Scoperta tomba monumentale a Pompei. In luce dati inediti della città antica

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Il complesso puzzle dell’archeologia pompeiana riesce a tirare fuori ancora preziosi tasselli per la storia della città. Dalle attività di scavo per la ristrutturazione degli edifici demaniali previsti dal Grande Progetto Pompei, nell’area di San Paolino (presso Porta Stabia, uno degli accessi della città antica) è stata scoperta una tomba monumentale appartenuta ad un importante e illustre cittadino. Il soprintendente Massimo Osanna l’ha definita la scoperta più importante fatta negli ultimi decenni a Pompei.

Già in passato, nell’area, erano stati fatti scavi, intercettati recentemente nella stratigrafia, ma quando i dati emersi hanno portato in luce una strada che usciva da Porta Stabia e un pezzo di monumento in marmo, una riflessione su quello che gli archeologi si sono trovati davanti si è dovuta fare. Con il GPP non si potevano effettuare ulteriori scavi extra con i soldi dell’Unione Europa, allora in accordo con il CdA, la Soprintendenza ha sovvenzionato 200.000 mila euro per scavare e tirare fuori la sorpresa che oggi viene mostrata al pubblico: la tomba di uno dei personaggi più importanti di Pompei e degli ultimi anni della colonia. Il monumento si trova lungo una strada antica che non è visibile perché ricoperta dai lapilli dell’eruzione ma che, per la prima volta, mostra il passaggio di una carovana in fuga da Porta Stabia al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città antica. È possibile che già gli scavi ottocenteschi abbiano intercettato questo livello, ma che non sia stato ben letto non essendoci in antico scavi scientifici.

Quello che ha sorpreso gli archeologi, il ritrovamento di una lunga iscrizione dedicatoria di oltre 4 metri, la più lunga epigrafe portata alla luce sino ad ora. I sette registri narrativi, pur non recando il nome del defunto, ne scandiscono con estrema precisione però le tappe fondamentali della sua vita privata e pubblica che vanno dall’acquisizione della toga virile alle nozze, fino alla descrizione delle attività munifiche che hanno accompagnato tali eventi: banchetti pubblici, organizzazione dei ludi gladiatoria e combattimenti contro le belve feroci. Questo famoso personaggio racconta sostanzialmente quello che ha fatto durante la sua vita, e ci troviamo davanti ad un elogio del defunto unico, perché a Pompei,fino ad ora, non è mai stato ritrovato nulla del genere. Sappiamo infatti che era solito elargire grandi banchetti sontuosi, addirittura allestendo 456 triclini e non pago di tutto questo sfarzo, organizzò anche uno spettacolo con 416 gladiatori. Un dato assolutamente eccezionale se consideriamo che, dalle iscrizioni rinvenute a Pompei, a combattere non sono mai più di 30 coppie di gladiatori. Qui invece siamo di fronte ad uno spettacolo gigantesco, paragonabile solo ai grandi ludi romani. Eventi quindi personali celebrati con grandi atti di munificenza, per acquisire prestigio e per promuovere la carriera politica.

Non è un caso infatti che l’illustre pompeiano, come riporta l’iscrizione, ricoprì la carica di duoviro. Grazie alla citazione di eventi topici della vita del defunto, apprendiamo anche notizie inedite ed interessanti su un fatto che all’epoca fece clamore, accaduto proprio a Pompei, la famosa rissa tra i cittadini locali e i Nocerini avvenuta all’anfiteatro. A raccontarci dell’episodio, lo storico Tacito (Ann. XIV, 17), che però non racconta proprio tutta la storia, mentre l’iscrizione ci da ulteriori dettagli fino ad ora sconosciuti. L’evento che richiamò l’intervento dell’imperatore Nerone, che da Roma incaricò il senato per far luce sui fatti, portò alla squalifica dell’anfiteatro per 10 anni, allo scioglimento delle associazioni illegali e all’arresto ed esilio dell’ex senatore di Roma Livineio Regulo e di quanti avevano istigato il fatto. Fin qui il passo di Tacito che però non è esplicito su altri importanti esili, quello dei due duoviri della città, i Pompeii, padre e figlio, che sappiamo dal monumento esser stati riportati a casa dal nostro illustre personaggio e che lui fa esplicitamente sapere nell’iscrizione. Inoltre fu così amato dai suoi concittadini che questi vollero attribuirgli il nominativo di PATRONUS, che lui rifiutò, come si fa in questi casi, perché troppo impegnativo e lui non ne era degno. Altri lo chiamarono addirittura PRINCEPS COLONIAE, titolo altrettanto interessante perché lo annovera al top della cittadinanza.

