Dopo anni di pressioni e di campagne per il rientro in patria dei marmi del Partenone, la Gran Bretagna ha accettato di avviare le trattative con il governo greco sotto l’egida dell’Unesco. Il Partenone potrebbe così ritornare a splendere dopo ben due secoli, da quando Lord Elgin trasportò frontoni, metope e fregio del Tempio di Atena a Londra per esporli al British Museum.

Una richiesta formale per il ritorno permanente in Grecia di tutte le sculture del Partenone della collezione britannica è stata presentata per la prima volta nel 1983. Da allora si sono formati due gruppi distinti: il primo a sostegno della totale legittimità con cui i marmi sono stati spostati da Lord Elgin e conservati dal British Museum, il secondo a sostegno della restituzione totale delle sculture alla città di Atene, legittima proprietaria.

L’azione di Lord Elgin, ambasciatore del governo britannico presso l’Impero Ottomano, – all’inizio del XIX secolo era l’autorità di Atene – si è concretizzata nella rimozione di alcune statue da lui ritenute ormai rovinate e bisognose di restauri dall’acropoli di Atene e, di conseguenza, nel trasporto di 15 metope, 17 figure frontali e 75 m del fregio originale a Londra.

Quindi, si occuperanno delle trattative – sempre sotto il controllo e l’aiuto di Unesco – il sottosegretario alla Cultura britannico, Lord Parkinson e la sua controparte greca, Lina Mendoni. Al centro ci sarà la proposta dello scorso novembre del premier ateniese Kyriakos Mitsotakis: le sculture torneranno ad Atene sulla base di un prestito a lungo termine e in cambio a Londra andranno delle opere d’arte antica ora conservate in Grecia.

La situazione però non è così semplice: il governo britannico sostiene che la decisione della restituzione dei marmi spetti al British Museum, in quanto custode delle opere, di contro il museo sostiene che sia il Parlamento a dover promulgare un decreto che metta fine alla disputa. Sembra, senza dubbio, un gioco con lo scopo di rallentare le trattative e lasciare la questione senza un’effettiva risoluzione.

Ma le pressioni da parte delle autorità greche sono molto pesanti, tanto che potrebbe addirittura intervenire Boris Johnson. Non va dimenticato che da studente l’attuale premier era presidente della Oxford Union, la società di dibattiti dell’università inglese, e appoggiò una mozione che chiedeva la restituzione ad Atene delle sculture. Forse davvero il Partenone tornerà a splendere?

Advertisement
Articolo precedenteScoperta la tomba di Mehtjetju, il funzionario che aveva accesso ai documenti segreti del regno.
Prossimo articoloL’altro MANN. Depositi in mostra.
Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here