E’ proprio vero che la terra d’Egitto non smette mai di stupire regalandoci continuamente emozioni e a volte anche scoperte eccezionali. Ad avere puntati i riflettori della stampa internazionale è di nuovo la necropoli di Saqqara, l’antica area cimiteriale di Menfi sita a pochi km dal Cairo.

Deposito di mummie di gatto (ph. Khaled Sedouki_AFP)

Rare mummie di scarabei, tantissimi gatti, cobra e due coccodrilli, tutti rigorosamente mummificati e deposti insieme a vari simulacri e corredi funerari, sono stati trovati all’interno di sette tombe rupestri situate nella zona rocciosa della necropoli di Saqqara, ai margini del complesso funerario del re Userkaf, fondatore della V dinastia nel 2510 a.C. circa. Inoltre, nel preparare il sito per la presentazione ai media di questi ritrovamenti, il team della missione archeologica egiziana fautrice dell’importante scoperta ha trovato l’accesso di un’altra tomba di V dinastia ancora apparentemente sigillata e inviolata di cui ne è già stata programmata l’apertura nelle prossime settimane.

Vista sui reperti e la zona del ritrovamento (ph. Mohamed Abd El Ghany_Reuters)

Erano mesi che si vociferava di grandi scoperte archeologiche da annunciare; e questa è stata soltanto la prima delle tre, le altre due saranno divulgate prossimamente, comunque prima della fine del 2018.

Questo è quanto annunciato dal Ministro delle Antichità Khaled El-Enany nella conferenza stampa allestita sabato scorso di fronte all’area oggetto di indagine e alla quale hanno partecipato diverse autorità sia civili che militari.

Delle sette tombe scoperte a ridosso del complesso piramidale di Userkaf tre contenevano mummie di gatti. (Ph. Reuters)

Dall’aprile scorso sono state trovate tre piccole e semplici tombe del Nuovo Regno, riutilizzate poi durante il Periodo Tardo come necropoli per gatti mummificati, ed altre quattro sepolture risalenti all’Antico Regno. La più importante di queste ultime quattro è datata tra la fine della V e l’inizio della VI dinastia (2350 a.C. circa) ed appartiene a Khufu-Imhat, sovrintendente degli edifici reali nel palazzo del re.

 

L’area esterna della tomba di Khufu-Imhat a Saqqara (Mohamed Adb El Ghany_Reuters)

Il dott. Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha tenuto precisare che la scoperta delle tombe non è stata del tutto casuale in quanto la decisione di scavare nei pressi della rampa processionale del complesso piramidale di Userkaf era stata attentamente ponderata per l’alta probabilità di trovare sepolture dell’Antico Regno. La missione francese che aveva precedentemente scavato per 30 anni la sezione orientale del sito denominato Bubasteion aveva scoperto una serie di tombe risalenti all’Antico e Nuovo Regno riutilizzate successivamente, durante il Periodo Tardo, come sepolture per gatti. La missione aveva interrotto gli scavi nel sito nel 2008 per dedicarsi, fino al 2013, allo studio, alla documentazione e al restauro di alcune delle tombe scoperte.

Uno dei due grandi scarabei mummificati (ph. Mohamed Abd El Ghany_Reuters)

Quello che ha reso davvero eccezionale la scoperta non è stato il numero delle tombe trovate, né il considerevole numero di oggetti trovati al loro interno. A rendere unica questa scoperta è stato il primo ritrovamento nella storia dell’antico Egitto di mummie di scarabeo: esserini, quindi, che si sono rivelati tanto piccoli quanto preziosi! La missione archeologica ha portato alla luce centinaia di piccoli scarabei mummificati e due mummie di scarabeo di dimensioni più grandi. Quest’ultime due sono in ottimo stato di conservazione e sono state rinvenute ancora avvolte nel lino all’interno di un sarcofago in calcare di forma cubica, decorato da uno scarabeo dipinto in nero su una delle facciate. Gli altri coleotteri sono stati trovati all’interno di un altro sarcofago in pietra di dimensioni maggiori, rettangolare, e con coperchio a volta decorato da tre scarabei dipinti in nero.

