La notizia del crollo della Schola Armaturarum avvenuta il 6 novembre 2010 ha paradossalmente trasformato l’immagine di Pompei. Due anni dopo, quell’episodio che non passò inosservato né in Italia né nel resto del mondo, ha portato alla creazione del Grande Progetto Pompei che ha inteso rafforzare l’efficacia delle azioni e degli interventi di tutela nell’area archeologica mediante l’elaborazione di un programma straordinario ed urgente di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro.
Il luogo che in antico si pensa essere stato sede di un’importante associazione militare, torna protagonista di ritrovamenti archeologici che gettano nuova luce sulla stratigrafia antica della città. Già dal 2016, la Schola è stata inserita nei lavori di recupero del GPP, il cui progetto prevede la realizzazione di coperture a protezione delle pareti originali, in corso di restauro da luglio e salvati dal bombardamento aereo che colpì Pompei nel 1943, con la possibilità di ricostruire in futuro le parti crollate dell’edificio, già non più originali dopo il disastro aereo.Ora, grazie agli scavi in corso da questa estate, novità sono emerse dall’indagine degli ambienti retrostanti della struttura, fino ad ora mai esplorati.
La felice scoperta riguarda il ritrovamento di anfore intatte che dovevano contenere olio, vino e salse di pesce, probabilmente un deposito, formato da quattordici esemplari immersi nel lapillo. Un’anfora in particolare, presenta iscrizioni dipinte in cui si leggono numeri, probabilmente indicanti i quantitativi e verosimilmente anche il prodotto contenuto. L’uso dell’ambiente come deposito sembra inoltre essere confermato anche da graffiti visibili su una delle pareti, che indicherebbero ulteriormente un’attività di stoccaggio. Al termine dello scavo previsto per dicembre, le anfore saranno ricollocate in situ nell’ambito del progetto “museo diffuso” che il Parco archeologico ha già adottato in diverse aree per ricontestualizzare i reperti nei luoghi di provenienza.
“Siamo contenti delle scoperte che stanno emergendo. – dichiara Massimo Osanna, Direttore del Parco archeologico – Pompei ha iniziato una nuova stagione, quella di una ricerca archeologica intensa e del prosieguo della conoscenza del sito. Dopo il suo recupero, attraverso le messe in sicurezza di tutte le sue Regiones, l’apertura di nuove domus restaurate, la restituzione alla fruizione di interi quartieri finora inaccessibili, grazie al recupero della percorribilità di quasi tutte le vie urbane, ci si può dedicare anche ad attività di scavo, che si affiancano alla manutenzione programmata e che consentiranno di fornire nuove ipotesi alla storia della vita quotidiana degli antichi, in alcuni casi dando risposta a quesiti irrisolti, come potrebbe essere per la Schola armatorarum”
L’edificio, posto su Via dell’Abbondanza all’angolo con il vicolo di Ifigenia (Regio III, Insula 3, civico 6), fu costruito pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. La Schola forse era sede di un’importante associazione militare, funzione tuttavia ancora non ben chiara, all’interno della quale si ipotizza avvenissero riunioni e attività ludiche tra i giovani pompeiani che si allenavano alla lotta e alle arti gladiatorie. Allo stesso tempo, viste le caratteristiche architettoniche, si ipotizza che l’edificio potesse fungere da deposito per le armi. Fino ad ora, l’unico ambiente portato alla luce nel 1915 da Vittorio Spinazzola era stato quello che si affacciava su via dell’Abbondanza. Lo scavo di questi nuovi ambienti, che rientra nel cantiere “Scavi e Ricerche”, ha come obiettivo di chiarire l’effettiva funzione della struttura, se deposito per armi o scuola di formazione della gioventù pompeiana.
Gli scavi però non si concentreranno solo nell’area della Schola, ma diversi cantieri sono già attivi in città. Uno di questi si trova nella Regio V, dove si sta indagando il cosiddetto “cuneo” (un’area di oltre 1000 mq nella zona posta tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone), dal quale ci si aspetta di portare alla luce nuove strutture e reperti. In quest’area, sul pianoro delle Regiones IV e V, sarà anche allestito un laboratorio di studio archeologico con funzione di deposito temporaneo per i reperti che emergeranno.
Anche il ministro Dario Franceschini è intervenuto non appena appresa la straordinaria notizia: “Pompei è il simbolo di una storia di riscatto. In questi anni è stato fatto un lavoro lungo e silenzioso e le possibilità di crescita sono ancora straordinarie. Superata l’emergenza sono adesso ripresi gli scavi nelle zone finora mai indagate. E, come vediamo, i risultati sono eccezionali”.