Vindolanda, situata a metà strada tra la foce del fiume Solway e quella del Tyne, fu un forte Romano in Britannia a sud della linea del Vallo di Adriano che però è di epoca posteriore. Il forte fu costruito in legno prima del 90 d.C. e occupato dalla cohors I Tungrotum, successivamente invece venne occupato dalla cohors VIII Batavorum fra il 95 e il 105 d.C. Intorno alla metà del II secolo venne ricostruito in pietra e dal III secolo in poi divenne base per lo stanziamento della cohors IV Gallorum.
Nel periodo che va dalla ritirata delle truppe romane dalla Scozia e la costruzione del Vallo di Adriano, Vindolanda fu un sito strategico della frontiera romana proprio per la posizione tra i due punti chiave di Solway e Tyne, oggi Stanegate. Le scoperte degli archeologi nel forte furono e tutt’oggi sono straordinarie perché ci restituiscono uno spaccato di vita militare assolutamente unico e decisamente privato. I resti delle fasi in legno del forte si sono ben conservati grazie al clima particolarmente umido ma il ritrovamento più importante in questi anni è costituito dai documenti e dalla corrispondenza dei soldati al fronte con i propri cari su sottili tavolette in legno appositamente preparate per lo scopo scrittorio. Al momento solo l’8% del sito è stato indagato, ma sono già venuti alla luce oltre mille testi relativi al periodo di occupazione del forte tra il 90 e il 120 d.C.
I testi ritrovati variano; da piccoli frammenti di lettere si passa a documenti lunghi con oltre 45 linee di testo scritto e così di diversa tipologia sono anche i contenuti che per lo più riguardano la corrispondenza pubblica e privata dell’esercito. Vi sono anche i rapporti giornalieri degli ufficiali al prefetto, e in particolare un pridianum cioè il rapporto ufficiale della cohors I Tungrorum, ovvero delle liste di provviste varie consegnate ai diversi membri della guarnigione ma anche lettere tra i soldati e le mogli lontane o le famiglie. Questo corpus di documenti, ad oggi il più antico archivio di lettere della Gran Bretagna, ci illumina sulla vita nei limes dell’impero e sulla tipologia di linguaggio dell’esercito romano alla fine del I secolo d.C. Ma le sorprese non finisco.
È di poche settimane fa la scoperta di altre tavolette una delle quali firmata dal soldato Masclus, già noto da altri ritrovamenti, dove chiedeva rifornimenti di birra ai propri uomini e che ora scrive di voler essere congedato dopo anni di servizio. Le scoperte più importanti di Vindolanda si devono dal 1992 ad oggi a Robin Birley, archeologo e direttore degli scavi, mentre il figlio Andrew, seguendo le orme del padre, ha sempre sperato che ancora ci fosse qualcosa di maggiormente sorprendente. A fine giugno quel sogno di ragazzo, quando accompagnava il padre a lavoro, è divenuto realtà. Adesso è lui il direttore dello scavo e il suo team ha recuperato 25 tavolette di quercia e betulla conservate in buono stato e pronte per essere decifrate grazie alle moderne tecnologie. I documenti in legno erano disposti in un tratto di quattro metri e posizionati in profondità, anche questi ben conservati per via del clima fortemente umido.
L’esame iniziale, aspettando quelli più specifici a infrarossi e poi il lavoro di varie equipe per l’analisi del testo, ha mostrato che alcune delle missive erano firmate tutte dallo stesso personaggio già noto, Masclus, che nei ritrovamenti passati dava informazioni sul rifornimento dell’esercito chiedendo aiuto ai suoi superiori. Rispetto alle tavolette di betulla, quelle di quercia sono meglio leggibili e ben conservate, e riportano messaggi personali sempre pertinenti alla corrispondenza personale dei soldati con i propri cari. Tutte le tavolette trovate negli anni sono oggi conservate al British Museum e hanno così entusiasmato gli esperti tanto da definire i ritrovamenti di Vindolanda come il tesoro archeologico più importante della Gran Bretagna, per certi versi ancora più prezioso delle tavolette di Bloomberg trovate a Londra, proprio perché le lettere dei soldati sono spaccati di vita assolutamente unici, privati che ci fanno capire le dinamiche di vita ai confini dell’impero e forse far conoscere personaggi chiave della storia della Britannia romana ancora sconosciuta.