Chi è allora questo personaggio così amato e ben voluto? Quasi certamente il nome dell’illustre uomo di Pompei è Gneo Alleo Nigidio Maio, uno dei più grossi finanziatori di spettacoli con gladiatori che si svolgevano all’interno del più antico anfiteatro a noi pervenuto, quello di Pompei, ma anche figlio di schiavo, poi liberato che, grazie alla ricchezza accumulata ci illumina sui complessi rapporti di mobilità sociale della Pompei degli ultimi decenni prima del 79 d.C. Gneo Alleo sappiamo che fu anche un potente imprenditore edile, a lui apparteneva l’insula Arriana Polliana, l’insula dove è situata la casa di Pansa, di cui mette in affitto tabernae cum pergulis suis et caenacula equestria et domus, come riporta un’altra epigrafe dipinta davanti alla casa di Pansa nella Regio VI. Quest’iscrizione deve essere massimo del 78 d.C., perché diceva: “si fitta da luglio”, intendendo il luglio precedente alla data dell’eruzione. Gneo Alleo Nigidio Maio morì nel 78 d.C., fortunatamente non assistendo alla catastrofe che si abbatté sulla sua città.

Altro elemento emerso dall’analisi della tomba, la mancanza di una lastra superiore, che per motivi assolutamente fortunati è conservata al Museo Archeologico di Napoli. Questa lastra mostra scene con spettacoli di gladiatori e venationes, riportate incredibilmente anche nell’epigrafe dedicatoria del defunto e quindi, da analisi di comparazione, sembra plausibile che potesse appartenere alla parte superiore del monumento. Il rilievo ha dimensioni compatibili, lungo com’è circa 4 metri e risponderebbe bene nel tema al ruolo del defunto, quello di organizzatore di giochi. Il rilievo, scoperto negli anni ’40 del XIX secolo, fu rinvenuto fuori posto dal Soprintendente Avellino, proprio nell’area di porta Stabia, avvalorando di fatto anche la possibile collocazione originaria in quest’area della città.

Se l’identificazione col personaggio è corretta, siamo di fronte per la prima volta ad una presentazione ufficiale di un illustre uomo della città, noto al momento solo attraverso iscrizioni non ufficiali.

Pompei restituisce al mondo per la prima volta, un altro tassello inedito della sua storia, rivelandosi ancora una volta fonte di incredibili scoperte.

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Alessandra Randazzo

Studia Lettere Classiche presso il DICAM dell’Università di Messina. Ha ricoperto il ruolo di redattrice e social media manager per www.mediterraneoantico.it e attualmente per la testata Made in Pompei, inoltre è Ufficio Stampa per la società di videogames storici Entertainment Game Apps, Ltd.
Durante la carriera universitaria ha partecipato a numerose campagne di scavo e ricognizione presso siti siciliani e calabresi.
Per la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte Greca e Romana presso il sito dell’antica Finziade, Licata (AG) sotto la direzione del Prof. G.F. La Torre, febbraio-maggio 2012; per la cattedra di Topografia Antica presso Cetraro (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, luglio 2013; per la cattedra di Topografia Antica e Archeologia delle province romane presso il sito di Blanda Julia, scavi nel Foro, Tortora (Cs) sotto la direzione del Prof. F. Mollo, giugno 2016.
Ha inoltre partecipato ai corsi di:
“Tecnica Laser scanning applicata all’archeologia” in collaborazione con il CNR-IPCF di Messina, gennaio 2012;
Rilievo Archeologico manuale e strumentale presso l’area archeologica delle Mura di Rheghion – tratto Via Marina, aprile-maggio 2013;
Analisi e studio dei reperti archeologici “Dallo spot dating all’edizione”, maggio 2014; Geotecnologie applicate ai beni culturali, marzo-aprile 2016.
Collabora occasionalmente con l’ARCHEOPROS snc con cui ha partecipato alle campagne di scavo:
“La struttura fortificata di Serro di Tavola – Sant’Eufemia D’Aspromonte” sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) e della Dott.ssa M.M. Sica, 1-19 ottobre 2012;
Locri – Località Mannella, Tempio di Persefone sotto la direzione della Dott.ssa R. Agostino (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria), ottobre 2014;
Nel marzo 2014 ha preso infine parte al Progetto “Lavaggio materiali locresi” presso il cantiere Astaldi – loc. Moschetta, Locri (Rc) sotto la direzione della Dott.ssa M.M. Sica.

Collabora attualmente con la redazione di: www.osservarcheologia.eu

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