Questo lungo e strano periodo ci ha tenuti lontani da molte cose. Alcune sostituite adeguatamente dalle possibilità che la tecnologia informatica ci ha messo a disposizione; altre, insostituibili, ci sono state sottratte creando un vuoto incolmabile.

Ricevere inviti che prevedono la partecipazione in presenza è quindi un grande piacere e quando l’invito arriva da un ente prestigioso come l’École française de Rome (EFR) al piacere si aggiunge la curiosità e la piacevole consapevolezza di un gradito ritorno alla normalità, pur nel rispetto delle vigenti norme.

Gli affacci sulla corte interna dell’EFR e sotto alcuni dettagli della struttura. Foto: Paolo Bondielli.

L’occasione è la presentazione di una mostra documentaria (di cui parlerò più approfonditamente in un articolo dedicato), ma anche riportare all’attenzione di tutti noi le numerose attività che questo prezioso ente “non italiano” svolge ormai da circa un secolo e mezzo, perfettamente integrato nella città che lo ospita e con un ampio respiro internazionale.

L’appuntamento è al n. 62 di Piazza Navona, dove l’École ha una delle due sedi e dove siamo accolti dall’archeologa Evelyne Bukowiecki, capo del Laboratorio di Archeologia dell’EFR e responsabile dei progetti archeologici che coinvolgono l’Istituzione.

Evelyne Bukowiecki, capo del Laboratorio di Archeologia dell’EFR e responsabile dei progetti archeologici dell’EFR. Foto: Paolo Bondielli.
L’area archeologia su cui insiste la sede dell’EFR. Foto: Paolo Bondielli.
L’area archeologia su cui insiste la sede dell’EFR. Foto: Paolo Bondielli.

Assieme a lei ci incamminiamo per un viaggio nel tempo, partendo dalle fasi più moderne dell’edificio per arrivare all’epoca di Domiziano, a cui dobbiamo la costruzione del celebre “stadio” su cui oggi sorge e prende forma Piazza Navona. All’interno di questo ampio arco temporale si individuano i resti di abitazioni rinascimentali, medievali, una piccola necropoli tardoantica e un laboratorio per vendita di marmi pregiati, segni di un riuso di quest’area che nei secoli non ha visto soluzione di continuità. Il privilegio di visitare questi luoghi antichi con un’archeologa dell’EFR ci consente di apprezzare in ogni dettaglio gli straordinari ambienti ipogei, dove le varie fasi storiche tendono a nascondersi in una complessa architettura stratificata da secoli.

Il laboratorio di archeologia dell’EFR e sotto alcuni reperti. Foto: Paolo Bondielli.

La sede dell’EFR di Piazza Navona ospita anche un laboratorio archeologico dove giungono i materiali di scavo dalle aree in un cui l’École è impegnata con i suoi progetti. Qui vengono studiati e catalogati dagli esperti dell’Istituto perché possano fornire il loro prezioso contributo alla ricostruzione della storia dei luoghi indagati.

Presso questa sede è stata allestita la mostra documentaria “Le Korai di Medma tra di noi”, organizzata dall’École française de Rome e dall’Accademia di Ungheria in Roma, che nelle sale di Palazzo Falconieri ne ospita una parte e della quale, come già detto, parlerò in un articolo dedicato.

Al termine di questo suggestivo percorso raggiungiamo Palazzo Farnese – Ambasciata di Francia – sede della biblioteca dell’École française de Rome e degli uffici della direzione, dove incontriamo Cécile Martine, responsabile della prestigiosa biblioteca e Brigitte Marin che dal 2019 dirige l’EFR.

Cécile Martine, responsabile della biblioteca dell’EFR. Foto: Paolo Bondielli.

I controlli all’ingresso sono a dir poco puntigliosi, ma stiamo entrando nel territorio di un’altra nazione, la Francia, ed è comprensibile. La biblioteca occupa i piani superiori di Palazzo Farnese – il secondo piano, il “mezzanino” e il terzo piano – che decidiamo di raggiungere utilizzando le ripide e strette scale, una salita che ricorda da vicino quella che conduce i visitatori sulla Cupola di San Pietro.

Una delle sale della biblioteca dell’EFR presso Palazzo Farnese. Foto: Paolo Bondielli.
Una delle sale della biblioteca dell’EFR presso Palazzo Farnese. Foto: Paolo Bondielli.

