Facciamo quest’oggi un salto in Giappone, precisamente nel Giappone del Periodo Kofun, tra la metà del III e il IV secolo dopo Cristo; grossomodo, un periodo che in Europa va da Diocleziano all’invasione dei Longobardi in Italia. In questi secoli, in Giappone si sviluppa una “moda” in ambito funerario, quello di seppellire le personalità di spicco della società in grandi tumuli chiamati, appunto, “kofun”.

Originari della Protostoria, questi tumuli di grandezza variabile erano in origine, probabilmente, delle collinette naturali che venivano scavate e adibite a luogo di estremo riposo per i più potenti e ricchi membri della nobiltà giapponese. Con il tempo, iniziarono a essere ricavati in collinette artificiali e a diventare un vero e proprio status symbol per l’intera nobiltà, moltiplicandosi e dando così il nome al periodo storico. La loro forma e le dimensioni potevano variare: i più grandi ad oggi noti, costruiti come tomba di due imperatori, superano i 400m di lunghezza. La forma più classica è quella con la pianta “a buco di serratura”, che prende il nome di “zempo koen”, ma ne esistono anche a pianta rettangolare, quadrata e circolare.

Il colossale kofun dell’Imperatore Ojin, parte del complesso dei Mozo-Furuichi Kofun, patrimonio Unesco.

L’ingresso alla camera funeraria poteva avvenire tramite un pozzo verticale o un corridoio orizzontale, e solitamente l’intera struttura era circondata da pozzi o fossati per demarcare il limite tra mondo dei vivi e mondo dei morti. Il corredo dei defunti comprendeva poi gli oggetti a loro più cari, e spesso anche degli “haniwa”. Questi oggetti erano statue in terracotta, raffiguranti elementi zoomorfi o soldati; la loro cura nella verisimiglianza e il gran numero in cui sono stati rinvenuti, permette agli studiosi moderni di ricostruire nel dettaglio la panoplia giapponese di quest’epoca.

(Se ve lo steste chiedendo, il celeberrimo Esercito di Terracotta cinese c’entra solo in parte: è probabile che le ragioni per cui vennero costruiti siano le medesime, ma il caso cinese rappresenta un unicum nel panorama culturale e, soprattutto, è di almeno quattro secoli più antico!).

Due celebri esemplari di figurine Haniwa, raffiguranti un guerriero e un cavallo.

Proprio indagando una di queste grandi sepolture, il Tomio Maruyama Kofun, pochi chilometri a est di Osaka, sono stati rinvenuti dei reperti da record. Gli archeologi del Nara Municipal Buried Cultural Properties Research Center e dell’Istituto Archeologico della Prefettura di Nara presso Kashihara hanno rinvenuto, accanto a una bara in legno di 5 metri di lunghezza, lo specchio e la spada più grandi mai trovati. La riproduzione delle immagini è al momento ancora parzialmente vincolata, ma per i nostri lettori sarà sufficiente cliccare su questo link per vedere le foto di scavo realizzate ai due pezzi forti: https://www.asahi.com/ajw/articles/photo/45192463.

Schema della sepoltura nel Tomio Maruyama Kofun. Credits to Japan Forward

Lo specchio, realizzato interamente in bronzo (il vetro per gli specchi verrà inventato solo nel Medioevo), ha l’insolita forma di uno “scudo Daryumon”, simile alla forma “a buco di serratura” dei kofun zempo koen; solitamente, gli specchi in bronzo di questo periodo hanno forma circolare. Sul retro, sono incisi due motivi tipici del periodo, perfettamente analoghi a quelli degli specchi Daryukyo; essi inquadrano una borchia, al centro della superficie, che ha la doppia funzione di impugnatura e di renderlo ancor più somigliante a uno scudo. Con i suoi 31x64cm, è il più grande oggetto di questo tipo mai emerso da uno scavo.

Un tipico specchio-Daryukyu, con un simbolo analogo a quelli dello specchio del Tomio Maruyama Kofun. Credits to Tokyo National Museum

Pezzo forte dei ritrovamenti, tuttavia, è la colossale spada-dakoken: realizzata interamente in bronzo, misura 2,37 metri di lunghezza, ed è larga 6cm. La sua lama non è dritta come quella dei tipici spadoni a due medievali, né incurvata come una scimitarra. Ha invece un profilo sinuoso, “a onde”, a richiamare la forma di un serpente. Le sue enormi dimensioni e la sua forma peculiare hanno fatto capire agli studiosi che si trattava di un’arma da parata o processionale, non da combattimento; la sua collocazione in una tomba, inoltre, ne rafforza il valore simbolico come amuleto di natura ctonia. Si tratta anche in questo caso di un reperto da record: mai in Giappone era stata trovata intatta una spada di tali dimensioni.

Elsa della spada-dakoken del Tomio Maruyama Kofun. Credits to Nara Municipal Buried Cultural Properties Research Center

Analizzati questi ritrovamenti, una domanda resta senza risposta: chi fu la persona ivi sepolta, che poté permettersi un tale corredo? Per rispondere, gli esperti aspettano di aver analizzato i resti contenuti all’interno della grande bara; fortunatamente, infatti, essa non è stata mai violata nel corso del millennio e mezzo della sua esistenza. Tuttavia, voci di corridoio non troppo peregrine vorrebbero qui sepolto un guerriero e capofamiglia di un grande casato della nobiltà nipponica. Particolarmente suggestivo il fatto che, nel Periodo Kofun, i grandi clan (“uji”) dell’arcipelago si riconoscessero figli ciascuno di un “uji no kami”, ossia un eroico capostipite discendete da una divinità tutelare e detentore dei “tre simboli sacri”: la Spada, lo Specchio in Bronzo e il Gioiello…

Si attendono con curiosità nuove notizie, magari la scoperta… di un gioiello da record!

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