36 gemme intagliate del III secolo d.C. sono state rinvenute nella città di Carlisle, situata nella contea di Cumbria, nel Regno Unito, durante interventi di restauro e di riqualificazione del locale club di cricket. Il ritrovamento è del tutto particolare: testimonia, infatti, una forte presenza femminile in quello che doveva essere un ambiente totalmente maschile, ovvero le terme del forte di Uxelodunum (o forte di Stanwix), uno dei punti di difesa più settentrionali della provincia romana della Britannia.
Il forte era occupato dall’Ala Petriana, ovvero un’unità di cavalleria d’élite, e il recentissimo ritrovamento fa pensare anche alla presenza di donne di alta estrazione sociale. Le gemme, infatti, si sarebbero staccate da ciondoli o fermagli – usati per acconciare i capelli – a causa del brusco passaggio di temperatura da un ambiente all’altro delle terme. Si tratta di oggetti realizzati con molta cura e precisione: su corniola, ametista e diaspro, in dimensioni che vanno da 5 mm a 16 mm, sono state incise da artigiani le immagini delle divinità romane, tra cui Venere, Cerere, Fortuna e Apollo. Sono immagini appartenenti al mondo femminile, così come le 105 perle di vetro per collane e le 40 forcine per capelli rinvenute nello scarico delle terme.
Ma chi erano queste donne che frequentavano le terme della cavalleria? Secondo una probabile interpretazione, erano donne romane scelte e inviate direttamente da Roma con l’obiettivo di assicurare una sicura e fedele compagnia durante le missioni estere di controllo permanente del territorio. In questo modo si evitava anche il contatto diretto – e pericoloso – tra i giovani militari e le donne della comunità indigena. Questa situazione, per altro, è stata riscontrata anche presso il forte di Vindolanda, sul Vallo Adriano, dove le donne romane crearono una forte e solida comunità.