Scoperti nuovi graffiti in cava ad Aswan risalenti al Periodo Dinastico

0
1129

Il 14 marzo 2017, l’egittologo G. Rigamonti scopre tre graffiti del Periodo Dinastico.

Poco a Sud di Aswan, l’isola “Isis-Island”, da decenni di proprietà privata, non è conosciuta dalle missioni che frequentano i siti di Aswan. L’isola, di forma allungata e dalla conformazione biforme -a Nord rigogliosa, a Sud roccia pura- e protetta nella parte meridionale da alti canneti e da stretti bracci del Nilo, introduce ai successivi isolotti della Prima Cateratta.

1. Aswan. L’egittologo Giuliana Rigamonti scopre tre nuovi graffiti delle prime Dinastie

Proprio nella parte sud dell’isola si apre una cava di granito rosa di Aswan e di granodiorite i cui grossi massi lisci, naturalmente disposti in circolo, determinano una conca centrale. I massi di granodiorite sono levigati e tondeggianti, di colore grigio con striature rossastre e presentano numerosi fori, alcuni perfettamente circolari, altri semicircolari, di diametro che varia da m.0,50 a un metro e profondi non più di m. 0,50.

Corrispondono al negativo dei blocchi estratti che si può supporre, data la durezza della pietra, fossero utilizzati per vasi/vasellame pregiati, per rocchi di colonne, statue di piccola dimensione…. I blocchi di granito rosa di Aswan sono più squadrati e presentano qualche negativo circolare, ma, soprattutto, le dentellature della spaccatura avvenuta presenti sui bordi esterni, o file di piccoli fori rettangolari per la spaccatura ancora da effettuare posti nel centro di una faccia del blocco.

2. Aswan. I nuovi graffiti nella miniera di granodiorite

All’entrata della cava, sulla faccia rivolta a Est su un blocco di notevoli dimensioni e, soprattutto, particolare in quanto la massa è costituita di granodiorite, ma lo strato superficiale è di granito rosa, compaiono tre graffiti.

Nell’angolo in alto a destra due figure maschili, stanti e rivolte verso sinistra (la destra per chi guarda; si userà pertanto sempre questo orientamento) indossano un gonnellino lungo al ginocchio. Definiremo A il primo personaggio di destra e B il secondo di sinistra. Mentre il gonnellino di A sembra presentare più chiaramente lo sbuffo triangolare anteriore, quello di B è meno visibile dato il lieve danneggiamento della figura.

I due personaggi impugnano nella mano sinistra un bastone del comando; quello di A, più lungo, è sormontato da una presunta insegna che, indistinta poiché rovinata, assume la forma di un ventaglio semiaperto mentre quello di B sembrerebbe una mazza con testa sferica.

3. Aswan. Graffiti trattati con Jmage per scoprire eventuali nuovi segni.

In relazione al contesto e all’importanza della zona della Prima Cateratta, terra di stazionamento e di transito per spedizioni commerciali e militari già dal Predinastico, i due personaggi dovevano ricoprire una carica di un buon livello.

E’ sempre difficile datare con precisione accettabile e, soprattutto, in mancanza di geroglifico, incisioni e graffiti non chiaramente conservati e che probabilmente già all’origine non erano perfettamente definiti. Le centinaia di graffiti presenti sulla rocciosa isola Sehel (di cui possediamo una vasta documentazione fotografica per quanto riguarda i versanti sud, ovest e nord-ovest) sono, nella maggior parte, più definiti nel tratto e soprattutto sono corredati da scritte geroglifiche che li collocano, pertanto, in epoca posteriore rispetto ai graffiti di Isis-Island. In effetti, su una roccia del Sehel, vi è un personaggio maschile raffigurato in graffito pieno, rivolto a destra e impugnante un bastone.

4. Isola di Sehel. Personaggio che impugna un bastone; forse il segno nb ed altri segni non identificati

E’ tracciato con stile grezzo, simile ai personaggi dei graffiti di Isis-Island. Però, di fronte alla figura sono tracciati un geroglifico, forse nb, e altri segni di scrittura non identificabili.

La comparazione iconografica veicola similitudini e differenze fra le figure della cava di Isis-Island.

  1. I) Entrambe sono state realizzate a graffito pieno.
  2. II) Si potrebbe ipotizzare che i due personaggi appartenessero alle categorie di capi/soprintendenti o ispettori delle phyle che lavoravano nella cava. Entrambi indossano il gonnellino con sbuffo anteriore mentre il busto sembra nudo e privo di collana.

III) Non portano copricapo né parrucca. Il profilo ondulato del capo di A farebbe pensare a una capigliatura corta e riccia. Quello di B, meglio definito, a una capigliatura cortissima o, addirittura a un capo rasato. In B si può intravvedere il profilo dell’orecchio destro. Il capo di B poggia su un collo lungo e snello e ciò induce alla sensazione che B possa essere più giovane di A.

  1. IV) Dato il pessimo stato di conservazione del bastone di A si formulano le seguenti ipotesi:

1.Se fosse stato uno stendardo con l’emblema del Distretto avrebbe dovuto essere molto più alto, invece termina all’altezza del volto di A.

2) Generalmente il bastone del comando era privo di ornamenti in alto.

3) Se fosse uno scettro wAs la parte danneggiata sarebbe più stretta e inclinata e la parte bassa strutturata a forca.

4) Non sembra che “l’emblema” sul bastone abbia subito scalpellature per damnatio memoriae, ma solo l’incuria del tempo.

5) B impugna una mazza con testa tonda; usualmente erano fornite di testa piriforme o discoidale.

E’ anche vero che una figura simile, per abbigliamento, alla figura A è presente, fra altre, su un masso dello Wadi el-Hudi (circa Km. 35 a Sud-Est di Aswan) e viene collocata nel Predinastico (Kate Liszka, EES 46 (2015), 40).

