Nell’era delle mail e delle chat parlare di posta sembra quasi roba da “preistoria”, ma se si torna attentamente indietro nel tempo scopriamo che i Romani avevano la nostra stessa esigenza di scrivere e comunicare.
L’unico neo? Diciamo che la tempistica era forse un po’ lenta, ma il servizio poste era sicuramente uno dei fiori all’occhiello dell’impero romano. La mostra “De itinere epistulae. La storia della posta nell’antica Roma tra la via Aemilia e la Postumia” organizzata dal Museo dei Tasso, parte da uno studio che Valeria Menichini e Sergio Leali del Circolo Filatelico Numismatico Banino hanno fatto sulla storia della posta nell’antica Roma. La ricerca dei due storici ha portato a conoscere molte notizie sul sistema di cursus publicus dell’impero, sulla scrittura e su un tratto di viabilità romana tra le città di Pavia e Mantova. Valeria Menichini racconta che “I Romani scrivevano tanto, viaggiavano tanto e documentavano tutti gli aspetti della propria vita. Abbiamo potuto ricostruire i calamai, gli stili, i papiri e la pergamena”. Ma quando venne
organizzato questo servizio di posta? Le fonti storiche ci informano che fu Augusto ad organizzare il servizio e Svetonio racconta ancora che l’imperatore : « Affinché si potesse facilmente e più rapidamente annunciargli e portare a sua conoscenza ciò che succedeva in ciascuna provincia, fece piazzare, di distanza in distanza, sulle strade strategiche, dapprima dei giovani a piccoli intervalli, poi delle vetture. Il secondo procedimento gli parve più pratico, perché lo stesso portatore del dispaccio faceva tutto il tragitto e si poteva, inoltre, interrogarlo in caso di bisogno. » (Svetonio, Augusto,49) Il cursus publicus funzionava grazie a delle stazioni di tappa chiamate mansiones e mutationes che erano collocate lungo il percorso stradale romano. Lo scopo era quello di permettere ai funzionari incaricati della missione di poter riposare, come in una sorta di Motel, e di poter cambiare e rifocillare i cavalli. Nei secoli questo servizio divenne strategico per i collegamenti all’interno dell’impero e per l’amministrazione delle province, garantendo così la circolazione delle “notizie” di stato e delle imposte esatte. Non era accessibile ai privati cittadini, l’utilizzo era esclusivamente riservato a funzioni legate all’amministrazione e gestione imperiale, infatti i militari e i funzionari inviati, per poter usufruire dei servizi di sosta e di rimessa dei cavalli dovevano avere un documento ufficiale dell’imperatore, una sorta di garanzia contro eventuali manomissioni. Non fu raro infatti trovare dei falsi attestati, tanto che alcuni imperatori dovettero legiferare contro questo traffico praticato da alcuni governatori di provincia. L’obiettivo della mostra non può che essere un focus sul cursus publicus e in modo particolare su un preciso arco cronologico che va dalla fondazione di Piacenza nel 218 a.C. fino all’editto di Milano nel 313 d.C., in un tratto di viabilità romana specifica localizzata nella Pianura Padana. Conoscere le strade per chi partiva in missione era sicuramente importante e i Romani per i loro viaggi si servivano di carte su papiro o pergamena da arrotolare, le cosiddette tabulae.
Di particolare importanza è giunta fino a noi una copia di epoca medievale di una rappresentazione di III-IVsecolo, studiata nel Cinquecento dall’austriaco Peutinger, oggi conservata a Vienna e conosciuta come Tabula Peutingeriana, di cui una copia si trova esposta in mostra. Si tratta di una sorta di carta stradale ante litteram di oltre 6 metri di lunghezza che poteva essere arrotolata e consultata. Questa infatti indica strade, città e luoghi di sosta con le distanze in miglia da un luogo all’altro in un senso dello spazio assolutamente stravolto, ignorando quasi i mari per poter così includere nella fascia lunga e stretta le terre dell’impero da est a ovest. Sergio Leali dice: “si tratta di una meravigliosa quanto strana carta geografica risalente a circa il 300 d.C., in cui possiamo mettere a dura prova il nostro senso dell’orientamento”. Il percorso espositivo è un viaggio, così come quello dei Romani, alla ricerca del passato e della nostra storia; una storia non distante, che ci mette a conoscenza di un servizio, quello postale, che seppur in modo diverso ci permette ancora oggi di restare in contatto con il mondo circostante.
La mostra è visitabile dal 14 maggio al 30 luglio 2016 presso la Sala Mercatorum del Museo dei Tasso e della Storia postale (Portici di Cornello, Camerata Cornello –Bg-) http://www.museodeitasso.com/museodeitasso/opencms/it/