Il graffito ieratico del “Decreto di Horkhebi”

Sono venuto a conoscenza di questo graffito agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, leggendo lo splendido libro di Paul Barguet sul tempio di Amon a Karnak1. Mi sono subito procurato il facsimile del graffito, eseguito dal Mariette (MARIETTE 1875), e la sua prima trascrizione geroglifica a opera dello Spiegelberg (SPIEGELBERG 190). Inoltre, nei miei viaggi in Egitto, allora ben più frequenti di adesso, non mancavo di andare a vederlo (a quei tempi l’accesso alla zona era consentito!). Ne avevo tentato anche una prima traduzione, che ho ultimamente riscoperto nei miei quaderni di appunti e che ha risvegliato il mio mai sopito interesse per i graffiti. E così, facendo altre ricerche in Rete, ho visto che esso era stato fatto oggetto di studio da altri egittologi, dei quali, nei limiti del possibile, mi sono procurato i lavori. Pertanto, presento ora qui il testo e la traduzione del graffito, sperando di fare cosa gradita ai tanti amanti dell’antico Egitto. I due studi principali, ai quali mi sono costantemente riferito, sono quello di Günter Vittmann (VITTMANN 202), che ha presentato una nuova edizione in facsimile, con trascrizione, traduzione e lungi commentario filologico, e di Elizabeth Frood (FROOD 2010).

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Cose meravigliose: la coppa in alabastro di Tutankhamon

Una volta aperto il piccolo foro sulla porta che lo divideva dall’anticamera, Carter guardava senza riuscire a notare nulla in particolare da tanto era preso dal “tutto” su cui nulla primeggiava. Un oggetto però attirò più degli altri la sua attenzione, un oggetto che - nonostante le migliaia di reperti che la tomba del giovane Tutankhamon restituirà - resterà legato per l’eternità all’egittologo inglese.

Milano in Egitto. Gli scavi di Achille Vogliano nel Fayum

Presso il Civico Museo Archeologico di Milano si apre il 17 maggio 2017 la mostra “Milano in Egitto. Gli scavi di Achille Vogliano nel...

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