Giovanni Belzoni e il bicentenario dimenticato

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Ritratto di Giovanni Belzoni pubblicato nel suo libro “Viaggi in Egitto e in Nubia” nel quale il grande esploratore descrive le sue scoperte e le sue avventure. (Coll. privata)

Tutti conoscono la piramide di Chefren a Giza e il grande tempio di Abu Simbel, molti la tomba del faraone Sethi I nella Valle dei Re, ma pochi sanno che questi tre celebri monumenti sono legati a un personaggio inspiegabilmente quasi dimenticato, soprattutto in Italia: Giovanni Belzoni, nato a Padova nel 1778 di cui quest’anno si dovrebbe commemorare il bicentenario di due delle sue grandi imprese.

Belzoni fu il primo a riuscire a penetrare nel tempio di Ramesse II ad Abu Simbel che era stato scoperto quattro anni prima dal grande orientalista svizzero Johann Ludwig Burckhardt, semisepolto dalla sabbia. Altri avevano tentato di penetrare all’interno del tempio ma senza riuscirvi e solo Belzoni riuscì a compiere la difficilissima impresa, il 1° agosto 1817. Poco più di due mesi dopo il padovano era in azione nella Valle dei Re dove, il 16 ottobre 1817, scoprì, sepolto sotto sei metri di detriti, l’ingresso della tomba di Sethi I, secondo sovrano della XIX Dinastia (1294-1279 a.C.) e padre di Ramesse II. Si trattava della più grande e della più profonda tomba della valle, lunga ben 137 metri, la prima le cui pareti erano completamente decorate con passi dei grandi testi religiosi: il Libro delle Porte, il Libro dell’Amduat, le Litanie di Ra.

L’ingresso di Belzoni nella camera sepolcrale della piramide di Chefren. Il padovano la trovò completamente vuota con un grande sarcofago in granito anch’esso vuoto. (Padova, Biblioteca Civica)

E pochi giorni prima Belzoni aveva scoperto anche la tomba del padre di Sethi I, Ramesse I, fondatore della XIX Dinastia.

L’anno successivo Belzoni rivolse le sue attenzioni alla piramide di Chefren a Giza che insieme a quella di suo padre Cheope e di Micerino è l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico giunta fino a noi.

Allora si riteneva, sulla base di affermazioni dell’autorevole storico greco Erodoto, che la piramide non avesse camere interne ma Belzoni non era dello stesso parere.

La firma di Belzoni nella camera sepolcrale della piramide di Chefren nella quale riuscì a penetrare il 2 marzo 1818. (foto Alberto Siliotti)

Basandosi sul suo straordinario intuito e su una serie di ragionamenti il padovano riuscì ad individuare il punto esatto in cui, nascosto da enormi blocchi di calcare, si celava un corridoio che immetteva nella camera sepolcrale della piramide.

Ma come era giunto in Egitto questo singolare personaggio?

Figlio di un barbiere padovano Giambatta Bolzon (questo era il suo vero nome) aveva deciso che la professione paterna non lo interessava per nulla e che la sua città natale gli stava troppo stretta.

Come scrisse anni dopo Bernard Depping, il traduttore francese del suo celebre giornale di viaggio che pubblicò al suo ritorno in patria, «egli era nato viaggiatore come altri nascono poeti, ingegneri o astronomi».

A 16 anni Belzoni, spinto dall’amore per il passato e per la storia della «città eterna» si recò a Roma dove soggiornò per quattro anni, poi si recò in Olanda e infine, nel 1803, in Inghilterra dove visse per nove anni diventando suddito britannico. Era un giovane venticinquenne di aspetto imponente, era alto più di due metri, dotato di una forza fisica eccezionale: non aveva fatto nessun tipo di studi, non conosceva nessuna lingua tranne il dialetto padovano e non aveva nessuna disponibilità finanziaria, ma riuscì comunque a cavarsela. Quasi subito dopo il suo arrivo Belzoni sposò una ragazza di Bristol, Sarah Banne che sarebbe diventata la sua inseparabile compagna d’avventure e cambiò il suo nome in Belzoni. Per vivere si esibiva in giochi di forza nei teatri e nei circhi: il suo numero più famoso consisteva nella cosiddetta «piramide umana» nel quale sollevava nove persone contemporaneamente portandole in giro per il palcoscenico, ma in realtà il padovano creava anche stupefacenti giochi ottici e di idraulica, scienza nella quale si dimostrò un vero e proprio genio. Alla fine anche l’Inghilterra, come Padova molti anni prima, gli divenne stretta e decise di tentare nuove avventure in Oriente con l’intento di raggiungere Costantinopoli. Si imbarcò quindi alla volta di Malta dove casualmente incontrò un emissario del potente Pascià d’Egitto Mohamed Ali che stava cercando esperti per innovare i sistemi di irrigazione del paese. Belzoni si propose come esperto capace di costruire una macchina idraulica assai più efficace di quelle allora utilizzate.

Per celebrare l’apertura della piramide di Chefren da parte del Belzoni gli Inglesi coniarono questa medaglia commemorativa. Per un errore dell’artista, però, la piramide raffigurata è quella di Cheope. (foto Alberto Siliotti)

Nel 1815 lo ritroviamo al Cairo alla corte del Pascià dove iniziò i lavori per realizzare la nuova macchina idraulica di sua invenzione che presentò a Mohamed Ali dopo mesi di lavoro. Purtroppo un incidente capitato durante la dimostrazione ufficiale e soprattutto i cortigiani e i funzionari che cospiravano contro di lui temendo l’efficienza della sua invenzione che, oltre ad arrivare da un paese straniero, avrebbe causato, a loro dire, un aumento del numero dei disoccupati, suggerirono a Mohamed Ali di bocciare il progetto.

