Tempio di Dendur: il Metropolitan Museum of Art festeggia il suo...
© Metropolitan Museum of Art
Al Metropolitan Museum of Art di New York si celebra il 50° anniversario della donazione del tempio nubiano di Dendur...
Sarcofagi riciclati dall’Antico Egitto
Una sorprendente ricerca su alcuni pezzi in catalogo del Fitzwilliam Museum di Cambridge, rivela che i sarcofagi dell’antico Egitto potevano essere modificati con inserti...
Di un volumetto di Ippolito Rosellini
Nel volumetto "Un Bassorilievo-Egiziano nella Galleria di Firenze", edito nel 1826, Ippolito Rosellini affrontò la traduzione del testo di un bassorilievo policromo proveniente dalla tomba di Ptahmose a Menfi (XIX dinastia). Il bassorilievo presenta due sposi seduti che ricevono adorazione e offerte da parte dei figli. Il soggetto del reperto fu anche il motivo che portò Rosellini a scrivere il volumetto: un dono nunziale.
Il banchetto in Etruria
La calda luce delle fiaccole, il gioco di luci e ombre sulle pareti decorate e adorne di ghirlande, il suono dolce dell’aulós, il crepitio del fuoco, il profumo delle carni arrostite, le voci dei commensali, l’aroma inebriante del vino, i colori delle vesti leggere delle danzatrici: ai nostri occhi si svelano i dettagli della vivace atmosfera che animava banchetti e simposi nel mondo antico. Proprio come si procede in una ricetta che prevede ingredienti sapientemente miscelati, anche in questo caso lo studio della cultura materiale, aggiunto ad un pizzico di dettagli tratti dalle fonti letterarie, sono gli elementi principali per poter ricostruire e rivivere le cerimonie del passato.
Figurina femminile con Bastet
Questo reperto in bronzo con la superficie parzialmente corrosa e le gambe spezzate all’altezza delle caviglie, rappresenta una donna in piedi nell’atto di incedere, che tiene la dea Bastet su una spalla reggendola con entrambe le braccia.
Dal Museo Salinas ad altre prestigiose sedi museali: l’indagine (quasi) conclusiva...
Lo scorso settembre 2018 vi avevamo iniziato a raccontare la storia della Pieta di Palermo, il più antico annale regale della civiltà del Nilo, ossia un’iscrizione che contiene i nomi dei faraoni, e i principali eventi succedutisi nei loro regni, dagli inizi della storia egiziana fino alla metà della V dinastia, dunque un arco cronologico vastissimo che abbraccia circa 700 anni. La Pietra, che è il più grande di 7 frammenti conservati al Museo Egizio del Cairo (5 frammenti) e al Petrie Museum di Londra (1 frammento), è attualmente conservata al museo archeologico regionale Antonino Salinas di Palermo, dove arrivò, come donazione, nel 1877 ad opera dell’avvocato Palermitano Ferdinando Gaudiano.