Veduta dall’alto del sito ellenistico rinvenuto a Bushat, crediti PAP

Gli scavi condotti dal Centro di Ricerca per le Antichità dell’Europa Sud-Orientale dell’Università di Varsavia nel 2018 presso il moderno villaggio di Bushat, nelle vicinanze di Scondra (Scutari/Shkodra, Albania nord-ovest), avevano individuato delle massicce mura difensive di ca. 3m di spessore e due strutture in pietra originariamente definite come formazioni rocciose naturali. Le indagini scientifiche hanno però chiarito che si tratta di una portineria e due bastioni. Il sito si trova sia vicino Scondra che Lissos, entrambi importanti centri dell’antica Illiria, di cui la prima era capitale, mentre la seconda era una città greca.

Le ispezioni geofisiche hanno rivelato un insediamento che copre ca. 20 ettari. Gli scavi si sono concentrati in due ampie strutture di epoca ellenistica, rispettivamente di 240mq e di più di 70mq. I rinvenimenti hanno stabilito che l’insediamento era già frequentato già dal 2000 a.C. ca; resti di anfore, importate dall’Italia, appartengono invece al III/II sec. a.C.

Alcune ipotesi tendono a vedere in questo insediamento la città di Bassania, centro illirico caduto sotto il dominio romano durante le guerre illiriche (metà III/metà II sec. a.C.), e luogo dello scontro finale che pose fine alla Terza Guerra Illirica. La localizzazione precisa è ancora dibattuta tra gli studiosi che inizialmente la identificavano con il villaggio di Pedhanë or Pllanë sul fiume Mat, ma che oggi ipotizzano proprio essere la città portata alla luce a Bushat.

Il professore Piotr Dyczek, del Centro di Ricerca per le Antichità dell’Europa Sud-Orientale dell’Università di Varsavia, sottolinea che i resti rinvenuti non hanno dato traccia né di una distruzione violenta né di incendi, e dunque il centro è stato abbandonato ed è finito in rovina sia a causa dell’erosione naturale sia dal fatto di essere stato utilizzato come cava per secoli.

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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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