Tra gli otto cantieri che dalla primavera 2017 sono sparpagliati per la città di Pompei, vi è anche quello della Sapienza di Roma che ha come oggetto di indagine l’area del Tempio di Giove, nel Foro della città. Il tempio, dedicato alla massima divinità del pantheon romano, domina il lato settentrionale della pizza pubblica e risale al II sec. a.C. Presenta un alto podio, con scala d’accesso sulla fronte, sul quale s’innalza la cella: questa, preceduta da colonne e tripartita da colonnati a due ordini, custodiva una statua di Giove, della quale resta la testa, di età sillana (80 a.C. circa), periodo in cui l’edificio è trasformato in Capitolium e dedicato al culto della ‘Triade Capitolina’ (Giove, Giunone, Minerva).
Il pavimento della cella, come nel tempio di Apollo, era a rombi di pietra policromi, disposti ad imitazione di cubi prospettici (opus scutulatum). Il podio fu restaurato in età tiberiana (14-37 d.C.), quando pure fu sostituito il grande altare posto nel Foro in asse col tempio. Le indagini scientifiche, guidate dal professore Enzo Lippolis del dipartimento di Scienze dell’antichità Università La Sapienza di Roma, stanno cercando di identificare la storia di questo edificio che si connota come pubblico e di carattere cultuale. Inizialmente, nel tempio si venerava solo Giove, poi l’edificio ospitò il culto della triade Capitolina e di conseguenza cambiarono i rituali, la storia del tempio e il rapporto tra tempio e città, tutti interrogativi che gli scavi stanno cercando di risolvere.
I lavori hanno precedentemente portato ad uno studio dell’architettura dell’edificio e dei documenti della storia dello scavo, ora si concentrano nell’identificazione degli strati più antichi prima dell’eruzione del 79 d.C. I livelli precedenti, rispetto a quelli che i visitatori di Pompei ammirano ogni giorno, stanno uscendo al di sotto dei piani di frequentazione dell’ultima fase coperta dai lapilli e dalle pomici, rivelando una serie di strutture, rasate e abbattute, di costruzioni che erano state eliminate per fare posto a questo imponente edificio di culto. Lo scavo, di conseguenza, permette di mostrare una storia inedita fatta dall’evolversi dello sviluppo sociale dell’attività religiosa.
Tra le evidenze più significative, è emersa una struttura rettangolare che probabilmente viene a costituire la fase più antica del culto dedicato a Giove, oppure del primo culto che si sviluppò in quest’area della piazza proprio sul bordo settentrionale. La struttura era in calcestruzzo e in origine foderata in blocchi di pietra squadrata, successivamente rasata, per la stesura delle lastre della pavimentazione che in parte poi coprono la superficie visibile al pubblico. Da questo livello, si sfogliano come in un libro, le fasi antiche della città, costituite, almeno in questa zona, da una struttura semplice che si identifica con la storia iniziale del culto e per questo, particolarmente importante per lo studio futuro.