In occasione del progetto di scambio tra il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid e i Musei Capitolini, che ha già portato nella capitale spagnola La Buona Ventura di Caravaggio, la Sovrintendenza Capitolina ha scelto di esporre a Roma L’Annunciazione del grande artista cretese che visse in Spagna gli ultimi 40 anni della sua vita e lì prese il soprannome con il quale è universalmente noto. Nonostante abbia soggiornato in Italia per ben dieci anni (1567-1577), vivendo a Roma all’incirca tra il 1570 e il 1576, esistono rare opere di El Greco nei musei italiani.
La mostra, ospitata nelle sale al piano terra dei Musei Capitolini dal 24 gennaio al 17 aprile 2017, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è a cura di Sergio Guarino. Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
Catalogo Gangemi Editore.
L’Annunciazione, opera pienamente autografa dipinta da El Greco a Toledo, è il modello definitivo che fu presentato ai committenti per la realizzazione di un quadro di grandi dimensioni destinato a una maestosa pala d’altare (in spagnolo retablo), chiusa in una articolata cornice lignea. Realizzato dal pittore negli anni 1596-1600 per l’altare maggiore del Colegio de Nuestra Señora de la Encarnación di Madrid, il Retablo di Doña Maria de Aragon, fondatrice del collegio e committente, venne smembrato all’inizio dell’Ottocento e cinque dei grandi dipinti dispersi furono accolti al Prado mentre il sesto ebbe come destinazione al Museo Nacional de Rumania di Bucarest. Dedicato alla Redenzione, il retablo era probabilmente su due livelli: in basso, l’Annunciazione era affiancata dall’Adorazione dei pastori e dal Battesimo di Cristo, mentre in alto si trovavano la Crocifissione, la Resurrezione e la Pentecoste e forse un settimo dipinto, più piccolo, come conclusione.
Lo stile di El Greco è il risultato di una profonda assimilazione di tre diverse culture figurative: la tradizione bizantina (ieratica e spirituale, legata a schemi fissi), l’arte italiana – che nel Rinascimento raggiunge un insuperato vertice espressivo, traducendo la natura in termini figurativi – ed infine la pittura spagnola, rivolta spesso all’introspezione.
Pur non avendo mai rinnegato quanto appreso nel corso del suo soggiorno in Italia, solo in Spagna tuttavia, nella città di Toledo, El Greco raggiunge altissimi livelli di spiritualità. La riflessione sui temi religiosi viene accentuata dall’uso di figure allungate e dallo stravolgimento del dato naturale in favore di un’evocazione quasi astratta: non a caso la “riscoperta” del pittore alla fine dell’Ottocento è una delle premesse delle moderne avanguardie artistiche.
L’Annunciazione è una delle vette più alte del suo stile finale, dove le forme allungate si intrecciano con una stesura veloce, quasi parossistica del colore e un horror vacui che lo porta a riempire ogni spazio della composizione.
Domínikos Theotokópoulos (Δομήνικος Θεοτοκόπουλος) nasce nel 1541 nell’isola di Creta, all’epoca sotto il dominio della Repubblica di Venezia ma legata artisticamente alla tradizione bizantina. Nel 1567 si trasferisce a Venezia, dove studia le opere di Tiziano – di cui diventa uno degli ultimi discepoli – Veronese, Tintoretto e Jacopo Bassano. Il suo soggiorno di circa sei anni a Roma, iniziato nel 1570, non gli fa ottenere il successo sperato, malgrado la fama raggiunta presso alcuni amatori d’arte. Nel 1576 si sposta in Spagna, dove rimane per il resto della sua vita. Risiede a Toledo, antica capitale e centro artistico, diventando presto un maestro affermato. Non consegue la carica di pittore di corte, poiché non è apprezzato dal re di Spagna Filippo II, ma acquisisce numerose commissioni che gli consentono un alto tenore di vita. Muore il 7 aprile 1614, dopo aver lasciato tutti i suoi beni al figlio Jorge Manuel, nato dalla sua relazione con Jerónima de Las Cuevas.