Il dio più amato dai Greci, Dioniso, arriva in una grande mostra al Museo archeologico di Reggio Calabria per inebriare i suoi visitatori con una carica prorompente di fascino e seduzione. Dioniso è il dio che più di tutti ha ammaliato gli uomini antichi grazie anche alla sua complessità che nasce dal suo essere multiforme, sfuggente ma sempre presente. È un dio che unisce gli opposti: maschile e femminile, follia e sapienza, l’essere greco e barbaro, l’essere civilizzato e il selvaggio e regala agli uomini gioia assoluta grazie alla sua “mania”, la possessione dei fedeli o ebbrezza distruttiva, tramite il dono della vite, da cui si ricava la bevanda per eccellenza, il vino.
Il mito lo vuole nato da Zeus e Semele, figlia di Cadmo. Questa, non si sa se per volontà sua o seguendo un malevolo consiglio di Era, moglie di Zeus e molto gelosa, chiese al dio di mostrarsi in tutto il suo splendore, ma sciaguratamente, rimase incenerita dalla visione sotto forma di fulmine di Zeus. Quando questo accadde, Dioniso era ancora nel grembo materno e fu salvato dal padre che lo cucì dentro la sua coscia, da cui nacque dopo la gestazione divina.
Successivamente fu affidato alle cure di Ino, sorella di Semele, ma dopo l’impazzimento di questa fu curato dalle ninfe del monte Nisa. Viaggiò molto, andò in Egitto, in Siria e giunse anche in Frigia presso la dea Cibele dalla quale apprese le danze che divennero parte integrante delle feste in suo onore, gli orgia. I suoi riti si diffusero dalla Tracia all’India, ma solo quando giunse a Tebe, terra di sua madre, e dopo essersi rivelato come dio, gli orgia furono per la prima volta celebrati in Grecia.
Dioniso è considerato inventore del vino, gli si attribuiva inoltre il ciclo vitale degli alberi e dei fiori ed è colui che donò agli uomini la bevanda che faceva dimenticare gli affanni e venire gioia nei banchetti. Il vino induceva al canto, all’amore ma anche alla sfrenatezza e alla violenza che nel sacrificio rituale era strumento di mediazione tra l’uomo e il divino. Spesso, nelle feste in suo onore, veniva invocato per rinnovare i cicli di vita vegetali e affinchè scorresse il vino attraverso una sua epifania tra gli uomini. Le più importanti celebrazioni in suo onore erano le piccole Dionisie che si svolgevano in campagna nel mese di posideone; le Dionisie urbane o Lenee, in Atene, che si svolgevano nel mese di gamelione, accompagnate da rappresentazioni drammatiche e processioni; le Antesterie, festeggiate al principio della primavera; le grandi Dionisie, le più importanti, celebrate nel mese di elafebolione con processioni rituali, agoni tragici e gare ditirambiche.
La Grecia ed Atene in particolare amarono molto la sua figura, tanto da dedicargli le feste più importanti della polis e delle colonie della Magna Grecia, e lui dal canto suo amava gli uomini, portando all’umanità due grandi doni: il vino e il teatro. In occasione delle Grandi Dionisie, le feste più importanti ateniesi, il teatro era l’evento culturale più apprezzato dalla società aristocratica e non, occasione di agoni teatrali che richiamavano in città le figure artistiche più prestigiose.
Il ricco percorso espositivo, curato dal direttore Carmelo Malacrino e dalla dott.ssa Federica Giacobello, condurrà il visitatore alla scoperta del dio grazie all’esposizione di ben ottanta reperti, accuratamente selezionati per illustrare le sezioni della mostra e frutto anche di due preziose collaborazioni esterne quali il Museo archeologico di Napoli e Intesa Sanpaolo che hanno contribuito ad arricchire il percorso.
Alcuni reperti – spiega il direttore Malacrino – sono del tutto inediti e vengono presentati al pubblico per la prima volta proprio in questa esposizione. La mostra, che nasce dalla collaborazione del MArRC con Intesa Sanpaolo, rientra nel più ampio progetto espositivo “Il Tempo dell’Antico”, dedicato alla valorizzazione e alla condivisione con la collettività della ricca collezione di ceramiche magno greche e attiche della banca. La ricca raccolta si compone di un corpus di oltre cinquecento reperti provenienti da corredi funerari di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari. I vasi furono prodotti tra VI e III secolo a.C. nelle officine ceramiche dell’Apulia e della Lucania o importati da Atene e forniscono una significativa testimonianza della cultura materiale e dell’arte della Grecia d’Occidente.
I reperti della collezione di Intesa Sanpaolo scelti per la mostra sono 17, mentre 4 sono i prestiti del Museo archeologico di Napoli messi a disposizione grazie alla generosa collaborazione del direttore Paolo Giulierini con il supporto di Valeria Sampaolo, curatrice delle collezioni del museo napoletano.
Grazie alla mostra, la mitologia classica torna ad essere protagonista di questa grande esposizione con l’attenzione tutta catalizzata sull’affascinante Dioniso e sul mondo che lo circonda fatto di Menadi, Satiri, ebbrezza, follia e arte nella sua più alta forma, l’agone teatrale.
L’esposizione è il frutto dello zelante lavoro di tutto il personale del museo, con un’organizzazione completamente interna che ha gestito le procedure di prestito, la progettazione e l’allestimento. Il catalogo della mostra rientrerà nella nostra collana di Edizioni scientifiche, i cui introiti saranno destinati al finanziamento di altre iniziative culturali».
Marmi, ceramiche, terrecotte, oggetti in osso, bronzo e argento concorreranno a rendere unica la mostra “Dioniso. L’ebbrezza di essere un dio”. Sarà possibile ammirare questa straordinaria selezione di reperti sino al prossimo 25 marzo.