Segreti di bellezza nell’Antica Roma

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Se pensate che l’essere sexy e seducenti sia solo un appannaggio moderno, vi sbagliate di grosso!

Ritratto di donna dal Fayum/ ph wikipedia commons
Ritratto di donna dal Fayum/ ph wikimedia commons

Donne bellissime sin dall’antichità sono ricordate per il loro aspetto avvenente e sempre perfetto, ne è un esempio Cleopatra che più per la sua titolatura regale di sovrana d’Egitto è passata alla storia come femme fatale che conquistò uomini di potere come Cesare e Marco Antonio. E gli uomini, almeno quelli non troppo moralisti, non potevano che ammirare una donna bella e seducente, anche se l’arte del maquillage, chiamata anche “ingannevole arteficio”, usata per apparire più belle di quanto non lo si fosse  o per coprire un corpo non più florido e roseo e un viso contrassegnato dalle rughe, era considerato un vizio da cortigiane che falsava la bellezza per accaparrarsi uomini ricchi

Ma quali erano i segreti per un aspetto sempre fresco sin dalle prime ore del mattino? Ci spostiamo nell’antica Roma, di solito le donne raffinate e aristocratiche avevano un vero e proprio team di truccatrici e parrucchieri che era la servitù personale della signora, la domina, che si occupava di tutto, mentre le classi medie si arrangiavano da se e quelle povere, di certo avevano altro a cui pensare.

Pelle secca? Come rimediare se non con un bagno al latte di asina che ammorbidisce e leviga la pelle e dopo da spalmare addosso degli ottimi unguenti orientali che rendono la pelle luminosa e profumata. “Che d’olezzo acre di capro non putisca mai la vostra ascella” ammonisce Ovidio nella sua Ars Amatoria, la regola era lavarsi ogni giorno, certo non tutte potevano permettersi il bagno privato in casa, ma esistevano i bagni pubblici e a partire dall’età repubblicana le terme erano dotate di ogni comforts.

“Che d’ispidi peli pungenti non sia mai la vostra gamba”! Ebbene si, parliamo di ceretta e i gusti dei Romani sembrano sorprendentemente moderni! Ascelle e gambe dovevano essere depilate o con della cera d’api riscaldata oppure con una crema depilatoria a base di pece greca disciolta in olio con resine e sostanze caustiche, per le più coraggiose c’erano le pinzette, ma il lavoro era sicuramente più lungo e doloroso.

Villa Romana del Casale Bikini / ph wikimedia commons

La seduzione passa anche per… l’intimo! In barba ai più famosi negozi d’intimo che supponiamo non avessero ancora un punto vendita nell’Urbe, le donne romane indossavano degli slip morbidissimi in pelle, a vita bassa e ricamati. Si portavano stringendo dei lacci lateralmente in quanto non esistevano ancora gli elastici. L’antenato del reggiseno era una fascia morbida di pelle o tessuto che schiacciava e tirava su il seno in modo che anche le taglie piccole risultavano prosperose! Stiamo parlando di un vero e proprio push-up antico.

Anche il make-up era fondamentale, sempre Ovidio raccomanda di preparare la pelle con delle maschere di bellezza: esistevano ricette con intrugli che schiarivano la pelle, la liberavano dalle efelidi e dalle imperfezioni e…distendevano le rughe per “rendere la pelle più liscia di uno specchio”. Il viso doveva essere ben pulito, dopo veniva applicato un “fondotinta” chiaro perché il viso risultasse candido, a base di miele e biacca, una polvere che si forma sulle superfici di piombo e che è assolutamente nociva! Ma all’epoca questo non si sapeva. L’abbronzatura per le donne nobili era assolutamente vietata, non si addiceva al loro status sociale elevato. L’operazione viso non finiva qui, andava messo il blush (il fard) sugli zigomi con un tocco di ematite per far risultare il viso più vivo.

Trucco occhi: l’ombretto dell’epoca era cenere mista a pigmenti; gli occhi andavano esaltati con un antenato dell’eyeliner di colore nero che poteva essere fatto con nero di seppia, manganese, noccioli di datteri bruciati e… formiche bruciacchiate. Le ciglia si incurvavano con degli appositi strumenti, i nostri piega ciglia e per sottolineare le sopracciglia folte si passava un bastoncino di carbone.

Villa dei misteri -Pompei / ph Soprintendenza Pompei
Villa dei misteri -Pompei / ph Soprintendenza Pompei

Infine i capelli. I capelli erano sempre lunghi, venivano pettinati con pettini preziosi di osso o avorio e venivano acconciati con delle trecce attorcigliate dietro la testa. L’acconciatura doveva essere voluminosa, a seconda della moda del tempo, e per questo si faceva largo uso di extension che venivano man mano applicate a seconda del risultato da ottenere. Rinomato era l’effetto “boccolo” da dare alle ciocche, e con ferri riscaldati si creavano questi effetti ai lati delle tempie; se si voleva esagerare venivano inserite anche delle intelaiature con altri boccoli per creare un volume massimo e un effetto scenico assolutamente impressionante.

Anche all’epoca la caduta dei capelli era un vero e proprio cruccio. Non era solo un problema maschile la canizie, ma anche femminile e veniva “sconfitta” con le erbe di Germania così che “la chioma tinta risultasse più bella che se fosse vera” oppure con l’uso di parrucche. La tintura era assai diffusa, non solo per coprire la perdita dei capelli ma perché, come oggi, alle donne piaceva cambiare il colore della chioma. I colori più rinomati erano il biondo, il nero o il rosso ma anche colori più appariscenti come il blu e il carota, anche se questi andavano per la maggiore tra le cortigiane, e la flava coma, la testa bionda era un appellativo per indicare donne poco serie.

Ritratto di donna dal Fayum/ ph wikipedia commons
Ritratto di donna dal Fayum/ ph wikimedia commons

Una donna non poteva e non può mai uscire di casa senza un filo di rossetto, e qual’era il colore preferito dalle donne romane? Il rosso! Le labbra dovevano risultare carnose e altamente seduttive, venivano composte delle miscele con l’ocra e l’ematite , ma se si voleva un colore più ricco e brillante , la variante costosa era a base di cinabro (solfuro di mercurio) che garantiva un effetto  rouge assolutamente invidiabile.

Un finto neo malizioso veniva disegnato sopra l’angolo della bocca , e a seconda di dove venivano disegnati, il messaggio cambiava ed era ben preciso. Alla fine gocce di profumo, boccettine originali e fragranze personalizzate a seconda dei gusti, che venivano realizzate appositamente da delle botteghe altamente specializzate che facevano arrivare le varie odorazioni dai paesi orientali.

Passano i secoli, ma una donna non doveva mai uscire dismessa e trascurata. Bellezza e seduzione, due armi imprescindibili quindi per attirare lo sguardo degli uomini.

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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