La missione archeologica egiziana guidata dal Dott. Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha portato alla luce nei pressi del Bubasteion due laboratori di imbalsamazione per mummie umane e animali – considerati i più grandi e completi fino ad ora scoperti – e risalenti alla XXX Dinastia (380-342 a.C.) e all’inizio dell’Epoca Tolemaica (350-250 a.C. ca).

A dare l’annuncio è proprio il Dott. Waziri, accompagnato dal Ministro del Turismo e delle Antichità Ahmed Issa, durante l’attesissima conferenza stampa con giornalisti e autorità egiziane e internazionali tenutasi ieri pomeriggio ai piedi della Piramide a gradoni di Djoser, a Saqqara.

Il laboratorio di imbalsamazione umana è una struttura rettangolare costruita in mattoni crudi, suddivisa al suo interno in una serie di stanze con letti in pietra – lunghi 2 m, larghi 1 m e alti 50 cm – su cui venivano adagiati i corpi per la mummificazione. I letti erano rivestiti da malta impermeabile e inclinati in modo da far percolare il sangue e gli altri liquidi organici trattati durante l’operazione di imbalsamazione. Inoltre, nelle stanze sono stati rinvenuti numerosissimi vasi in terracotta contenenti gli unguenti utilizzati durante il procedimento, oltre ad una serie di strumenti medici e di vasi rituali.

Il laboratorio di imbalsamazione per gli animali si presenta come una struttura rettangolare in mattoni crudi e pavimenti in pietra, è suddiviso in stanze più piccole con all’interno 5 letti in pietra, di dimensioni minori rispetto a quelli umani, dove sono stati rinvenuti una serie di vasi fittili e di strumenti per l’imbalsamazione. Probabilmente era destinato alla mummificazione di gatti, gli animali sacri alla dea Bastet, come suggerisce la vicinanza al Bubasteion, ovvero il luogo in cui la dea era venerata.

I due laboratori per l’imbalsamazione e la tensostruttura montata per la conferenza stampa, ph. Luxor Times

Il Dott. Sabri Farag, Direttore generale del sito archeologico di Saqqara, ha poi annunciato la scoperta di due tombe: la prima appartenente ad un funzionario della V dinastia (2400 a.C. ca), ovvero un certo Ni-hesut-ba, “Sovrintendente degli scribi”, “Responsabile dello scavo dei canali” e sacerdote di Horus e Maat, la seconda invece di un certo Menkheper, sacerdote della dea cananea Kadesh durante la XVIII dinastia (1400 a.C. ca).
(Si ringrazia il Dott. Mattia Mancini di Djed Medu per la traduzione dei nomi e dei titoli dei due funzionari)

La prima si caratterizza come una mastaba con la facciata in pietra su cui compaiono i nomi e i titoli del defunto e della moglie, all’interno vi sono stanze decorate con le classiche scene di vita quotidiana – come le rappresentazioni di scene di caccia e di pesca. La tomba del Nuovo Regno, invece, è scavata nella roccia, con porta d’ingresso e architrave che presentano i nomi e i titoli del defunto e della moglie. All’interno si trova una stanza in cui compaiono il defunto e la moglie di fronte ad un tavolo di offerte, ma soprattutto si trova una nicchia contenente una statua in alabastro alta 1 m e raffigurante Menkheper seduto in trono con un fiore di loto al petto. Sulla lunga veste bianca compaiono in geroglifici blu i cartigli dei sovrani Thutmosi III e Thutmosi IV.

Come affermato dal Ministro del Turismo e delle Antichità “Saqqara è la terra dei segreti e delle grandi scoperte che da sempre affascinano il mondo. Molti di questi devono ancora essere rivelati”.

Di seguito una galleria fotografica dei ritrovamenti presentanti durante la conferenza stampa (ph. Luxor Times, Ministry of Tourism and Antiquities, Khaled Desouki/AFP).

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