Da un’idea del Direttore Carmelo Malacrino e della prof.ssa Angela Quattrocchi, una nuova mostra dal titolo: “A nuova vita. Restauri al Museo Archeologico di Reggio Calabria” si avvia ad aprire i battenti nella città dello stretto. L’allestimento intende affrontare uno dei temi più delicati dei beni culturali all’interno di un museo: la conservazione delle collezioni esposte e dei reperti nei depositi e la facile comprensione di questi da parte del pubblico in visita. «Lo spazio della Piazza Paolo Orsi – commenta il Direttore Carmelo Malacrino – si arricchisce di un nuovo percorso espositivo, per consentire ai visitatori di conoscere meglio le attività del nostro laboratorio di restauro, che rimane spesso in ombra per il pubblico esterno, ma che è fondamentale per la vita del Museo».
«La mostra – continua Malacrino – si inserisce nel programma delle attività di riordino dei depositi e della nuova inventariazione della collezione. Tutto ciò permette anche una valutazione dello stato conservativo dei reperti e la programmazione degli interventi secondo una scala di priorità. Ma l’obiettivo principale resta quello di far conoscere la grande professionalità dei nostri restauratori, Livia Farduto, Vincenzo Fazzari e Maria Sapone, che ogni giorno, con grande impegno, affrontano sfide difficili per conservare e valorizzare ogni singolo reperto».
«Ogni oggetto subisce un processo di degrado a contatto con l’ambiente in cui è conservato – spiega la professoressa Quattrocchi. Il disequilibrio tra ambiente e materia, per cause di diversa natura, fisica, chimica e biologica, si manifesta in particolare nell’unicità delle opere d’arte che necessitano di essere messe al riparo con la conservazione negli ambienti adatti e protetti dai principali fattori di rischio del Museo. Dal rilevamento dello stato di conservazione emergono gli interventi di priorità, calibrati sulla base delle problematiche emerse e della gravità dei danni con cui le opere sono pervenute».
Tra il 2016 e il 2017 sono stati centinaia i reperti restaurati dal Laboratori del museo. 26 di questi saranno esposti in Piazza Paolo Orsi in un percorso continuo tematico che si affiancherà al cantiere di restauro, già avviato dal Direttore Malacrino e dal dott. Giuseppe Mantella, che ha in oggetto la Testa di Basilea inserita nel progetto Restituzioni del Gruppo Intesa Sanpaolo. Si segnalano tra i più significativi e per i quali sono stati necessari lavori di restauro complessi: il il calderone in bronzo dall’area di Locri, del V secolo a.C. e il cratere a calice a figure rosse, dalla necropoli di Lucifero (Locri) del IV secolo a.C. Invece da Medma, l’attuale Rosarno, provengono lo skyphos a figure rosse e la divinità femminile in trono, entrambi databili alla prima metà del V secolo a.C. Suggestivo per dimensioni e bellezza il coperchio di lekanis, di produzione attica, proveniente da Locri, del VI secolo a.C., e per finire il busto di fanciulla in terracotta della fine del VI secolo a.C., proveniente anch’esso da Rosarno, località Calderazzo. Da Reggio proviene infine un bel balsamario in vetro di età ellenistica.
L’occasione, inoltre, sarà utile per presentare lo stage relativo al corso di formazione professionale “Collaboratore e restauratore opere d’arte”, gestito dalla città di Reggio Calabria e giunto alla seconda edizione.
L’appuntamento per l’inaugurazione sarà il 25 ottobre ore 17.30 al MArRC.