Questi ambienti rappresentano l’aspetto più tangibile della vocazione internazionale dell’École, che dalla sua fondazione mette a disposizione degli studiosi di tutto il mondo le proprie fonti documentarie grazie ad un ingente patrimonio librario che si accresciuto nel tempo, seguendo il percorso delle attività dell’EFR e proponendo principalmente i seguenti campi di specializzazione:

– Archeologia del Mediterraneo centrale

– Storia della civiltà romana

– Storia dell’Italia

– Storia della Chiesa.

Per ospitare i 24.000 accessi annuali la biblioteca mette a diposizione di studiosi e studenti 220 postazioni di lavoro, con libero accesso ad oltre 211.000 volumi e a circa 2.200 periodici, che ne fanno la più grande biblioteca di ricerca francese all’estero.

Dalle ampie e silenziose sale della biblioteca raggiungiamo il Salone Rosso, dove ci aspetta la direttrice dell’EFR e dove concluderemo la nostra visita con un buffet, che abbiamo il privilegio di consumare nell’ambiente della Loggia del Vignola, con il suo splendido affaccio sui giardini di Palazzo Farnese e sul Tevere.

L’interno del Salone Rosso. Foto: Paolo Bondielli.

Brigitte Marin dirige l’EFR dal settembre del 2019 ed è specializzata in storia urbana, sociale e culturale dell’Italia moderna. Nel suo lavoro è coadiuvata da tre figure i cui incarichi rispecchiano la mission dell’École:

Nicolas Laubry, direttore degli studi per l’Antichità e responsabile del servizio di archeologia dell’EFR;

Pierre Savy, direttore degli studi per il Medioevo;

Laura Pettinaroli, direttrice degli studi per le epoche moderne e contemporanee.

Brigitte Marin è direttrice dell’EFR dal settembre del 2019. Foto: Paolo Bondielli.

La direttrice ci espone le numerose attività svolte dall’École française de Rome. Dalla ricerca alla formazione dei ricercatori in un’area di intervento che comprende non solo Roma, ma altre regione dell’Italia, il Maghreb e i Paesi del sud-est europeo in prossimità dell’Adriatico come l’Albania e la Croazia.

L’Istituto è dunque radicato nel nostro territorio e ne respira la storia, dai tempi più remoti fino ai giorni nostri, facendo ricerca sui temi dell’archeologia, della storia e delle scienze sociali in una dimensione internazionale e di cooperazione, che è il tratto distintivo dell’EFR. Una ricerca che parte, in prevalenza, dal nostro territorio e vi fa ritorno veicolata da progetti di ricerca e pubblicazioni, in un continuo ed aggiornato ricircolo culturale virtuoso.

Ma perché a Roma esiste un istituto “non italiano” che si occupa di storia, archeologia e scienze sociali?

Dobbiamo, se pur brevemente, fare un lungo passo indietro capace di coprire un arco temporale superiore al mezzo millennio e ricordare il movimento culturale dell’Umanesimo, su cui si innesta e sostiene il Rinascimento. Figure come Petrarca e Boccaccio riportano all’attenzione della società del XIV secolo il mondo antico che precede il Medioevo, considerato “ruina estrema” delle arti e non solo. Il Petrarca è molto esplicito e al cardinale Giovanni Colonna scrive: “Queste persone che un avverso destino mi ha dato compagne di vita, le dimentico con grande piacere e pongo ogni attenzione per fuggire i contemporanei e per seguire gli antichi” (Epistolare Familiari VI 4, 1342).

Francesco Petrarca in una incisione di Raffaello Morghen (1758-1833) del 1822. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Francesco_Petrarca..jpg

Non è questa la sede per approfondire l’interessante argomento, ma ben sappiamo che cesure nette tra periodi storici non esistono e che il Medioevo fu ben altro che “ruina estrema”. A noi serve questo passaggio per capire come, a partire dal XV secolo, la penisola italiana torni ad essere il centro del continente europeo, attirando viaggiatori ben prima dei celebri Gran Tour ottocenteschi.

