La necropoli di Himera. Crediti: Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
Una ricerca internazionale svela la provenienza dei soggetti sepolti in due delle nove fosse comuni individuate nel sito di Himera, situato sulla costa settentrionale della Sicilia, e fondato nel 648 a.C. dai Calcidesi provenienti da Zancle (Messina) da esuli siracusani. L’équipe è coordinata dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, dal Centro di Evoluzione umana e scienze archeologiche dell’Università di Vienna (Austria), dal Dipartimento di Archeogenetica dell’Istituto Max Planck di Antropologia evolutiva (Germania), dal Dipartimento di Biologia evolutiva umana dell’Università di Harvard (Stati Uniti), e dall’Università della Georgia (Athens, Stati Uniti).
Himera è stata al centro di due scontri: uno nel 480 a.C. dove le greche Himera, Siracusa e Akragas (Agrigento) sconfissero l’esercito cartaginese di Amilcare Magone nella Battaglia di Himera; l’altro, nel 409 a.C. quando i Cartaginesi di Annibale Magone, discendente di Amilcare, assediarono e presero la città i cui abitanti, che non erano riusciti a fuggire, vennero sacrificati. Di queste due battaglie narrano anche Erodoto e Diodoro Siculo.
La città di Himera ha una vastissima necropoli indagata tra il 2008 e il 2011 (per maggiori dettagli sulla scoperta vedi qui), all’indomani del raddoppiamento della linea ferroviaria. Gli archeologi hanno rinvenuto ca. dodicimila sepolture di età arcaica e classica, alcune delle quali con ricco corredo. Alcune sepolture sono in fosse comuni e singole. Le fosse comuni sono ben nove, di cui gli archeologi ne fanno risalire sette al 480 a.C. e due al 409 a.C. All’interno di esse i corpi sono affiancati e possono contenere da due a cinquanta individui. Vi sono seppelliti anche cavalli.
Stando alla storia di Himera, l’ipotesi degli studiosi è che le fosse comuni più ordinate siano servite per seppellire i guerrieri della battaglia del 480 a.C.; mentre i corpi dello scontro del 409 a.C., che ha visto la fine della colonia, rispondano alle altre. Una prova a sostegno della congettura arriverebbe dagli studi interdisciplinari condotti dalla ricerca internazionale su alcuni dei soggetti rinvenuti, i quali hanno rivelato la diversità genetica di 54 individui, provenienti dal Caucaso, dalle steppe eurasiatiche, e dall’Europa nord-orientale, per le sepolture del 480 a.C.; mentre per quelle del 409 a.C. sono presenti soggetti geneticamente autoctoni, discendenti di indigeni siciliani con migranti dell’Egeo, come spiega David Caramelli, direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.