Lo sperone sud occidentale del pianoro su cui sorge Pompei, rivolto alla valle del Sarno e al mare, è uno dei più importanti luoghi di culto di Pompei, occupato da un santuario monumentale, probabilmente del tipo a terrazze, già nella seconda metà del II secolo a.C. Soltanto nella prima età imperiale (prima metà del I secolo d.C.) tuttavia il complesso, dedicato a Venere, divinità protettrice della città e della navigazione, raggiunge il suo massimo sviluppo, con l’ampliamento dell’area sacra e il rifacimento del tempio, maestoso e imponente nelle sue ricche decorazioni marmoree.
Gravemente danneggiato dal terremoto del 62 d.C., il santuario era ancora in ricostruzione al momento dell’eruzione del 79 d.C.; tuttavia, l’importanza del culto era tale che, anche durante i lavori di ristrutturazione, le celebrazioni non vengono interrotte, ma spostate in un piccolo sacello provvisorio nel quale nel 1863 fu rinvenuta la celebre lucerna d’oro ora conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, forse dono dell’imperatore Nerone e di sua moglie Poppea al santuario.
Il santuario, inoltre, si trova in uno dei luoghi più importanti della città antica, caratterizzato dalla presenza di edifici pubblici e religiosi di primaria importanza come la Basilica, il settore meridionale del Foro, nonché uno degli accessi alla città, Porta Marina. Non da ultimo, si affaccia su un’area caratterizzata dalla presenza di horrea che si sviluppano ad arco lungo la cinta muraria della città. Sin dall’inizio del secolo scorso, l’area è stata oggetto di indagini prima del Maiuri e poi dal 2004 al 2007 di una equipe della Scuola di Specializzazione in archeologia di Matera diretta da Emmanuele Curti. Riallacciando gli scavi precedenti, da quest’anno il santuario è stato oggetto di studi di due Università americane che non solo hanno svolto scavi stratigrafici, ma hanno anche cominciato a studiare i materiali raccolti nelle campagne precedenti. Le strutture che oggi possiamo ammirare sono il prodotto di una serie di fasi costruttive che si sono avvicendate nel tempo e che hanno portato le due istituzioni americane ad indagare quelle che rappresentano, ad oggi, le fasi più antiche di II secolo a.C. anche se gli scavi 2004-2007 hanno rivelato l’esistenza di strutture preesistenti alla monumentalizzazione dell’area. Lo scopo, durante il corso di tre anni, tempo previsto per le campagne di indagini, sarà quello di definire la planimetria e la funzione di queste strutture, riaprendo anche alcuni saggi precedentemente indagati da Curti.
Fonte: Pompei Parco archeologico