A chi non fosse appassionato di storia antica questa statua potrebbe sembrare l’opera contemporanea di un artista eclettico, che crea le sue opere idealizzando le forme e trascurando totalmente le proporzioni.
In realtà questo reperto, che non costituisce un unicum e il cui nome – Ombra della Sera – pare debba essere ricondotto a Gabriele D’Annunzio, risale al III sec. a.C. ed è una vera e propria icona della civiltà etrusca. Oggi è custodita presso il Museo Archeologico di Volterra intitolato a monsignor Mario Guarnacci
(Volterra, 1701-17859), storico eruditissimo che donò alla città la sua ingente collezione archeologica e la sua biblioteca personale, ricca di 50.000 volumi. Della collezione faceva parte anche questa statua realizzata in bronzo alta poco meno di 60 centimetri che rappresenta un fanciullo, stante, con le braccia distese lungo un corpo particolarmente allungato che lo studioso volterriano acquisì, in modi e tempi che non ci sono noti, dalla collezione di Filippo Buonarroti, discendente del celebre Michelangelo.

La sua prima menzione risale al 1737 nell’opera “Museum Etruscum” di Francesco Goti arricchita da un bellissimo disegno dell’autore con l’indicazione di una provenienza volterriana che non è mai stato possibile definire con certezza, anche se le leggende attorno a reperti così singolari, non mancano mai.
La più celebre in questo caso racconta di un archeologo francese che fu sorpreso da un forte temporale mentre passeggiava nel territorio intorno a Volterra. Un contadino lo accolse nella propria casa e lo fece sedere accanto al camino, mentre con un pezzo metallico lungo e affusolato si mise a riattizzare il fuoco. Lo stupore dell’archeologo fu grande quando si accorse che l’improvvisato attizzatoio altro non era che la statuetta votiva etrusca che poi diventò famosa appunto come “Ombra della Sera”.
La mancanza di una documentazione che ne attesti con certezza la provenienza ha alimentato, oltre che leggende, anche dei dubbi sulla sua autenticità, al punto da richiedere nel 2014 l’intervento dei laboratori dell’Istituto di Fisica Applicata “N. Carrara” del CNR di Firenze diretti dal professor Salvatore Siano, per dirimere la questione definitivamente con l’aiuto della scienza. Utilizzando un particolare raggio laser (LIPS: laser induced plasma spectroscopy) ideato e realizzato dai giovani ricercatori dell’istituto, si è potuto dimostrare che la statua risale proprio al periodo ellenistico e che è rimasta interrata per molti secoli prima che qualcuno la riportasse alla luce e finisse poi in casa Buonarroti a Firenze.
Esistono altre statuette votive etrusche di questa fattura risalenti allo stesso periodo e conservate in vari musei italiani ed esteri, tra le quali ricordiamo la figura femminile di Veio e la “La Divinita di Nemi” custodita presso il Louvre di Parigi, al punto che gli studiosi si dicono certi dell’esistenza di un’officina volterriana specializzata in questo tipo di produzioni in bronzo.

Comunque sia l’Ombra della Sera resta muta e gli studiosi non possono che arrendersi di fronte all’impossibilità di dargli un senso o una collocazione che non sia la grande e indistinta categoria degli oggetti votivi, sotto la quale vengono catalogati anche quei reperti che non trovano spiegazioni adeguate.
Francesco Gori nel suo “Museum Estruscum” definisce la statuetta votiva etrusca una divinità giovanile, forse un lemure, spirito dei morti, o Tagete, in quanto nudo e fanciullo al contempo, ma di fatto quel corpo allungato, quel volto ovale caratterizzato dagli occhi incassati e il naso triangolare, con una massa di capelli ricci ad incorniciarlo, resterà senza un nome.
Fotografie di Egisto Sani