“Annibale a Capua”, il ritorno del condottiero cartaginese

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Dal 28 Aprile al 28 Ottobre 2018 il Museo archeologico dell’antica Capua ospita la mostra “Annibale a Capua”, dedicata alla figura del condottiero cartaginese, alla sua straordinaria impresa in Italia e alla sua permanenza a Capua.

Cratere a figure rosse con scena di guerriero sannita, Museo archeologico dell’antica Capua (depositi), fine IV secolo a.C.

Il percorso – con oltre cento opere, suggestivi video multimediali, apparati iconografici, fumetti e un gioco interattivo per entrare nella storia del condottiero – ripercorre le vicende di uno dei più avvincenti personaggi della storia: “l’uomo guercio”, il terribile nemico del popolo romano ma anche genio militare e uomo intriso della cultura ellenistica che permeava tutto il Mediterraneo.

Proprio dagli scenari mediterranei prende avvio il grande racconto che si apre con un incipit di Fernand Braudel: ”Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre.. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere”.

Tra pannelli didattici, reperti preziosi e video narranti ci si immerge nell’epico viaggio del generale dalla Spagna all’Italia fino al suo ritorno in Africa con la definitiva sconfitta a Zama.

Una delle prime tappe è localizzata al porto di Gades (Cadice), centro fenicio di vedetta sul limitare dell’Atlantico e sede dell’antico e venerato santuario di Melqart/Eracle, dove il condottiero chiede la protezione del dio per la sua impresa. Ed ecco che, tra clave in terracotta, teste con leontè e bronzetti con figura di Eracle, in una vetrina sono riuniti reperti che testimoniano il culto di Ercole tra le popolazioni italiche della Campania.

Episodio dei “Buoi con le corna in fiamme” da una incisione del 1700

Il viaggio prosegue dalla Spagna alla Gallia per poi, nel 218, superare finalmente il valico delle Alpi.

Numerose le fatiche, numerosi gli espedienti: come quando di fronte all’esercito ormai svilito, Annibale “ li radunò e cercò di incoraggiarli con l’unico mezzo che aveva a questo scopo, la vista dell’Italia: essa, infatti, è situata ai piedi di queste montagne, sicchè, se si osservano insieme l’una e le altre, le Alpi paiono occupare la posizione di acropoli dell’intera Italia” (Polibio III, 54). Oppure quando nel luglio del 217 il condottiero cartaginese, ormai giunto in Apulia, rischiando di essere bloccato dai Romani, riuscì a liberarsi con uno stratagemma: fece legare fasci di ramoscelli secchi sulle corna di circa duemila buoi e incaricò Asdrubale di dare fuoco alle fascine e condurre quella mandria verso i passi sbarrati dal nemico, costringendo le truppe romane alla fuga.

Statuetta di elefante da guerra con torre, terracotta, da Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, II a.C.

Suggestivo e spaventoso era l’esercito di Annibale che viaggiava accompagnato da elefanti, il cui ricordo permane nei quadri del 1700-1800 (in mostra è riprodotta, tra le altre, la “Raffigurazione degli Elefanti di Annibale che  attraversano il Rodano” di Henri Motte, 1878). Tra i reperti più rappresentativi c’ è anche una statuetta di terracotta del II secolo a.C. da Pompei che rappresenta un uomo a cavallo di un elefante da guerra.

Dopo la schiacciante vittoria a Canne, Annibale svernò sul territorio di Capua nel settembre del 216 a. C.: un particolare focus è dedicato alla sua permanenza nella ricca città campana che, secondo lo storico Livio, con i suoi “ozi” contribuì a fiaccare l’ esercito cartaginese.

Lo splendore e la prosperità della città sono raccontate dalle monete coniate da Capua al tempo della defezione, da  gioielli e vasi provenienti dalle ricche sepolture, da armi, iscrizioni ed ex voto restituiti dai principali santuari locali.

Testa giovanile in terracotta, da Curti- Santuario di Fondo Patturelli, Museo archeologico dell’antica Capua, III secolo a.C.