I due sarcofagi per gli scarabei e un uno dei due grandi scarabei (Pf. Nariman El-Mofty_AP)

La mummificazione degli animali era una pratica antica e veniva effettuata per vari motivi. L’intento principale era quello di conservare, custodire e onorare la memoria di un animale domestico tanto amato, ma, come in questo caso, gli animali venivano mummificati anche per gratificare gli dei. Tutte queste mummie erano infatti l’offerta che i pellegrini lasciavano alle divinità che nella religione egizia venivano assimilate al rispettivo animale. Il loro commercio era diventato un vero e proprio business, gli animali venivano allevati appositamente per essere venduti ai fedeli e a volte venivano addirittura preparate delle false mummie.

Mummie di gatto (Ph. Khaled Desouki_AFP)

Non sono rari, infatti, i casi in cui analizzando gli involucri ai Raggi X ci si è trovati di fronte a piccole sezioni di animale bendate come un gatto o cane, ibis, babbuino… piuttosto che l’animale integro; oppure non contenevano che paglia o altro materiale di riempimento. Intere necropoli furono destinate all’inumazione degli animali, come nel caso del Bubasteion di Saqqara, un complesso templare di epoca tolemaico/romana consacrato a Bastet e dove nella sola XXX dinastia furono inumate migliaia di mummie di gatto dedicate alla dea che era il simbolo del calore benefico del sole ed adorata per la sua potenza, la sua forza, la sua agilità, il suo istinto materno e protettivo, quindi per questo assimilata ai gatti.

La statua in bronzo dedicata alla dea Bastet (Ph. Khaled Desouki_AFP_Getty Images)
I due sarcofagi per gli scarabei e un uno dei due grandi scarabei (ph. Moa)

A far compagnia ai piccoli scarabei stercorari che simboleggiavano il dio Khepri, il sole nascente, sono state trovate decine di mummie di gatto (voci parlano di 200 esemplari) portate alla luce assieme a 100 statue di felini in legno dorato e una di bronzo. Quale necropoli degli animali non potevano mancare all’appello simulacri dedicati ad altre divinità, infatti sono state trovate anche statue, sempre in legno dorato, con le sembianze di un leone, di una mucca e di un falco, diversi sarcofagi in legno dipinto con rappresentato un cobra che fungevano da contenitori alla relativa mummia, oltre a due sarcofagi in legno dalle fattezze di coccodrillo con all’interno le rispettive mummie.

Uno degli splendidi contenitori per mummia di cobra (ph. Mohamed Abd El Ghany_Reuters)

Come detto in anteprima, non solo mummie animali ma anche corredi funebri: sono circa 1000 gli amuleti in faience venuti alla luce e dedicati a diverse divinità, tra cui Tauret, il toro Apis, lo sciacallo Anubi, Thot, Horus, Iside, Ptah, Bes, Khnum e altri amuleti di faience che rappresentano l’Udjat (l’occhio di Horus), le corone bianche e rosse, il pilastro djed ed altri cinque amuleti di bronzo. Nelle sepolture erano presenti anche tre vasi canopi in alabastro e strumenti per la scrittura come tavolette da scriba con stili ed inchiostro, diversi papiri scritti in demotico e ieratico alcuni dei quali contenenti capitoli del Libro dei Morti. Cesti e corde di papiro, oltre 30 vasi in terracotta e sepolture umane in cui sono stati trovati poggiatesta, oggetti in alabastro, vasi di bronzo e un sarcofago ligneo. Sono stati trovati anche diversi blocchi in ​​pietra decorati e incisi: sui resti di una falsa porta sono stati identificati i nomi di due donne sconosciute, Subek Sekt e Mafy, mentre dai resti di un architrave si legge il nome di Ankh Mahur, un visir dell’Antico Regno.

Parte del migliaio di amuleti in faience ritrovati (Ph. Mohamed Abd El Ghany_Reuters)

Source: MoA

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