La riscoperta dell’antico porta le grandi famiglie nobiliari a ricercare nelle vestigia del passato le proprie origini e a dare vita ad imponenti collezioni di antichità, come i Gonzaga a Mantova, i Medici a Firenze e le numerose casate romane all’interno dei propri possedimenti. Nel 1471 papa Sisto IV trasferisce in Campidoglio i celebri bronzi del Laterano creando il primo nucleo delle Collezioni Capitoline e nel 1506 papa Giulio II allestisce nel Belvedere il nucleo di statue che segna l’inizio dei Musei Vaticani. Tra queste il celebre Laocoonte appena scoperto, l’Apollo Belvedere e la grande statua del Nilo.

La celebre copia del Laocoonte vaticano eseguita da Baccio Bandinelli nel 1520, 14 anni dopo la sua scoperta sull’Esquilino. Galleria degli Uffizi. Foto: Paolo Bondielli.

Intorno al 1500 un viaggiatore anonimo in un suo scritto racconta di 17 collezioni di antichità raccolte nelle residenze nobiliari romane consigliandone vivamente la visita, mentre lo studioso bolognese Ulisse Aldovardi, circa mezzo secolo dopo, ne cataloga un centinaio!

Collezioni che si formano a seguito degli studi umanistici grazi ai quali vengono gettate le basi dell’odierna disciplina archeologica. Il secolo a cavallo del 1500 vede la pubblicazione di studi di topografia (Flavio Biondo da Forlì, Andrea Fulvio Sabino, Tommaso Fazello), iconografia (Fulvio Rosini) e numismatica (Hubert Goltz) individuando già alcuni dei campi di indagine in cui l’archeologia moderna si differenzia.

Roma, anche grazie all’occupazione ottomana della Grecia che ha reso quasi impossibile viaggiare nel Levante almeno fino al XVII secolo, diventa una tappa imprescindibile per la conoscenza del mondo antico, ed anche quando i viaggiatori ripresero la via dell’Oriente egeo l’antica capitale e i suoi monumenti rimase l’indispensabile strumento per la lettura del passato.

Una foto di fine ottocento di Piazza Navona. Dal sito www.parentesistoriche.altervista.org

Per questo motivo Roma vanta, tra gli altri, un primato singolare: nel corso dei secoli ha visto la nascita di molti istituti e Accademie “non italiani” per le scienze umane e la cultura, espressione di altrettanti Paesi europei ed extra-europei.

Dal 1946 l’Unione Internazionale degli Istituti di archeologia, storia e storia dell’arte in Roma è l’ente morale che riunisce 38 di queste straordinarie realtà che rappresentano 19 differenti nazioni, con il fine di “di svolgere un’attività di coordinamento pratico delle istituzioni aderenti; di incrementare la collaborazione diretta fra gli istituti membri; di costituire un centro di consultazione per tutte le questioni di interesse comune e di favorire, infine, ogni iniziativa utile e opportuna alla conservazione e all’incremento dei materiali scientifici e delle biblioteche degli istituti membri”.

Il primato spetta alla Francia e più precisamente a Luigi XIV. Su impulso di Jean-Baptiste Colbert e Gian Lorenzo Bernini, nel 1666 Le Roi Soleil crea l’Accademia di Francia a Roma legata al Prix de Rome, una borsa di studio riservata agli studenti francesi voluta fortemente proprio da Colbert. Dopo un lungo peregrinare tra varie sedi, oggi l’Accademia di Francia è ospitata nella splendida location di Villa Medici, sul Pincio, con un’impagabile vista su Roma.

Oggi questi straordinari luoghi di cultura sono distribuiti nel territorio romano in residenze di grande pregio, dalla Valle Giulia al Pincio, dalla Nomentana al Gianicolo, dal Quartiere Prati al Campo Marzio e persino in periferia, sulle grandi e antiche arterie della Cassia, dell’Aurelia e della Appia.

Cuore pulsante degli Istituti e delle Accademie sono le loro preziose biblioteche, luoghi di formazione e studio, catalizzatori culturali in grado di generare sinergie virtuose la cui benefica ricaduta arricchisce l’intero territorio romano e si irradia in tutto il nostro Paese, da sempre votate all’internazionalità e all’inclusività.

La sede dell’EFR al civico 62 di Piazza Navona.

In questo ricco contesto dinamico e fluido si inserisce l’École française de Rome (EFR) con le sue prestigiose sedi di Piazza Navona e di Palazzo Farnese, residenza dell’Ambasciata Francese, con cui condivide gli spazi fin dalla data della sua fondazione, il 1875.

