I sacrifici umani nell’antica Roma

Da sempre nella storia i sacrifici (specie quelle umani) sono serviti per placare le ire di una divinità o per propiziarsene il favore, specie se  "costretti" da un pericolo incombente, come la minaccia di un fenomeno naturale o una guerra. Molti e diffusi gli esempi che si potrebbero annoverare per suffragarne valore e significato sacrale: la civiltà hittita, ad esempio, può essere annoverata tra quelle che, nell'ambito di un rito propiziatorio e purificatore, effettuava sacrifici umani.

La chioma di Berenice: il mito, la storia e l’opera

Passeggiando sotto un cielo stellato, oppure sdraiati su un plaid a contemplare le stelle, abbiamo tutti ammirato l’immensità del cielo e il suo sconfinato splendore senza sapere, probabilmente, che molte delle costellazioni che illuminano il firmamento narrano una storia, un mito, una leggenda. Probabilmente non vi siete mai soffermati a fissare la piccola costellazione a cui è agganciata la bellissima storia d’amore che sto per narrarvi, ma di sicuro avrete visto le sue stelle senza sapere che avevano un nome e una storia. Quello che sto per proporvi è uno dei racconti più romantici e commoventi che ci è stato tramandato dall’antichità e ci porta in Egitto, al tempo in cui, nel III secolo a.C., Le Due Terre erano governate da Tolomeo III Evergete e sua moglie Berenice II. Sono proprio i due sovrani i protagonisti della nostra storia!

L’insegnamento di Onkhsheshonqy

Questo testo è conservato dal papiro demotico del British Museum n° 10508, della tarda età tolemaica. La redazione originaria risale però al V-IV secolo a.C. Vi si distinguono due parti: la prima, che introduce le istruzioni di saggezza, ha forma narrativa e non manca di inquadramento storico. Le prime cinque pagine, infatti, ci raccontano la storia di Onkhsheshonqy, che fu imprigionato per aver udito di un complotto contro il Faraone e non averlo riferito. La seconda parte, pp. 6-28, comprende le istruzioni, scritte in versi di diversa lunghezza, in uno stile assai ricercato, che impiega il parallelismo dei membri e un ampio vocabolario. Esse sono divise in capitoli, secondo le prime parole di ogni massima.

Il Decreto di Canopo

Il decreto è stato emesso a Canopo nel 238 a.C., sotto Tolomeo III Evergete I e la moglie Berenice II. Il preambolo iniziale, più breve che non negli altri decreti, loda la pietà della coppia regale e i benefici da essa accordati ai templi; in particolare, vengono ricordate la campagna asiatica che ha portato al recupero delle statue sacre depredate a suo tempo dai Persiani e le misure prese per alleviare le conseguenze di un periodo di carestia dovuto alla crescita insufficiente della piena del Nilo. La parte principale del decreto riguarda, invece, tre provvedimenti: il primo concerne l’aumento a cinque del numero delle tribù sacerdotali, con l’aggiunta di una nuova tribù dedicata agli “Dei Evergeti”, ossia proprio a Tolomeo III e Berenice II; il secondo è la ben nota riforma del calendario, con l’introduzione dell’anno bisestile, ogni quattro anni; e infine l’istituzione di un culto particolare per la defunta principessa Berenice.

L’Epopea di Gilgamesh

L'Epopea di Gilgamesh. Si tratta della più ampia e complessa tra le opere letterarie tramandateci dagli Assiri-Babilonesi. Composta in origine da circa tremila versi (quelli conservati sono poco più di duemila), essa supera di molto l’altra grande composizione giuntaci, l’Enuma Elish, che conta solo un migliaio di versi. È concordemente ritenuta dagli studiosi la prima vera epopea dell’umanità. Secondo il parere del grande assiriologo Giovanni Pettinato, essa è “paragonabile per ampiezza di respiro, per forte drammaticità e profonda maturità, alle grandi composizioni divenute patrimonio di tutte le genti, quali l’Iliade e l’Odissea di Omero, la Divina Commedia di Dante e il Faust di Goethe”.

La Chimera ed il mito di Bellerofonte

Ad Arezzo, nel lontano novembre 1553, nel corso di lavori per la costruzione di fortificazioni medicee in zona Porta San Lorentino, alla periferia della...