A Bayt Ras, nel nord della Giordania, un team di archeologi francesi ha rinvenuto una tomba di epoca romana risalente al 122 d.C.
L’eccezionalità della scoperta, segnalata dal giornale Le Figaro, sta negli affreschi che decorano il sepolcro, i quali hanno resistito molto bene all’ineluttabilità del tempo.
Il complesso, ampio cinquantadue metri quadrati, presenta due stanze in una struttura a ipogeo (ovvero costruzioni sotterranee che possono essere artificiali, naturali, oppure miste se l’uomo ha riadattato delle cavità già presenti in natura. Gli usi sono vari, dai sepolcri, come in questo caso, ai mitrei fino alle fognature, per esempio).
Il sepolcro di Bayt Ras si trova vicinissimo a un’altra tomba scoperta nel 1972 e non ancora aperta al pubblico.
Il sarcofago rinvenuto all’interno e decorato con due teste di leone reca il nome del proprietario, secondo una delle ipotesi proprio il fondatore della città.
Gli archeologi hanno notato che alcuni affreschi rappresentano la fondazione dell’antica città di Capitolias, ovvero l’odierna Bayt Ras, nel Governatorato di Irbid.
Capitolias, il cui nome è un omaggio a Giove Capitolino si trovava a est del fiume Giordano ed è stata fondata nel II secolo d.C., tra il 97 e il 98, cioè tra l’epoca di Nerva (imperatore dal 96 al 98) e quella di Traiano (98-117).
Purtroppo, dal punto di vista archeologico, sono poche le tracce pervenute fino a noi, come l’antico teatro romano che, ad oggi, è l’edificio principale conservatosi nel sito.
Tra le fonti in cui è menzionata Capitolias possiamo ricordare la Naturalis Historia (pubblicata nel 77) di Plinio il Vecchio (morto nel 79 durante l’eruzione del Vesuvio).
Proprio Plinio la annovera nel gruppo denominato “Decapolis”, cioè dieci città di cultura ellenistica situate ai confini dell’Impero Romano, nei territori che oggi si trovano tra Siria, Israele e Giordania.
Gli affreschi del sepolcro di Bayt Ras mostrano anche il favore di Dioniso nei confronti della città e dei suoi abitanti, oltre scene che narrano la vita quotidiana, il lavoro nei campi e i riti religiosi degli abitanti di Capitolias.
Julien Aliquot, del Laboratorio HISOMA (Histoire et Sources des Mondes Antiques) ha precisato che in uno degli affreschi principali della tomba vi sono circa 260 figure. Vi sono, inoltre, 60 iscrizioni redatte in aramaico, ma usando l’alfabeto greco e ciò rende la scoperta ancora più interessante, dal momento che un tale sincretismo tra queste due lingue è un fenomeno più unico che raro.
Per avere i risultati definitivi degli studi sul sepolcro, però, bisognerà attendere il gennaio 2019, quando verranno presentati in occasione del XIV Convegno Internazionale sulla Storia e l’Archeologia della Giordania che si terrà a Firenze.