Arriva direttamente dal Museo dell’Acropoli di Atene una statua di Atena risalente al V sec a.C. a siglare la partnership tra il Museo Regionale Antonio Salinas di Palermo e il Museo dell’Acropoli. La consegna ufficiale avverrà mercoledì 9 febbraio alle ore 11:00 alla presenza della Ministra della Cultura e dello Sport della Grecia, Lina Mendoni, e del direttore del Museo ateniese, Nikolaos Stampolidis, dell’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, e del direttore del Museo Salinas, Caterina Greco. Per l’occasione sarà presente il Sottosegretario alla Cultura, senatrice Lucia Borgonzoni.

La statua rimarrà esposta al Salinas per quattro anni e fa parte di una stretta collaborazione voluta dall’Assessore Alberto Samonà con le autorità greche che ha previsto anche il ritorno ad Atene di un prezioso frammento del Partenone, conservato proprio nella capitale siciliana.

La statua (Akr. 3027) raffigura la dea Atena vestita con un peplo segnato da una cintura portata sulla vita. Indossa un’egida stretta disposta trasversalmente sul petto, originariamente decorata con una gorgone al centro, andata perduta. La figura sostiene il peso del proprio corpo sulla gamba destra, mentre con il braccio sinistro si appoggia probabilmente ad una lancia. La posa flessuosa e la resa morbida dell’abbigliamento sono tipiche dello stile attico dell’ultimo venticinquennio del V secolo a.C.

Statua di Atena del V sec a.C., ph. fornite allo Studio Esseci sas dagli Organizzatori dell’evento.

Oltre ad essa, il museo siciliano ha ricevuto anche un’anfora (1961 ΝΑΚ 196), integra e di grandi dimensioni, alta 41,5 cm, che è un importante esemplare della ceramica geometrica della prima metà dell’VIII sec a.C. Si tratta di un’anfora utilizzata come cinerario, rinvenuta nel 1961 nella tomba 5 scoperta presso le pendici meridionali dell’acropoli. Rappresenta una vaso tipico del Geometrico Medio II, con corpo ovoide, alto collo svasato che termina con l’orlo rivolto verso l’esterno, e due piccole anse verticali sulla spalla. La decorazione è in gran parte a vernice nera, con dei meandri sul collo e delle strisce parallele sulla parte inferiore del corpo.

Anfora geometrica del VIII sec a.C., ph. fornite allo Studio Esseci sas dagli Organizzatori dell’evento

Per quanto riguarda invece il frammento in marmo pentelico, è noto come “Reperto Fagan” e raffigura il piede o della Dea Peitho o di Artemide seduta in trono. Si trova a Palermo in quanto parte della collezione archeologica del console inglese Robert Fagan, alla sua morte, è stata acquistata dalla Regia Università di Palermo nel 1820. Più volte, tra il 2002 e il 2010, il Ministero Italiano dei Beni Culturali ha preso accordi con il Ministero Ellenico della Cultura senza però ottenere una effettiva restituzione del frammento.

Questo accordo testimonia quindi la volontà della Sicilia di restituire al Museo dell’Acropoli il fregio e sancisce la stretta collaborazione e intesa tra due prestigiose istituzioni museali.

“Il ritorno ad Atene di questo importante reperto del Partenone – sottolinea l’Assessore Alberto Samonà – va nella direzione della costruzione di un’Europa della Cultura che affonda le proprie radici nella nostra storia e nella nostra identità. […] L’accordo di collaborazione con il Museo dell’Acropoli di Atene ci permetterà, inoltre, di porre in essere iniziative culturali comuni di grande spessore e rilevanza internazionale che daranno la giusta visibilità alla nostra Regione”.

Inoltre, questa partnership viene sancita proprio poco più di tre mesi di distanza dalla Decisione del 29 settembre 2021 con cui la Commissione Intergovernativa dell’UNESCO per la Promozione della Restituzione dei Beni Culturali ai Paesi d’Origine (ICPRCP) ha richiamato il Regno Unito perché dialogasse con la Grecia per la restituzione delle sculture del Partenone conservate al British Museum dal 1984.

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Mara Zoppi

Appassionata fin da piccola alla storia e all’archeologia, dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere – curriculum Scienze dell’Antichità – presso l’Università degli Studi di Milano, laureandosi nel 2019 con una tesi di carattere archeologico-egittologico dal titolo Imhotep scriba e medico: dall’Egitto del III millennio a.C. ad oggi. Si iscrive successivamente alla facoltà di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano dove si laurea nel 2021 con votazione 110/110 e lode sviluppando una tesi in ambito egittologico dal titolo La Casa della Vita nell’Egitto Antico: luoghi, riti, funzionari.

Ha partecipato a due laboratori di scavo archeologico: il primo sul sito di Urvinum Hortense a Collemancio di Cannara (PG) di epoca romana con l’Università degli Studi di Perugia; successivamente sul sito archeologico di Nora (Pula, CA) nella sezione competente all’Università degli Studi di Milano, quindi di epoca romana, contribuendo anche alle operazioni di post-scavo.

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