Breve premessa
Va subito chiarito che non si tratta di un testo squisitamente filologico, dove tutte le Tavolette di Amarna sono state raccolte, tradotte e arricchite da numerose note grammaticali, in linea – insomma – con le straordinarie “doti filologiche” di Alberto Elli che tutti noi conosciamo.
Il libro di cui voglio parlarvi e che vi raccomando è molto più di un mero elenco di documenti antichi afferenti al Periodo Amarniano, ma andiamo per ordine.
Contesto storico
Il Periodo Amarniano è come un battito di ciglia nella millenaria storia dell’antico Egitto, ma per molti rappresenta un’irresistibile attrazione dove si intrecciano complotti, riforme monoteistiche ed eretiche, omicidi e collegamenti – invero poco probabili – con i grandi personaggi dei racconti biblici.
Il personaggio al centro di questa particolare fase politico religiosa dell’Egitto del XIV sec. a.C. è il secondogenito di Amenhotep III, anch’esso Amenhotep, com’era in uso durante la XVIII dinastia: al primogenito il nome del nonno e al secondogenito il nome del padre.
Questa parte della storia è ben nota. Il primogenito di Amenhotep III, Tuthmosi per l’appunto, muore prematuramente e il ruolo di principe ereditario passa ad Amenhotep, che dopo un periodo di coreggenza con il padre diventa unico Signore delle Due Terre.
Il cambio del nome, la costruzione di una nuova capitale, la predominanza del culto dell’Aton e le rilevanti novità in campo artistico e linguistico, oltre a una particolarissima iconografia reale immediatamente riconoscibile anche ai non addetti ai lavori, sono i tratti distintivi dell’azione di un sovrano del tutto originale a cui va riconosciuta l’audacia di aver sfidato la solida tradizione egizia in un arco di tempo che supera di poco i tre lustri.
Ciò che invece non è possibile ricostruire con una buona percentuale di veridicità sono le dinamiche interne della famiglia reale e il loro rapporto con il resto della società di quel tempo. E non è cosa di poco conto perché in questo ambito rientrano gli aspetti religiosi, le scelte politiche, le azioni intraprese anche di forte impatto sociale come la fase iconoclasta nei confronti del dio Amon. Le fasi finale di questo periodo sono altrettanto lacunose, al punto che studiosi di prim’ordine raccontano storie differenti su ciò che accadde negli ultimi anni del regno di Akhenaton, su chi gli fu immediato successore e cosa realmente accadde nelle fasi che riportarono la corte a Tebe.
I motivi per cui non è possibile andare oltre una scarna ossatura del Periodo Amarniano sono diversi e ben noti per cui non stiamo qui ad elencarli. In questo contesto a noi interessa un ritrovamento particolare avvenuto nel 1887 da parte di alcuni abitanti del moderno villaggio che sorge accanto all’antica capitale, oggetto di un interessantissimo lavoro portato a termine dall’instancabile Alberto Elli.
Si tratta delle celebri Lettere di Amarna, un corpus di poco più di 400 tavolette integre e in frammenti, raccolte e immesse sul mercato antiquario prevalentemente dagli abitanti del villaggio e solo in minima parte recuperate grazie agli scavi archeologici condotti da William Flinders Petrie e l’Egypt Exploration Society. Proprio quest’ultima nel 1933 porta alla luce un edificio identificato grazie a iscrizioni presenti su alcuni mattoni come “Il luogo della corrispondenza del Faraone, vita, prosperità e salute!”, da dove recupera nuove tavolette e da dove, con ogni probabilità, sono state prelevate le altre.
I supporti sono incisi con la scrittura cuneiforme che trascrive diversi dialetti della lingua accadica, tranne tre eccezioni e coprono un arco temporale di 25 anni: dalle ultime fasi del regno di Amenhotep III al regno di Akhenaton.
Il libro
“Egitto e Medio Oriente nelle lettere di Amarna” è un lunghissimo viaggio che si snoda tra le antiche vie carovaniere nel Levante del XIV secolo a.C., percorse senza sosta da mercanti, eserciti e messaggeri delle corti di quel tempo, dove l’autore ci accompagna utilizzando come navigatore il corpus delle Lettere di Amarna.
Non si tratta di racconti di gesta epiche di sovrani eroici aiutati da divinità varie a sconfiggere una moltitudine di nemici agguerriti, ma delle missive delle cancellerie di regni come Hatti, Mittanni, Assiria, Babilonia, Alashiya, Arzawa e dei vassalli dell’area siro-palestinese, spedite alla corte d’Egitto.
Ogni tavoletta racconta una storia viva, fatta di rapporti interpersonali tra i sovrani di quel tempo, trasportate da ambasciatori che avevano ruoli tutt’altro che passivi in questa particolare corrispondenza e che compivano viaggi lunghissimi attraversando territori non sempre facili.
Ciascun messaggio consegnato al sovrano d’Egitto – la cui risposta viaggiava in senso contrario – portava con sé centinaia e centinaia di chilometri vissuti tra i rumori degli accampamenti improvvisati, tra i profumi e i fuochi delle città incontrate. E non di rado con i messaggi viaggiavano anche i doni, talvolta di grande valore, e le principesse, protagoniste di quella particolare azione diplomatica dei matrimoni interdinastici, date in spose al faraone.
Un libro di storia che dipana il suo racconto tra l’Egitto e il Vicino/Medio Oriente offrendo un affaccio sulle dinamiche di quel tempo remoto, appoggiandosi su documenti dettati da sovrani ad abili scribi ed affidati a uomini coraggiosi che hanno creato la prima efficiente rete di comunicazione e la prima lingua diplomatica. Perché capirsi bene e saper intercettare il falso erano necessità di primaria importanza, esattamente come lo sono oggi.
Un libro indispensabile per coloro che vogliono andare oltre la figura di Akhenaton e che desiderano dare un contesto internazionale a quel periodo, a quel battito di ciglia che ha saputo opporsi al consueto e cercare nuove strade da percorrere.