La storia dell’École risale però al 1873, quando a Roma nasce la scuola di archeologia legata all’École française d’Athènes, già operante in Grecia da circa un trentennio, come tappa formativa obbligatoria della durata di un anno, che anticipa il soggiorno ad Atene dei ricercatori francesi.

Nel 1875 l’istituto ottiene l’autonomia e la denominazione che ancora oggi lo identifica, affiancando all’archeologia gli studi storici. Il primo direttore dell’EFR, Auguste Geffroy (1820-1895) è uno studioso di storia contemporanea e coglie subito l’opportunità di accedere ai preziosissimi archivi della Santa Sede e dell’Italia da poco diventata nazione unitaria, inesauribili ed imprescindibili fonti per la ricostruzione dei fatti che riguardano la nostra storia a cui l’École dedica i suoi primi lavori.

L’archeologia resta negli orizzonti dell’École, ma nell’impossibilità di ottenere in quel periodo una concessione di scavo in Italia – che preferisce operare per conto proprio sulle vestigia del passato –  l’EFR indirizza le sue energie verso l’area del Maghreb, limitando gli interventi nel nostro Paese all’interno di terreni privati, come avviene a Vulci presso le proprietà dei principi Torlonia.

Al termine del Secondo Conflitto Mondiale cambiano le regole ed anche l’École française de Rome partecipa ai grandi cantieri archeologici che vengono organizzati dalle Soprintendenze, sui quali generazioni di archeologi francesi daranno il loro prezioso contribuito.

A partire dagli anni Sessanta del Novecento grazie alla politica di accoglienza e apertura voluta da Pierre Boyancé, direttore dal 1960 al 1970, l’EFR perde il carattere esclusivo che l’aveva portata ad ospitare meno di una decina di studenti l’anno, accuratamente selezionati. L’acquisto dell’immobile al civico 62 di Piazza Navona va proprio in questa direzione e una volta completato il primo restauro, l’edificio è in grado di ospitare borsiti, ricercatori, eventi culturali ampliando notevolmente l’offerta formativa e l’interazione con le istituzioni e i cittadini di Roma.

Questi oggi sono i numeri dell’EFR:

10 cantieri aperti in Italia, Croazia, Albania e Marocco

34 programmi di ricerca attivi

25 opere pubblicate

164 borsisti che hanno soggiornato a Roma in un tempo compreso tra due settimane e due mesi

18 membri scientifici

12 ricercatori residenti

1000 ricercatori accolti nel quadro di programmi di ricerca

24.000 ingressi alla biblioteca di Palazzo Farnese.

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Paolo Bondielli

Storico, studioso della Civiltà Egizia e del Vicino Oriente Antico da molti anni. Durante le sue ricerche ha realizzato una notevole biblioteca personale, che ha messo a disposizione di appassionati, studiosi e studenti. E’ autore e coautore di saggi storici e per Ananke ha pubblicato “Tutankhamon. Immagini e Testi dall’Ultima Dimora”; “La Stele di Rosetta e il Decreto di Menfi”; “Ramesse II e gli Hittiti. La Battaglia di Qadesh, il Trattato di pace e i matrimoni interdinastici”.

E’ socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Egittologia.net. Ha ideato e dirige in qualità di Direttore Editoriale, il magazine online “MA – MediterraneoAntico”, che raccoglie articoli sull’antico Egitto e sull’archeologia del Mediterraneo. Ha ideato e dirige un progetto che prevede la pubblicazione integrale di alcuni templi dell’antico Egitto. Attualmente, dopo aver effettuato rilevazioni in loco, sta lavorando a una pubblicazione relativa Tempio di Dendera.

E’ membro effettivo del “Min Project”, lo scavo della Missione Archeologica Canario-Toscana presso la Valle dei Nobili a Sheik abd el-Gurna, West Bank, Luxor. Compie regolarmente viaggi in Egitto, sia per svolgere ricerche personali, sia per accompagnare gruppi di persone interessate a tour archeologici, che prevedono la visita di siti di grande interesse storico, ma generalmente trascurati dai grandi tour operator. Svolge regolarmente attività di divulgazione presso circoli culturali e scuole di ogni ordine e grado, proponendo conferenze arricchite da un corposo materiale fotografico, frutto di un’intensa attività di fotografo che si è svolta in Egitto e presso i maggiori musei d’Europa.

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