Belzoni si ritrovò quindi senza lavoro e senza soldi ma fortunatamente Burckhardt, lo scopritore del tempio di Abu Simbel e della città perduta di Petra che nel frattempo era diventato suo grande amico e di cui si commemora proprio quest’anno il bicentenario della morte, gli propose un nuovo lavoro, un’impresa…… impossibile.

A Tebe nel tempio memoriale di Ramesse II che Champollion chiamò successivamente Ramesseo, vi era un busto colossale di straordinaria bellezza del faraone soprannominato «il Giovane Memnone».

Gli scienziati dell’Armata Napoleonica avevano tentato invano di rimuoverlo con l’intento di mandarlo in Francia al museo del Louvre ma erano stati costretti a desistere dall’operazione.

L’ingegnoso sistema escogitato da Belzoni per rimuovere dal Ramesseo il busto del Giovane Memnone il cui peso superava le 7 tonnellate su un percorso di oltre tre chilometri. Fu la prima grande impresa dell’esploratore padovano in Egitto. (Coll. privata)

Burckhardt chiese a Belzoni di trasportare il busto fino al Nilo e di imbarcarlo su un battello: l’impresa sarebbe stata finanziata da Burckhardt stesso e dal console inglese Henry Salt che sarebbe diventato il datore di lavoro di Belzoni fino alla sua partenza dall’Egitto, nel 1819. Nonostante gli innumerevoli ostacoli Belzoni con le sue conoscenze meccaniche e con la sua abilità nel persuadere i locali a lavorare per lui (cosa veramente difficilissima) riuscì nell’impresa e grazie a lui il busto del Giovane Memnone troneggia nella grande galleria della statuaria egiziana del British Museum, anche se il suo nome non appare nemmeno nella didascalia del reperto.

Belzoni iniziava così la sua straordinaria carriera nel mondo dell’archeologia…

Allora gli archeologi, nel senso moderno della parola, non esistevano ancora e nemmeno l’egittologia, scienza che avrebbe avuto inizio pochi anni dopo nel 1822 con Jean-François Champollion e la decifrazione della scrittura geroglifica: i rappresentanti diplomatici della potenze europee tra i quali primeggiavano Henry Salt e il console di Francia Bernardino Drovetti, facevano a gara per procurarsi il maggior numero possibile di reperti per inviarli nei loro paesi, spesso ingaggiando avventurieri senza scrupoli.

Quando rientrò a Londra Belzoni realizzò la prima mostra al mondo sull’Egitto che inaugurò nell’Egyptian Hall di Piccadilly il 1° maggio 1821. L’attrattiva maggiore della mostra, che ebbe un enorme successo, fu la ricostruzione a grandezza naturale di due sale della tomba di Sethi. (Coll. privata)

Belzoni, però, era un personaggio diverso da tutti gli altri «cacciatori di antichità» che setacciavano l’Egitto: egli cercava anche di capire il significato dei monumenti e a suo modo li studiava eseguendo piante e rilievi. Nella tomba di Sethi I non asportò nessuno dei meravigliosi bassorilievi che ne decoravano le pareti come fecero poi Champollion, Rossellini e l’egittologo prussiano Karl Richard Lepsius, ma li ricopiò pazientemente grazie anche all’aiuto del medico e disegnatore senese Alessandro Ricci, cosa che gli permise di allestire, una volta ritornato a Londra nel 1821, la prima mostra al mondo sull’Egitto nella quale ricostruì a grandezza naturale due stanze della tomba di Sethi I. Fece importanti spedizioni geografiche che gli permisero di scoprire la città perduta di Berenice, il più importante porto in età tolemaica e romana del Mar Rosso e fu il primo europeo a esplorare il Deserto Occidentale raggiungendo l’oasi di Baharia. Belzoni morì nel 1823 mentre cercava, da solo, di raggiungere la mitica città di Timbuctù e di esplorare il corso del fiume Niger.

La copertina del libro scritto dall’egittologa inglese Joyce Tyldesley e pubblicato dalla BBC nella quale Belzoni è raffigurato insieme agli altri due grandi personaggi della storia dell’egittologia: Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon, e Jean-François Champollion, il decifratore della scrittura geroglifica. (foto Alberto Siliotti)

Un libro sulla riscoperta della civiltà egiziana scritto dall’egittologa Joyce Tyldesley, e pubblicato in Inghilterra dalla BBC, reca in copertina l’immagine di Belzoni affiancato dagli altri due grandi personaggi che furono i principali protagonisti di questa riscoperta: Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon, e Champollion, mentre in Svizzera all’Antiken Museum di Basilea nel prossimo ottobre verrà inaugurata una mostra dedicata alla tomba di Sethi I. In Italia al momento solo silenzio…

 

All’Antikenmuseum di Basilea la mostra

“Scanning Seti. La régéneration d’une tombe de Pharaon” (29.10.2017 – 06.05.2018)  http://www.museenbasel.ch/fr/musees/expositiondetails.php?id=23932

 

Per ricordare le avventure di Giovanni Belzoni in ottobre sarà organizzato un viaggio in Egitto «Sulle orme di Belzoni» a cura della Rallo Viaggi http://www.agenziarallo.it/files/index/download/id/1487181556/

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