Il Decreto di Canopo
Il decreto è stato emesso a Canopo nel 238 a.C., sotto Tolomeo III Evergete I e la moglie Berenice II.
Il preambolo iniziale, più breve che non negli altri decreti, loda la pietà della coppia regale e i benefici da
essa accordati ai templi; in particolare, vengono ricordate la campagna asiatica che ha portato al recupero
delle statue sacre depredate a suo tempo dai Persiani e le misure prese per alleviare le conseguenze di un
periodo di carestia dovuto alla crescita insufficiente della piena del Nilo. La parte principale del decreto
riguarda, invece, tre provvedimenti: il primo concerne l’aumento a cinque del numero delle tribù sacerdotali,
con l’aggiunta di una nuova tribù dedicata agli “Dei Evergeti”, ossia proprio a Tolomeo III e Berenice II; il
secondo è la ben nota riforma del calendario, con l’introduzione dell’anno bisestile, ogni quattro anni; e
infine l’istituzione di un culto particolare per la defunta principessa Berenice.
L’Epopea di Gilgamesh
L'Epopea di Gilgamesh. Si tratta della più ampia e complessa tra le opere letterarie tramandateci dagli Assiri-Babilonesi. Composta in
origine da circa tremila versi (quelli conservati sono poco più di duemila), essa supera di molto l’altra grande
composizione giuntaci, l’Enuma Elish, che conta solo un migliaio di versi.
È concordemente ritenuta dagli studiosi la prima vera epopea dell’umanità. Secondo il parere del grande assiriologo
Giovanni Pettinato, essa è “paragonabile per ampiezza di respiro, per forte drammaticità e profonda maturità, alle
grandi composizioni divenute patrimonio di tutte le genti, quali l’Iliade e l’Odissea di Omero, la Divina Commedia
di Dante e il Faust di Goethe”.
Il Papiro dell’Adozione
Il papiro proviene dalla città medio-egiziana di Sepermeru, a sud di Herakleopolis Magna, il cui dio principale era Seth. Questo documento legale è diviso in due parti, ognuno cominciante con una propria data e terminante con una propria lista di testimoni. La prima parte è datata al giorno dell’assunzione al trono di Ramesse XI e la seconda all’anno XVIII dello stesso faraone. Le due parti, tuttavia, sono state scritte in un’unica sessione, essendo la grafia identica per tutto il papiro. Scopo del documento è quello di assicurare l’intera proprietà di Nebnefer alla propria moglie Nanefer (il nome compare anche come Rennefer), così che lei possa disporne a suo piacimento.
La stele di Gaio Cornelio Gallo da File
La figura di Gaio Cornelio Gallo è stata quasi ignorata, quando non infamata, dagli storici antichi e
moderni, nonostante presenti aspetti non meno interessanti di altri personaggi dell’epoca, per le cui gesta
sono stati versati fiumi di inchiostro.
Gaio Cornelio, chiamato Gallo perché nato a Forum Iulii, colonia navale nella Gallia Narbonense,
l’odierna Frejus (per altri si tratterebbe invece di Forum Iulii Iriensium, ossia di Voghera, nella Gallia
Cisalpina1), verso il 70/69 a.C., era stato un fine letterato, creatore, insieme con Catullo, di una scuola di
poeti che si erano chiamati novi. Essi, attingendo a temi della poesia greca alessandrina, avevano
perfezionato un genere originale, l’elegia, dove si esprimevano in forme studiate e raffinatissime i sentimenti
più intimi ed appassionati dell’amore.
Vita di Aaron. Un viaggio nell’estremo sud dell’Egitto
Questo testo – noto anche, impropriamente, come Storia dei monaci presso Siene o con titoli simili - è il resoconto di un viaggio compiuto da un certo Papnute (o Paphnutius, papnoute) fra i monaci dell’estremo sud dell’Egitto per darne notizia ai fratelli del nord. Da un punto di vista letterario, il testo è basato sul sistema dei racconti ad incastro, nel quale cioè si riportano parole di una persona, la quale racconta a sua volta di un’altra persona, la quale riferisce di una terza e così via. Capita spesso che un discorso, iniziato alla terza persona, come racconto indiretto, passi alla prima persona, diventando diretto, magari solo per poche frasi, e poi torni alla terza persona, senza alcuna segnalazione per il lettore (tranne rari casi).
La letteratura ieratica
Questa piccola ricerca è rivolta a coloro che desiderano accostarsi alle scritture ieratiche.
Condicio sine qua non è naturalmente il possedere già una sufficiente conoscenza dei geroglifici e
dei relativi sistemi di scrittura. Chi volesse addentrarsi allo studio dello ieratico si troverà
inizialmente di fronte ad una estrema difficoltà nella lettura, dovuta come si vedrà nel prosieguo, al
fatto che i segni ieratici – peraltro numerosissimi - non rispettano i rigidi canoni di stesura dei segni
geroglifici.