Così, attraverso un gruppo di teste votive in terracotta provenienti dal locale Santuario di Fondo Patturelli riprendono vita i volti dei capuani al tempo di Annibale, si offrono alla vista – recuperati dai depositi – stupendi vasi italioti a figure rosse con scene di guerrieri campani, e tornano a splendere le ricche parure d’oro e di argento delle aristocratiche signore capuane.

Riprende il viaggio nella storia: cinque anni dopo la defezione i Capuani, dopo un assedio durato un anno e mezzo, si arresero nella tarda estate del 211 ai proconsoli Q. Fulvio Flacco e Appio Claudio Pulcro.

E’ l’inizio del declino, che vedrà il ritorno in Africa di Annibale e la sconfitta di Zama. Il busto di Scipione, storico avversario e vincitore del Cartaginese, chiude il percorso espositivo e le sorti della straordinaria impresa di Annibale.

 

Informazioni

Museo archeologico dell’antica Capua, Via Roberto D’Angiò, 44

Orario: 9.00-19.30, ultimo ingresso ore 19.00 – martedì chiuso.

Ingresso: € 2,50

Tel. 0823 844206; pm-cam.museoanticacapua@beniculturali.it

https://www.facebook.com/Antica-Capua-Circuito-Archeologico

Biglietteria e prenotazioni  0823.1831093; anfiteatro_smcv@arte-m.net; (mar./dom. ore 9/16.30)

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Nicoletta Petrillo

Dottoranda di ricerca in Metodi e Metodologie per la ricerca archeologica e storico artistica presso l’Università degli Studi di Salerno, nel cui ambito conduce uno studio sul gruppo delle sculture in tufo delle cd. Matres dal Santuario di fondo Patturelli presso Capua.

 

Durante gli anni di formazione ha collaborato alle attività di ricerca con il Dipartimento di Lettere e Beni culturali della Seconda Università degli studi di Napoli partecipando a numerose campagne di survey e scavo archeologico in area campana tra cui Cuma, Forum Popilii, Calatia, Benevento.

 

Recentemente, ha instaurato collaborazioni scientifiche con l’Istituto di Archeologia Classica (ICA) dell’Università di Austin, Texas, per lo studio e all’edizione scientifica di reperti provenienti dalla chora di Metaponto; con l’Ufficio Archeologico di S. Maria Capua Vetere (Ce) per l’organizzazione della mostra “Umane come tutte la madri del mondo, assise in trono come dee” e per le manifestazioni culturali “La Città sotto la Città”; con la Soprintendenza archeologica della Basilicata per le attività di ricerca archeologica sul sito di San Biagio alla Venella (Metaponto).

 

Nell’ambito delle comunicazioni scientifiche, ha tenuto un intervento dal titolo: “Abiti, spille, bottoni: alcune riflessioni sui costumi delle Madri in tufo da Capua” nell’ambito del Convegno “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo”, tenutosi a Paestum dal 7-9 settembre 2016; ha relazionato nell’ambito del IX ciclo di conferenze “Piano di Sorrento. Una storia di terra e di mare” organizzate dal Comune di Piano di Sorrento in collaborazione con l’Associazione culturale “Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità”; ha partecipato al ciclo di seminari “La ceramica per la storia di Napoli e del litorale flegreo (IV a.C.- VII d.C.). Dagli scavi di San Lorenzo Maggiore ad oggi”  organizzati dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi Federico II di Napoli in collaborazione con Soprintendenza Archeologia della Campania e Centro Jean Bérard.

Ha recentemente partecipato con un contributo al catalogo della mostra “Per Grazia Ricevuta: La devozione religiosa a Pompei antica e moderna”, a cura di Massimo Osanna, Francesco Buranelli, Luana Toniolo.

Sono in pubblicazione alcuni suoi contributi scientifici nei volumi/riviste/atti di convegni “Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità”, “Maternità e politeismi”, “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo”.

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