Nuove eccezionali scoperte dal cantiere della metro C di Roma. Nella stazione di via Amba Aradam gli archeologi hanno rinvenuto i resti di altri due edifici adiacenti al dormitorio della caserma romana portata in luce tra il 2015 e la primavera del 2016. Pur avendo funzioni diverse, i nuovi ambienti si presentano come parte integrante del grande complesso militare e si datano ad età adrianea (inizi del II secolo d.C.), apparendo quindi contemporanei alle costruzioni di alloggio dei soldati.
Lo scavo è sceso a 12 metri di profondità dalla superficie, con i resti archeologici che si dispongono ad una quota più bassa di circa 3 metri rispetto al resto della caserma. L’elemento di spicco sembra essere quella che è stata rinominata la “casa del comandante” , un edificio rettangolare di circa 300 metri quadri con accesso da un’ampia area all’aperto, per mezzo di gradini che immettono in un corridoio con pavimento in opus spicatum. 14 sono gli ambienti rinvenuti disposti intorno ad un cortile centrale con fontana e vasche e meravigliose sono le decorazioni dei pavimenti e delle pareti. La ricchezza della casa si denota infatti dalla pavimentazione in sectile a quadrati di marmo bianco e ardesia grigia, dai mosaici figurati di alcuni ambienti e dalla decorazione delle pareti con intonaci dipinti o bianchi. Ancora in corso di scavo un ambiente che doveva essere riscaldato.
Gli archeologi hanno trovato infatti la presenza di suspensurae, cioè di pile di mattoni che dovevano formare un’intercapedine al di sotto del pavimento per il passaggio di aria calda. La domus sembra sia incorsa a diverse ristrutturazioni nell’arco del tempo, sia dei pavimenti sia dei rivestimenti parietali che sono stati rifatti più volte con l’intento di mantenere in buono stato l’edificio. I lavori hanno interessato anche la forma della struttura e le dimensioni degli ambienti, nonché le aperture di passaggio. Nell’ultima fase di vita, una scala doveva portare al piano superiore, probabilmente un accesso ad uffici o al dormitorio dei soldati, posto più in alto. L’attribuzione ad un comandante di guarnigione è in corso di studio, sicuramente è da escludere che potesse essere residenza di un privato cittadino in quanto la domus è a stretto contatto con l’edificio militare di proprietà imperiale. L’altro edificio messo in luce, nell’ala ovest, è una sorta di area di servizio, con pavimenti in opera spicata, vasche e complesse canalizzazioni idriche.
Quest’ala, attraverso una soglia in blocchi di travertino, era in comunicazione con un tracciato viario in basoli e probabilmente accoglieva merci da stoccare, forse temporaneamente. Di particolare importanza, il rinvenimento di elementi lignei come i resti delle cassaforme utilizzate per edificare le fondazioni dei muri con tavole e ritti ritrovati ancora in situ sulle fondazioni ed elementi di carpenteria (tavole, travi, travetti) accatastati o buttati in fosse. Per Roma il ritrovamento di elementi lignei è assolutamente raro e solo grazie agli scavi della metro C e alla sua profondità è stato possibile portare alla luce rilevanti testimonianze. Ma le scoperte non sono ancora finite. A venire alla luce anche molti materiali di uso comune e ed elementi preziosi come anelli d’oro e un manico d’avorio intarsiato di un pugnale, amuleti e i bolli laterizi che hanno permesso la datazione dei reperti e delle ristrutturazioni avvenute nel corso del tempo. Gli edifici, così come la caserma, furono abbandonati e messi fuori uso intenzionalmente.
I muri vennero rasati ad un’altezza massima di 1,5 metri, gli ambienti spoliati e interrati. Questo perché dopo la metà del III secolo d.C., si mise mano alla costruzione delle Mura Aureliane (271-275 d.C.) che non dovevano avere davanti costruzioni che potessero proteggere o nascondere i nemici di Roma, ma solo una spianata facilmente controllabile. La caserma però non sembra essere un unicum nella zona. Lungo le pareti meridionali del Celio sono stati scoperti, in periodi diversi, anche altri resti di strutture simili a quella di Amba Aradam: i Castra Nova Equitum Singularium, che si trovano sotto la Basilica di San Giovanni in Laterano, i Castra Nova Equitum Singularium all’imbocco di Via Tasso, i Castra Peregrina presso la chiesa di Santo Stefano Rotondo. Infine, un frammento recentemente trovato della Forma Urbis, la grande pianta marmorea di Roma di epoca severiana, riproduce la planimetria di un’altra caserma ubicata presso villa Celimontana.
Le pendici meridionali del Celio, in un periodo che va dalla prima metà del II secolo a.C. in poi, fu interessato da un grande numero di alloggiamenti militari, connotandosi quindi come un vero e proprio acquartieramento militare. Francesco Prosperetti, alla guida della Soprintendenza di Roma, assicura che entro una quindicina di giorni i nuovi ritrovamenti verranno smontati per permettere ai lavori della metropolitana di continuare. L’obiettivo è quello di una grande esposizione all’interno della stazione museo disegnata dall’architetto Paolo Desideri. Si sta rivedendo il progetto proprio per inserire le nuove scoperte con la certezza che alla fine dei lavori Roma avrà la stazione archeologica della metropolitana più bella del mondo.