Un gruppo di ricerca polacco-sudanese del Polish Centre of Mediterranean Archaeology dell’Università di Varsavia (PCMA), che dal 2012 indaga sul monastero nubiano medievale di Al-Ghazali, ha scoperto un raro tatuaggio con riferimenti a Gesù Cristo su un corpo inumato 1300 anni fa. Il sito si trova nella zona dello Wadi Abu Dom, nel deserto di Bayuda, nel nord del Sudan, a circa 20 chilometri dalla moderna città di Karima.

Monastero Al Ghazali, Sudan (ph. Polish Centre of Mediterranean Archaeology -Miron Bogacki)

Le indagini archeologiche effettuate nel monastero e nei quattro cimiteri presenti nel sito (all’interno dei quali sono presenti centinaia di sepolture) si sono svolte fino al 2018 sotto la guida del dott. Artur Obłuski. In questi ultimi anni, invece, lo studio si è concentrato sui resti umani, alla ricerca di indizi che potrebbero portare informazioni sia sulla provenienza della popolazione locale che sullo stile di vita delle persone lì sepolte. A seguire questa fase è il team del bioarcheologo Robert J. Stark.

E’ proprio durante la documentazione fotografica effettuata nel laboratorio di bioarcheologia del Polish Centre of Mediterranean Archaeology che la dottoressa Kari A. Guilbault, studiosa delle pratiche del tatuaggio della Purdue University (Indiana), ha identificato un tatuaggio sul piede destro di uno degli individui ritrovati nel 2016 e sepolti nel cimitero 1 di Ghazali.

In un primo momento la studiosa non era sicura di cosa si trattasse, ma “il tatuaggio è diventato chiaramente visibile dopo una serie di esami post-scavo e grazie all’uso della fotografia full spectrum, e a questo punto qualsiasi incertezza iniziale è stata rimossa”.

La scoperta si è rivelata importante anche perché si tratta del secondo ritrovamento che attesti la pratica del tatuaggio nella Nubia medievale.

Cristogramma

Il tatuaggio di Ghazali rappresenta il simbolo Chi-Rho, ovvero un Cristogramma, una combinazione di lettere dell’alfabeto greco chi e rho che formano un’abbreviazione del nome di Cristo.

L’uso di unire insieme le due lettere precede il Cristianesimo e lo ritroviamo nell’Egitto dei Tolomei, ma riferito a un termine diverso: Χρηστός (chrēstós), che significa utile, buono. Tolomeo III Evergete (seconda metà del III sec. a.C.), ne fece ampio uso nel coniare monete in bronzo. In riferimento al Cristo lo ritroviamo intorno al III secolo in contesti privati, soprattutto sui sarcofagi di defunti cristiani. Successivamente all’Editto di Milano il simbolo poté essere inciso su chiese e basiliche e godette di una grande diffusione. Accanto al Cristogramma sono vergate o incise le lettere alfa e omega dell’alfabeto greco, un riferimento al Libro dell’Apocalisse di Giovanni: “Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega. Il Principio e la Fine”.

Ph. Polish Centre of Mediterranean Archaeology dell’Università di Varsavia – Kari A. Guilbault

La posizione del tatuaggio sul piede destro è intrigante, fanno notare Robert Stark e Kari Guilbault, poiché potrebbe voler indicare il punto in cui venne piantato il chiodo nel piede di Cristo durante la sua crocifissione.

Anche se il tatuaggio dimostra che l’uomo era cristiano, non significa che fosse un monaco, in quanto non fu sepolto nel cimitero riservato ai religiosi del monastero, ma in un cimitero utilizzato da persone delle comunità vicine.

Dalla datazione al radiocarbonio si stima che la persona visse tra il 667 e il 774. A quel tempo, il cristianesimo era la religione principalmente praticata nella regione. Probabilmente l’uomo si spense tra i 35 e i 50 anni di età.

Foto e immagine digitale del tatuaggio con il Cristogramma Chi-Rho e le lettere greche alfa e omega sul piede dell’individuo sepolto a Ghazali. (Image: Polish Centre of Mediterranean Archaeology dell’Università di Varsavia – Kari A. Guilbault)

Source: livescience

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Tiziana Giuliani

Egittofila, sin dall’infanzia appassionata di Antico Egitto, collabora con l’associazione Egittologia.net dal 2010. Ha contribuito alla realizzazione di EM-Egittologia.net Magazine (rinominato poi MediterraneoAntico) seguendone la pubblicazione già dai primi numeri e ricoprendo in seguito anche il ruolo di coordinatrice editoriale. Dal 2018 è capo redattrice di MediterraneoAntico.

Organizza conferenze ed eventi legati al mondo degli Egizi, nonché approfondimenti didattici nelle scuole di primo grado. Ha visitato decine di volte la terra dei faraoni dove svolge ricerche personali; ha scritto centinaia di articoli per la ns. redazione, alcuni dei quali pubblicati anche da altre riviste (cartacee e digitali) di archeologia e cultura generale. Dall’estate del 2017 collabora con lo scrittore Alberto Siliotti nella realizzazione dei suoi libri sull’antico Egitto.

Appassionata di fotografia, insegna ginnastica artistica ed ha una spiccata predisposizione per le arti in genere.

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