dr. Zahi Hawass con le tre piramidi di Giza sullo sfondo. Ph. archivio ANSA
Il noto egittologo dr. Zahi Hawass ha appena annunciato la scoperta di un nuovo corridoio nella piramide di Cheope, dietro la facciata settentrionale, proprio sopra l’ingresso originario. Questa scoperta, che egli stesso definisce come “la più importante del secolo”, è avvenuta nell’ambito del progetto Scanpyramids. Dall’ottobre 2015, infatti, Scanpyramids Mission, un progetto egiziano-internazionale pensato e guidato dall’Università del Cairo e dall’Istituto Francese HIP (Heritage Innovation Preservation), indaga con l’ausilio di tecniche non invasive – radiografia muonica, ricostruzione 3D e termografia ad infrarossi – l’interno delle piramidi dell’Antico Regno, sia per conoscerne meglio la struttura architettonica sia per comprenderne il processo costruttivo.
Il nuovo corridoio. Crediti: Ministry of Tourism and Antiquities / Scanpyramids
Stando a quanto riportato dall’ex ministro delle Antichità Egiziane, il corridoio è lungo 9m, largo ca. 2,10m è alto 2m. Lo stesso Hany Helal, vicepresidente e co-fondatore del progetto Scanpyramids, ha riferito che la sonda giapponese utilizzata è entrata in un’area di pochi millimetri.

Secondo il pensiero di Hawass, il corridoio rinvenuto dietro l’ingresso principale della piramide di uno dei più famosi sovrani dell’antico Egitto potrebbe essere l’accesso alla sepoltura di Cheope. Tuttavia, per tipologia, il corridoio è molto simile alla camera di scarico che si trova al di sopra sia della Grande Galleria che della Camera del Re. Dovrebbe forse essere questa la sua funzione originaria, ma si attendono i prossimi giorni per avere notizie chiare e certe sulla funzione del corridoio scoperto nell’area settentrionale della piramide.

Individuazione del nuovo corridoio. Crediti: Ministry of Tourism and Antiquities / Scanpyramids
La conferenza stampa tenuta da dr. Zahi Hawass è avvenuta davanti alla Grande Piramide di Cheope.
Nel 2017 un’altra scoperta all’interno della piramide, in cui avevamo dato notizia qui: UN GRANDE VUOTO ALL’INTERNO DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE?
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Chiara Lombardi

Laureata in Archeologia Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” con una tesi magistrale in Archeologia Egiziana dal titolo “Iside nei testi funerari e nelle tombe del Nuovo Regno: iconografia e ruolo della dea tra la XVIII e la XIX dinastia” (2013), ha conseguito un master di primo livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie” presso la medesima Università (2010-2011). Durante il master ha sostenuto uno stage presso il Museo Egizio de Il Cairo per studiare i vasi canopi nel Nuovo Regno (2010). Ha partecipato a diversi scavi archeologici, tra i quali Pompei (scavi UniOr – Casa del Granduca Michele, progetto Pompeii Regio VI, 2010-2011) e Cuma (scavi UniOr – progetto Kyme III, 2007-2017). Inoltre, ha preso parte al progetto Research Ethiopic language project: “Per un nuovo lessico dei testi etiopici”, finanziato dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e dal progetto PRIN 2005 “Catene di trasmissione linguistica e culturale nell’Oriente Cristiano e filologia critico testuale. Le problematiche dei testi etiopici: testi aksumiti, testi sull’età aksumita, testi agiografici di traduzione” (2006-2007). Ha collaborato ad un progetto educativo rivolto ai bambini della scuola primaria per far conoscere, attraverso sperimentazioni laboratoriali, gli usi e i costumi dell’antico Egitto e dell’antica Roma (2014-2015). È stata assistente di ricerca presso la Princeton University (New Jersey) per “The Princeton Ethiopian, Eritrean, and Egyptian Miracles of Mary digital humanities project (PEMM)” (2020-2021). Ricercatrice indipendente, attualmente è anche assistente di ricerca per il Professor Emeritus Malcolm D. Donalson (PhD ad honorem, Mellen University). Organizza e partecipa regolarmente a diverse attività di divulgazione, oltre a continuare a fare formazione. Collabora con la Dott.ssa Nunzia Laura Saldalamacchia al progetto Nymphè. Archeologia e gioielli, e con la rivista MediterraneoAntico, occupandosi in modo particolare di mitologia. Appassionatasi alla figura della dea Iside dopo uno studio su Benevento (Iside Grande di Magia e le Janare del Sannio. Ipotesi di una discendenza, Libreria Archeologica Archeologia Attiva, 2010), ha condotto diversi studi sulla dea, tra cui Il Grande inno ad Osiride nella stele di Amenmose (Louvre C 286) (Master di I livello in “Egittologia. Metodologie di ricerca e nuove tecnologie”, 2010); I culti egizi nel Golfo di Napoli (Gruppo Archeologico Napoletano, 2016); Dal Nilo al Tevere. Tre millenni di storia isiaca (Gruppo Archeologico Napoletano, 2018 – Biblioteca Comunale “Biagio Mercadante”, Sapri 2019); Morire nell’antico Egitto. “Che tu possa vivere per sempre come Ra vive per sempre” (MediterraneoAntico 2020); Il concepimento postumo di Horus. Un’ analisi (MediterraneoAntico 2021); Osiride e Antinoo. Una morte per annegamento (MediterraneoAntico 2021); Culti egiziani nel contesto della Campania antica (Djed Medu 2021); Nephthys, una dea sottostimata (MediterraneoAntico 2021). Sua è una pubblicazione una monografia sulla dea Iside (A history of the Goddess Isis, The Edwin Mellen Press, ISBN 1-4955-0890-0978-1-4955-0890-5) che delinea la sua figura dalle più antiche attestazioni nell’Antico Regno fino alla sua più recente menzione nel VII d.C. Lo studio approfondisce i diversi legami di Iside in quanto dea dell’Occidente e madre di Horus con alcune delle divinità femminili nonché nei cicli osiriaco e solare; la sua iconografia e le motivazioni che hanno portato ad una sempre crescente rappresentazione della dea sulle raffigurazioni parietali delle tombe. Un’intera sezione è dedicata all’onomastica di Iside provando a delineare insieme al significato del suo nome anche il compito originario nel mondo funerario e le conseguenti modifiche. L’appendice si sofferma su testi e oggetti funerari della XVIII dinastia dove è presente la dea.

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