Foto di copertina: La restituzione del pannello dei cavalli della grotta Cosquer. Crediti: QUI

Situata a pochi km a est di Marsiglia, nella baia di Triperie  nei pressi di Cap Morgiou a 37 mt di profondità e scoperta  per caso nel 1985 dal sommozzatore  francese Henri Cosquer (dal quale oggi prende il nome), la Grotta Cosquer è una delle più rilevanti grotte sommerse al mondo.

La Calanque de la Triperie a Cap Morgiou, con l’ingresso della Grotte Cosquer a 37 m sotto il livello dell’acqua. Crediti: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Calanques_de_Marseille_20120922_36.jpg

Si tratta di un sito paleolitico, che in origine era situato ai piedi di un calanco, e che costituisce una testimonianza eccezionale della presenza umana in questa zona grazie alla presenza di  oltre 500 opere d’arte parietale rupestre. Tra questi, animali (pinguini, foche, cavalli, bisonti) ma anche mani disegnate con la tecnica a stencil.

Una prima perizia della grotta venne richiesta nel 1990 dal Ministero della Cultura in collaborazione con il Dipartimento delle ricerche archeologiche subacquee e sottomarine (DRASSM) e fu guidata dal preistorico Jean Courtin che confermò l’autenticità dei dipinti e delle incisioni e che, a partire dai prelievi di carbone di legna, riuscì a stimarne una prima datazione a non meno di 20.000 anni fa, dunque molto più antichi rispetto all’altrettanto celebre Grotta di Lascaux risalenti a 13.000 anni fa.

Sezione della grotta che consente di apprezzare la sua particolare collocazione rispetto al mare. Crediti: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Grotte_Cosquer.gif

Ad oggi la Grotta Cosquer è minacciata dall’innalzamento del livello del mare (circa 3 millimetri all’anno) ed è destinata a scomparire. Per immortalare dunque questo patrimonio e sensibilizzare alla problematica del riscaldamento climatico la Région Sud ha richiesto la creazione di una restituzione ultra – fedele della grotta presso la Villa Méditerranée, nel cuore di Marsiglia.

L’ambizioso progetto, che ha visto luce nel giugno 2022, è stato affidato alla società Kléber-Rossillon che dal 2010, grazie ad un difficoltoso lavoro di digitalizzazione della grotta attraverso l’utilizzo del laser scanner, e alla collaborazione con la società Fugro  e con lo stesso Henri Cosquer, è stata in grado di restituire  1.750 metri quadrati dei 2.200 originali e di mostrare, grazie a foto, proiezioni e rilievi in 3D,  il 100% delle pareti dipinte e il 90% delle pareti incise.

Dalla grotta Cosquer, situata nella Calanque de Morgiou vicino a Marsiglia, in Francia. Stencil di una mano umana datato 27.000 BP, esposto al Musée d’Archéologie Nationale (Museo Archeologico Nazionale). a Saint-Germain-en-Laye, Francia. Crediti: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Prehistoric_Hand_Outline_Cosquer_Cave.JPG

Il percorso di visita, che dura 35 minuti, è stato pensato per ricreare l’esperienza di una vera visita a -37 metri sotto il livello del mare, riproducendo in maniera estremamente realistica tutte le fasi che hanno portato alla scoperta della grotta, a partire proprio dalla prima immersione di Cosquer, fino ad arrivare alle riproduzioni a grandezza naturale di alcune specie animali dipinti nella grotta.

Alla luce di quanto detto dunque, la Région Sud con questo progetto ha voluto trovare una nuova vocazione alla Villa Méditerranée, che avrà quindi l’arduo compito di valorizzare e proteggere l’importanza e la memoria di questo importantissimo sito archeologico che, diversamente, non saremmo mai più stati in grado di ammirare.

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Anna Provenzano

Laureata in Beni Culturali presso l’Università di Bologna (tesi in Etruscologia), e in Archeologia e Culture del Mondo Antico con la tesi “Depositi di fondazione dei templi egizi durante il Regno di Thutmosi III. Il caso del tempio di Hathor a Gebelein”, ha orientato i suoi studi nell’ambito dell’archeologia egizia.

Nel corso degli anni universitari, ha avuto l’occasione di fare esperienze in ambito museale presso il Museo Egizio di Torino (svolgendo attività di digitalizzazione dell’archivio fotografico), e i Musei Civici di Forlì, dove ha curato alcuni allestimenti temporanei e contribuito alla stesura del catalogo delle mostre.

Ha inoltre partecipato a missioni archeologiche e ricognizioni didattiche presso la Basilica di San Severo in Classe (RA), Cotignola (RA), Collemancio di Cannara (PG), Montecchio (TR); e lavorato in ambito archeologico durante interventi di sorveglianza.

L’interesse verso la curatela museale l’ha motivata ha partecipare a incontri e workshop legati alla promozione della cultura e degli eventi artistici.

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