazione dell’avorio. All’atto dell’irruzione, è stato sorpreso un artigiano (di nazionalità macedone) mentre era intento a realizzare, da un modello in resina e partendo da una zanna di elefante, un “Perseo”. Occultati in un forno, sono stati rinvenuti circa 90 frammenti di zanna, uno dei quali con il disegno a matita di una mano con in pugno una spada: erano gli scarti della zanna lavorata per realizzare il “Perseo”.

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