L’incredibile si avvera deve essere stato il pensiero che si è materializzato nelle menti di tutti i presenti all’inaugurazione di ieri per l’apertura della nuova Sezione espositiva della Campania Romana nel braccio ovest del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’annuncio dell’apertura della nuova sezione dato dal Direttore Paolo Giulierini alla presenza del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna e della curatrice del progetto espositivo Carmela Capaldi, ha suscitato così un’emozione e una soddisfazione tale da far nascere in modo spontaneo nel pubblico in sala un lungo applauso interrotto solamente dall’emozione palpabile che esso ha provocato nel Direttore.
L’apertura di questa nuova sezione ha molteplici aspetti di importanza e unicità dal punto di vista storico, architettonico, economico e ovviamente archeologico.
L’aspetto storico riguarda la lunga vita espositiva dell’edificio che ovviamente, nell’attraversare i secoli e i tempi degli uomini, ha da sempre vissuto in sinergia con gli eventi che lo hanno circondato, basti pensare al suo assetto durante la seconda guerra mondiale per proteggere tutte le opere dai bombardamenti che colpirono la città (tali temi furono oggetto di una mostra fotografica a cura di Gennaro Morgese dal titolo “Hercules alla guerra: il MANN ricorda le quattro giornate di Napoli” del 2021).
In questa continua trasformazione ed evoluzione, quasi fosse un organismo animato, il MANN ha attraversato fasi di espansione e contrazione degli spazi espositivi che a partire dagli anni novanta del secolo scorso videro un nuovo risveglio graduale attraverso i nuovi allestimenti contestuali promossi ad esempio al primo piano con il Tempio di Iside e al piano terra con la rilettura della Collezione Farnese. Restava un’area ancora chiusa e mai mostrata al pubblico negli ultimi 50 anni. Tali luoghi erano altresì conosciuti agli addetti ai lavori come i depositi della statuaria denominati Imperatori A, B e C in particolare e corrispondevano a tre delle sale principali, oggi riaperte, dove giovani studenti e ricercatori si recavano per compiere “nuovi scavi” e ricerche nella memoria conservativa di questo splendido edificio delle Muse.
Personalmente ricordo ancora quando mi recai per la prima volta in quegli spazi accompagnato dalla cara Dottoressa Paola Rubino per cercare e ritrovare le statue provenienti dagli edifici del Foro di Pompei oggetto della mia tesi di laurea poi pubblicata successivamente. L’emozione provata al tempo nell’entrare in quello che sembrava una camera dei tesori e della memoria l’ho riprovata ieri vedendo lo splendido allestimento della nuova sezione della Campania Romana soprattutto ovviamente nelle sale dedicate a Pompei ed Ercolano che adesso mostrano tutta la loro forza di memoria e ricostruzione contestuale.
Vedere la Concordia Augusta accanto ad Eumachia dalla Porticus omonima, il Torso di Giove (Sala XXXVIII), le statue dal Macellum e dal Tempio della Fortuna Augusta (Sala XXXIX), o la sezione dedicata a Capua (Sala XLIX) rende plasticamente vero e reale quanto studiato e pubblicato non solo dal sottoscritto per i casi pompeiani ma anche da tanti altri studiosi, elemento questo che rende ancor di più doveroso il ringraziamento e i complimenti ai curatori dell’esposizione per la grande conoscenza dei vasti argomenti presenti e l’attenzione a non trascurare nessuna informazione e ricostruzione scientifica sin qui proposta elemento questo non scontato.
Il valore architettonico della nuova esposizione risiede senz’altro nello spettacolare recupero degli ambienti monumentali del braccio ovest che vanno a riunirsi con quanto già fatto per le sale aperte sul tratto meridionale del portico occidentale (Sale XXXII-XXXIV) già sedi di altre mostre temporanee ma oggi godibili all’interno di un percorso unitario e territoriale che parte da Pozzuoli e Cuma per poi arrivare a Pompei ed Ercolano terminando con i siti di Formia, Cassino, Fondi, Minturno e Capua.
L’aspetto socio – economico dell’operazione di recupero storico e architettonico di questo nuovo lato del MANN si ravvisa nella corretta esecuzione e spesa delle risorse a disposizione legate ad un progetto PON che ne fa un esempio di corretto utilizzo e spesa di fondi per la realizzazione di grandi opere che mirino al restauro e ripristino di spazi architettonici e ad una nuova proposta di recupero della memoria storico archeologica di un territorio più vasto degli attuali confini regionali.
In questo panorama così ampio per grandezza degli spazi restituiti e la vastità dei temi trattati vanno segnalate almeno due delle tante novità proposte e visibili per la prima volta non solo al grande pubblico ma anche agli addetti ai lavori. Segnalo infatti da un lato la splendida e complessissima esposizione della Quadriga bronzea da Ercolano (Sala XL) e dall’altro la meravigliosa lucerna d’oro da Pompei (Sala XXXIV). Quest’ultima è a me particolarmente cara essendo uno di quegli oggetti che “parlano” letteralmente della propria storia, un pezzo meraviglioso di memoria che ci lega alla presenza imperiale a Pompei nella figura di Nerone, al Tempio di Venere e all’area dell’Antiquarium di Fiorelli e della Villa Imperiale come recentemente pubblicato, ma la vera meraviglia sta nel poterla vedere per la prima volta esposta dopo anni di segregazione cautelativa e mostre all’estero. Ora è qui che ci parla della sua storia in modo semplice e chiaro così come avviene per i grandi tesori in tutti i più grandi musei del mondo.
Tutto quanto sinora brevemente descritto è merito di donne e uomini straordinari per dedizione e abnegazione scientifica e lavorativa nei diversi campi necessari alla realizzazione di una tale opera, che è giusto ricordare e citare perché anch’essi fanno parte di questo processo di memoria da tramandare, quindi oltre alla curatrice Professoressa Carmela Capaldi vanno ricordati Valeria Sampaolo, Amanda Piezzo, Stefania Saviano, i progettisti dello Studio Isola, Andrea Mandara, Francesca Pavese, Maria Teresa Operetto e tutti i colleghi del laboratorio di restauro, Michela Conte e le ditte Lucci e Articolarte che sono gli artefici di tale bellezza.
Ma la conclusione di questa mia breve nota descrittiva si lega a quella sensazione dell’Incredibile si Avvera con la quale ho iniziato questo testo che ha in se quello stupore di essere testimoni davanti alla storia di cui fanno parte donne e uomini particolari e tra tutti credo che un posto apicale vada dato al Direttore Paolo Giulierini che con il suo lavoro ha segnato un limite nella memoria sociale, urbanistica e storica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli riaprendolo alla comunità più vasta e definendosi così come un terminus ante et post nella storia di questo museo dando corpo alle parole “Nulla è impossibile per colui che osa” attribuite ad Alessandro Magno prossimo soggetto di una grandissima mostra che si inaugurerà al MANN nel prossimo mese di maggio … ma questa è un’altra storia.
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