Si avvia oggi, 27 gennaio 2018, la rilevante mostra “Raffaello e l’eco del mito” in onore al grande artista del Rinascimento italiano. Gli spazi espositivi GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo) ospiteranno fino al 6 maggio oltre sessanta opere che dal tardo Quattrocento giungono ai tempi odierni.
Un progetto sorto dalla sinergia tra la Fondazione Accademia Carrara , il Comune di Bergamo, GAMeC e Marsilio Electa. I curatori Maria Cristina Rodeschini, Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio hanno dato origine ad un percorso peculiare fondato su un ricco impianto storico-artistico con eccellenti opere provenienti da musei nazionali ed esteri, quali gli Uffizi, il Louvre, il Kunsthistorisches Museum e l’Ermitage. L’esposizione ha inizio con il celebre San Sebastiano, capolavoro giovanile dell’artista giunto a Bergamo nell’Ottocento e custodito nelle collezioni dell’Accademia di Carrara; seguono le opere dei maestri Giovanni Santi, Perugino, Pinturicchio e Signorelli che ne illustrano il percorso formativo, per poi osservare quattordici capolavori raffaelliani del periodo giovanile (1500-1505) in cui è visibile una progressiva capacità innovativa.
Ad appena diciassette anni Raffaello veniva definito “magister”, realizzando ampi dipinti d’altare, arredi religiosi e dipinti devozionali per privati caratterizzati da una grande naturalezza e da un’elevata qualità tecnica. Tra le commissioni per devozione privata vi è proprio San Sebastiano, raffigurato in primo piano come un gentiluomo alla moda, seguendo validi modelli fiamminghi per lo sfondo paesaggistico e l’esempio del Perugino nel ritrarre intense figure di santi su sfondi scuri. “Attorno al San Sebastiano” descrive lo sviluppo di un’iconografia estremamente diffusa, mentre La Fornarina è il fulcro di una sezione atta a spiegare l’interesse diffusosi nei suoi riguardi nel corso dell’Ottocento. Pertanto nella seconda parte dell’esposizione viene descritta la fortuna dell’artista: dal 1833, anno del ritrovamento delle sue spoglie nel Pantheon, al suo arrivo nel 1836 nella collezione di Guglielmo Lochis, all’attenzione di artisti come Meng, Cornelius e Schiavoni per la sua opera Fornarina che ne incrementò il fascino forgiandone la leggenda.
Il genio di Raffaello viene così descritto dai suoi precursori ai suoi riscopritori, celebrandone l’importanza in quanto fonte di ispirazione per illustri artisti successivi quali Picasso, Christo, De Chirico, Luigi Ontani e Francesco Vezzoli. Dunque la mostra espone i percorsi di ricerca sorti da una sola opera per poi ricondursi a lei per una migliore spiegazione. L’interesse per il Sanzio è proseguito sino alla contemporaneità, mostrando un perpetuato ed intramontabile influsso del maestro urbinate.
Nato nel 1483 ad Urbino, fulcro artistico che diffondeva in Italia i principi rinascimentali, Raffaello Sanzio ne divenne un’illustre esponente in qualità di pittore ed architetto. Probabilmente il cognome “Sanzio” deriva dal padre Giovanni Santi, denominazione che ha origine dal latino “Sancti” con cui l’artista firmò le sue opere durante la maturità. Il padre era a capo di una bottega attiva nella realizzazione di opere per aristocratici e membri della famiglia ducale: grazie a lui conobbe varie tecniche artistiche tra cui l’affresco ed ebbe accesso al Palazzo Ducale ove poté studiare i quadri di numerosi artisti tra i quali Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Pedro Berruguete e Giusto di Gand.
Fu altresì allievo del Perugino, del quale subirà gli influssi benché apportando un’innovativa freschezza, divenendo successivamente l’artista più richiesto di Città di Castello e tra i pittori più attivi in Umbria. In seguito giunse a Siena dove collaborò con il più adulto Pinturicchio, per poi visionare durante il soggiorno fiorentino i modelli quattrocenteschi di Masaccio e Donatello, nonché le innovative tecniche di Leonardo e Michelangelo: dal primo apprenderà le regole compositive di gruppi di figure plasticamente strutturati, mentre del secondo acquisirà il dinamismo delle figure cromaticamente ricche e fondate sul chiaroscuro plastico. Progressivamente giungeranno numerose commissioni da molteplici località, quali le Marche ma soprattutto Roma, ove papa Giulio II stava richiamando gli artisti più eccellenti del suo tempo.
Le ricerche artistiche del giovane Raffaello furono raccolte da un suo allievo nel “Libretto veneziano”, taccuino cinquecentesco con gli appunti grafici realizzati durante i viaggi di studio. Sebbene il Sanzio ebbe modo di apprendere dai maggiori artisti dell’epoca, adattò sempre gli altrui insegnamenti alla propria sensibilità ponendosi come figura di mediazione nella celebre triade dei geni del Rinascimento italiano. A lui viene perciò dedicato uno degli eventi più rilevanti della stagione artistica italiana, mediante una mostra mirante ad elogiarne la presenza tuttora viva e fonte di emulazione per molti artisti contemporanei.
Giorni e orario di apertura: dal 27/01 al 06/05/2018 tutti i giorni dalle ore 9:30 alle 19:00
Prezzo d’ingresso: Intero 12 euro. Ridotto 10 euro. Gratuito per bambini di età inferiore ai 6 anni, accompagnatori di portatori di handicap, membri I.C.O.M., guide turistiche, giornalisti.
Info: 02 39469837 www.raffaellesco.it