È un rientro voluto e atteso da tempo quello del Cavaliere Marafioti all’interno del nuovo allestimento del Museo archeologico di Reggio Calabria.
Il gruppo scultoreo in terracotta, rappresentante un cavaliere a cavallo sostenuto da sfinge, presentato ieri pomeriggio alla stampa dal Direttore Carmelo Malacrino, è entrato nel 2013 nel progetto Restituzioni del gruppo Intesa Sanpaolo, che ne ha permesso, in un cantiere en plein air all’interno del museo, un adeguato e sorprendente restauro a cura dei dottori Sante Guido e Giuseppe Mantella. La storia archeologica del gruppo è abbastanza curiosa; la scoperta si deve al famoso archeologo Paolo Orsi negli scavi che condusse nel 1910 a Locri, che lo ricostruì assieme al suo team di restauratori da ben 186 minuti frammenti ritrovati in uno strato di crollo. Il cavaliere infatti, doveva essere un acroterio centrale di un tempio dorico forse dedicato a Zeus, situato nel punto nord della città. Se nella figura del cavaliere si vuole riconoscere un Dioscuro, questo secondo l’iconografia classica, doveva essere affiancato da una seconda figura identica, dal momento appunto che i figli di Zeus e Leda erano due gemelli raffigurati sempre in coppia, ma del secondo gruppo nulla è stato ritrovato. L’ipotesi che il giovane fosse un Dioscuro è stata accolta in seguito a numerosi confronti con altri gruppi rappresentanti i figli di Zeus e Leda; il gruppo è noto a Metaponto , a Francavilla Marittima , a Metauros , dove una delle due statue conserva la sfinge e anche nella stessa Locri nel santuario di Marasà.
Dal punto di vista qualitativo e stilistico, il Cavaliere Marafioti è da sempre stato considerato uno straordinario prodotto di bottega coroplastica locrese d’età classica, in quanto la bottega realizzò il gruppo in terracotta in un unico pezzo con vari accorgimenti per far si che in cottura non si rompesse. Oggi finalmente possiamo ammirarne la sua particolare bellezza, grazie anche all’ultimo intervento di restauro che ha riservato non poche sorprese. Il lavoro ha permesso infatti il recupero di numerose tracce di policromia originaria, i cui colori nero, bianco e rosso arancio variamente sfumato, erano stati già intuiti da Orsi.
Dobbiamo dire che quello che era stato annunciato al MArRC il 30 Aprile, cioè creare un museo accogliente e con tante novità, non lascia disattesi i tanti turisti e ammiratori che ieri erano presenti . Sono tante le iniziative offerte per questa estate, e sono tanti i progetti che vedono coinvolti i reperti che sono ospitati. Il cavaliere Marafioti è sicuramente una delle eccellenze che da poco sono rientrate; ricordiamo che dopo una lunga esposizione a Milano alle Gallerie d’Italia, il gruppo è stato esposto una settimana al museo archeologico di Locri, suo luogo di provenienza, e questo ci fa ben sperare su altre collaborazioni tra il museo di Reggio e gli altri poli museali calabresi dislocati sul territorio e ben ricchi di storia magno-greca. Alla bellezza visiva del gruppo si affianca anche la moderna tecnologia; è possibile vedere l’opera tramite una restituzione digitale creata della digi.Art Servizi Digitali a cura della Dott.ssa Rosanna Pesce , che ne permette così una più approfondita visione.
A questo link potete vedere il modello digitale : https://spark.adobe.com/page/gVaA8/ e se ancora non vi basta, maggiori approfondimenti potete vederli e sentirli in questo video, direttamente dalle parole di coloro che hanno restituito alla comunità un pezzo unico e inimitabile come il Cavaliere di Casa Marafioti.
Immagini: ph/ Maria Mento
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