Sotto questi due graffiti, nell’angolo destro, appare un secondo gruppo di 2/3 individui. Le figure sono tracciate in modo grossolano e solo nei contorni essenziali: testa e spalle da cui scendono lunghissimi arti inferiori.

Il personaggio di destra impugna nella mano sinistra un bastone leggermente arcuato che potrebbe essere un abbozzo di arco. Fra due personaggi e più vicino a quello di destra una terza figura incompleta risulta di dubbia interpretazione.

Potrebbe essere un individuo privo di capo, spalle e braccia; due linee laterali convergenti alla vita determinerebbero il busto, chiuso in basso da un tratto orizzontale (che prosegue oltre la vita verso destra) da cui scendono gli arti inferiori (foto 2-3).

Oppure potrebbe essere la parte anteriore di un animale con lunghe corna, zampe anteriori e un breve tratto del dorso. Come si è detto, il personaggio di destra forse impugna un arco.

Dalla qualità del disegno sembra poco probabile che la mano che ha tracciato questo graffito sia la stessa del graffito superiore; inoltre si può supporre che questo secondo graffito sia stato realizzato in un secondo tempo rispetto a quello superiore poiché i due personaggi raffigurati più in alto, ricoprendo una carica, non avrebbero di certo consentito di farsi rappresentare sopra un graffito di bassa qualità artistica o addirittura non terminato. E ancora: gli egizi usualmente scrivevano, disegnavano o incidevano partendo sempre dall’alto.

Un terzo graffito appare in alto, nell’angolo sinistro del masso. E’ inciso più superficialmente dei precedenti gruppi e l’immagine ne risulta sbiadita. Rappresenta un personaggio stante e rivolto a destra (per chi guarda), impugna nella mano sinistra una mazza e indossa un gonnellino con sbuffo anteriore. In testa potrebbe portare un copricapo con un alto ornamento sulla parte anteriore. Questo graffito, per soggetto e qualità del disegno potrebbe essere coevo a quello dell’angolo superiore destro del masso.

Advertisement
Articolo precedenteLa presa di Troia, un inganno venuto dal mare
Prossimo articoloGiornate Europee del Patrimonio al Parco Archeologico di Ercolano con Maiuri pop-up: alla scoperta dei paesaggi di Ercolano
Giuliana Rigamonti

Giuliana M.C. Rigamonti. Diplomata presso l’Università Cattolica di Milano e presso l’École de Formation Professionelle (Angers, France). Specializzata in filologia egizia.

E’ membro di International Association of Egyptologysts, di Istituto Italiano per la Civiltà Egizia, di American Research Center in Egypt, di Egypt Exploration Society e di International Research Institute for Archaeology and Ethnology.

L’autore ha pubblicato:

Antologia della letteratura egizia del Medio Regno, vol. I, ed. Ananke, 2007;

(Dialogo dell’uomo e il suo ba; Stele di jrty=sn; L’Oasita Eloquente); vol. II, ed. Ananke, 2008 (Le Avventure di Sinuhe; Il papiro Westcar); vol. III, ed. Ananke, 2009 (Stele di Jkherneferet; Autobiografia di Imeni; Un Dispaccio da Mirgissa; il Racconto del Naufrago);

Màstabe, stele e iscrizioni rupestri egizie dell’Antico Regno, vol. I, ed. La Mandragora, 2011 (Autobiografia di Uni, Stele di Iunu, di Neferetjabet, Nefer, Upemneferet e Autobiografia di Herkhuf); vol. II, ed. La Mandragora, 2012 (Stele di Giau ad Abido, tombe rupestri di Giau Shemai, Ibi e Merut a Deir el-Gebrawi, màstabe di Idu, Meresankh e Qar a Giza, iscrizione della doppia falsaporta di Niankhsechemet al Museo del Cairo e tomba rupestre di Pepinacht a Qubbet el-Hawa); vol. III, ed. La Mandragora, 2013 (Wadi Hammamat: Ankhmerirameriptah, Giati detto Kainefer, Ichi, Rashepeses, Senedjemib,Iti, Pepi I, Shemai, Tjautiqer); vol. IV, ed. La Mandragora, 2014 (Henequ II a Deir el-Gebrawi, Ankhmerirameriptah a Giza, Sabni a Qubbet el-Hawa e Lettera dei crimini di Sabni).

Il primo volume è stato vincitore del Premio Internazionale “Ada Negri” sez. saggistica 2012.

La postfazione dell’intera opera è stata scritta dal prof. Bernard Mathieu.

Saqqara I, ed. La Mandragora 2015 (Tombe di Hesi, Hetepherakhet e di Metjen).

Saqqara II, ed. La Mandragora 2016 (Tombe di Ankhmahor, Khenetika, Kaiaperu, Iput, Neferseshemra, Ptahshepeses Sabu Ibebi)

Qubbet el-Hawa: la tomba rupestre di Jshema(i), II ed. La Mandragora, 2014.

“Qubbet el-Hawa, the Rock Tomb of Ishemai”, in JARCE 50 (2014), pp. 41-58.

“I Colori Perduti di User”, in Archeo 348 (2014), La Notizia del Mese, pp. 6-9.

Qubbet el-Hawa north: Destruction of a Necropolis not yet known in

http://www.egyptologyforum.org/bbs/USERARCE.pdf

“Misteriosi ritratti sulla roccia” in Archeo 392 (2017), Notiziario, pp. 10-11.

“A New Interpretation of n mrw.t on the Lids oh the Sarcophagi of Ankhmahor Called Sesi, Khenet(i)ka Called Ikhekhi, and Kaiaperu”, in JARCE 51 (2015), pp. 354-356.

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here