In occasione della prossima mostra al Museo archeologico di Napoli dal titolo “Amori divini”, Mediterraneoantico.it vuole dedicare una serie di articoli al racconto di alcune storie mitologiche famose che saranno proprio al centro dell’evento.
La mostra, tra gli obiettivi, avrà quello di esplorare la tensione tra alterità ed identità che caratterizza proprio un preciso gruppo di racconti come quello di Danae, Leda, Europa e Ganimede, Io, Dafne, Narciso ed Eco fino a quello complesso ed affascinante di Ermafrodito. Chi visiterà la mostra avrà occasione anche di ammirare una serie di capolavori provenienti da Pompei. La ricca selezione di oggetti comprende, oltre a numerose pitture parietali di soggetto mitologico, pannelli a mosaico, arredi in marmo e in bronzo, gemme e oggetti d’oreficeria, utensili in bronzo ed altri metalli.
Iniziamo questo percorso partendo dal Mito di Danae
Danae era la figlia del re Acrisio, sovrano di Argo, e della regina Euridice o secondo altri di Agarippe. Impossibilitato ad avere figli maschi, il re si rivolse ad un oracolo per avere un responso su questa situazione. L’oracolo gli disse che sarebbe stato spodestato dal figlio di sua figlia e da questi anche ucciso. Acrisio, per evitare questo infausto destino, decise di rinchiudere la figlia in una torre ma Zeus, invaghitosi della fanciulla, si tramutò in pioggia ed entrò nella torre unendosi a lei. Da questa unione nacque l’eroe Perseo.
Il sovrano quando venne a conoscenza di questo bambino e non volendo eliminare la propria discendenza, decise di abbandonare la figlia e il nipote in mare, all’interno di una cassa di legno. La cassa venne cullata dalle onde grazie all’intervento di Poseidone e su richiesta di Zeus, così i due non morirono e arrivarono incolumi sull’isola di Serifo dove vennero accolti da Ditti, fratello del re Polidette che allevò il piccolo Perseo fino ad età adulta. L’oracolo si avverò. Perseo dopo aver ucciso Medusa e salvato Andromeda, partecipò ai giochi funebri che Acrisio aveva dato in onore del fratello morto, ma non venne riconosciuto. Durante una gara di lancio del disco o del giavellotto, il giovane colpì il nonno che morì, facendo avverare così la profezia.
Il mito di Danae fu particolarmente caro ai pittori del Rinascimento tanto da produrre diverse raffigurazioni della giovane colta nell’atto dell’unione con il padre degli dei, Zeus.
Il richiamo colto del mito giustificava il soggetto fortemente sensuale e scandaloso che vedeva quasi sempre la giovane ritratta nuda pronta ad accogliere il suo amante. Altra simbologia che si può cogliere in questa rappresentazione, il forte legame tra ricchi committenti e giovani prostitute, infatti nell’iconografia, accanto alla fanciulla, spesso è raffigurata una vecchia mezzana che contratta il prezzo di vendita del corpo al migliore offerente. La scena in sè vuole essere, attraverso il mito, un’esaltazione massima della bellezza femminile ma anche in senso negativo la mercificazione di una donna dai facili costumi e la sua scalata verso l’alta società.
Nella versione di Tiziano, conservata al Museo del Prado, è rappresentata proprio una scena di prostituzione. “Danae” è stesa nuda sul letto con le gambe aperte pronta ad accogliere il suo amante divino mentre la vecchia, seduta accanto a lei, raccoglie i soldi della pioggia d’oro inviata da Zeus.
DANAE
Danae Acrisii et Aganippes filia. Huic fuit fatum, ut, quod peperisset Acrisium interficeret; quod timens Acrisius, eam in muro lapideo praeclusit. Iovis autem in imbrem aureum conversus cum Danae concubuit, ex quo compressu natus est Perseus. Quam pater ob stuprum inclusam in arca cum Perseo in mare deiecit. Ea voluntate Iovis delata est in insulam Seriphum, quam piscator Dictys cum invenisset, effracta ea vidit mulierem cum infante, quos ad regem Polydectem perduxit, qui eam in coniugio habuit et Perseum educavit in templo Minervae. Quod cum Acrisius rescisset eos ad Polydectem morari, repetitum eos profectus est; quo cum venisset, Polydectes pro eis deprecatus est, Perseus Acrisio avo suo fidem dedit se eum numquam interfecturum. Qui cum tempestate retineretur, Polydectes moritur; cui cum funebres ludos facerent, Perseus disco misso, quem ventus distulit in caput Acrisii, eum interfecit. Ita quod voluntate sua noluit, deorum factum est; sepulto autem eo Argos profectus est regnaque avita possedit.
Danae figlia di Acrisio e Aganippe. Secondo il destino ciò che l’avesse violata, avrebbe ucciso Acrisio; Acrisio temendo ciò la rinchiuse all’interno di una roccaforte di pietra. Ma Giove, tramutatosi in una pioggia d’oro, giacque con Danae, dalla cui unione nacque Perseo. Il padre, a causa dello stupro, la gettò in mare dentro una cassa con Perseo. Ella, per volontà di Giove, fu trasportata nell’isola di Serifo. Una volta spaccata quella cassa, avendola il pescatore Ditti trovata, vide la donna col bambino, li condusse dal re Polidette, che la sposò ed educò Perseo nel tempio di Minerva. Essendo Acrisio venuto a sapere ciò, che essi dimoravano presso Polidette, partì per richiederli indietro. Essendo lì giunto, Polidette intercedette a loro favore, Perseo promise a suo nonno Acrisio, che non lo avrebbe mai ucciso. Polidette morì, vendendo egli a trovarsi in mezzo ad una tempesta; venendo a lui dedicati dei giochi funebri, Perseo, lanciato un disco, che il vento deviò sulla testa di Acrisio, lo uccise. Così ciò che non avvenne per sua volontà, avvenne per volontà degli dèi. Ma una volta sepolto, partì per Argo ed ottenne dei regni in eredità.
Igino – Fabulae